È arrivata. Attesa, temuta, e peggio di quanto ci si potesse aspettare. La lettera firmata da Donald Trump e indirizzata alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen segna l’inizio ufficiale di una nuova guerra commerciale tra Stati Uniti e Unione europea. A partire dal 1° agosto, l’amministrazione americana imporrà dazi del 30% su tutte le merci in arrivo dall’Ue. E non è tutto. Se Bruxelles dovesse reagire, ogni misura di ritorsione si “sommerebbe” alla tariffa base, portando i dazi fino a soglie del 60% o oltre.
Una mossa senza precedenti. La stretta commerciale colpisce anche il Messico, destinatario di un’analoga lettera pubblicata sulla piattaforma Truth, dove il presidente ha diffuso in tempo reale i testi ufficiali. Anche con il suo vicino, come con l’Europa, Trump minaccia di raddoppiare i dazi in caso di risposta simmetrica da parte dei partner.
Una lettera di fuoco: ecco il testo integrale
Il testo è un misto di minaccia e offerta condizionata. “Se desiderate aprire i vostri mercati commerciali agli Stati Uniti ed eliminare le vostre barriere tariffarie e non tariffarie, potremmo valutare una modifica a questa lettera“, scrive Trump a von der Leyen. E ancora: “Non ci saranno tariffe se le aziende europee decideranno di spostare la produzione negli Stati Uniti“.
Un approccio che sembra voler riscrivere unilateralmente le regole del commercio internazionale: o si gioca secondo le condizioni di Washington, oppure si paga. Il tutto nel nome della strategia di Trump che punta a rafforzare il consenso interno a colpi di protezionismo e rilancio del “made in USA”.
Cosa rischia l’Europa
L’impatto sull’economia europea potrebbe essere devastante. L’Unione europea esporta ogni anno negli Stati Uniti beni per un valore superiore ai 500 miliardi di euro, tra cui automobili, macchinari, prodotti farmaceutici, moda e agroalimentare. L’introduzione di dazi al 30% metterebbe a serio rischio la competitività delle imprese europee, penalizzando in particolare Italia e Germania, i due Paesi più esposti verso il mercato statunitense.
Secondo recenti dati, il danno potenziale per l’Italia potrebbe sfiorare i 12 miliardi di euro all’anno, colpendo settori chiave come la meccanica, l’alimentare e il lusso, da sempre protagonisti dell’export nazionale.
La mossa di Trump rischia di avere un impatto immediato anche sui mercati finanziari. Gli analisti prevedono una reazione negativa già all’apertura di lunedì, soprattutto per i titoli dei comparti automotive e moda, entrambi fortemente dipendenti dalle esportazioni verso gli Stati Uniti.
A Bruxelles, la Commissione europea sta valutando le possibili contromisure, ma la situazione è estremamente delicata. Una risposta diretta potrebbe alimentare un’escalation commerciale difficile da contenere, trasformando il confronto in una vera e propria crisi economica globale.
Intanto, da Washington arriva un’apertura condizionata. Trump scrive che le tariffe “potrebbero essere riviste al ribasso” se l’Europa accetterà di liberalizzare maggiormente i propri mercati. Un messaggio che suona più come un ricatto che come un invito al dialogo.