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CR7 e la partita dei fondi di investimento esteri nel calcio

Fifa

Il 16 luglio 2018 Cristiano Ronaldo è ufficialmente arrivato a Torino dove si è sottoposto alle visite mediche obbligatorie prima degli allenamenti con i nuovi compagni di squadra alla Juventus. Il clamore suscitato dall’acquisto del portoghese cinque volte Pallone d’Oro non è risuonato solo in Italia tra i tifosi della Vecchia Signora e non, ma l’eco si è estesa lungo direttrici che prima non seguiva, come il mercato asiatico.

Sicuramente il colpo segnato da Andrea Agnelli per l’affaire CR7 ha superato i livelli delle contrattazioni mai viste in Italia e per questo ha attratto l’interesse dei fondi di investimento extra europei dove la Juventus non registrava un ampio seguito. In generale, infatti, i risultati dello Stoxx Europe Football, mostrano che l’indice attivo dal 2002 e che segue le performance di 22 squadre di calcio quotate in Borsa, negli ultimi cinque anni è cresciuto del 25% per l’interesse che ha suscitato sulle istituzioni finanziarie che hanno pensato di investirvi il proprio denaro per averne un ritorno. Soprattutto, i fondi hanno iniziato ad aprire agli investimenti nel calcio perché rappresenta un modo alternativo di diversificazione del rischio.

 “Questa può essere un’opportunità perché c’è un ampio spazio per aumentare i ricavi là dove ora siamo più deboli. Mi riferisco agli introiti del match day, dove siamo carenti anche per la storica mancanza di stadi di proprietà: i ricavi medi per spettatore in Italia sono la metà di quelli della premier League. Non solo: rispetto a spagnoli e inglesi, siamo poi indietro sulle vendite dei diritti tv sul mercato internazionale. Ma ripeto: siccome i brand di squadre come Juventus, Milan e Inter sono ancora attrattivi a livello internazionale, i fondi di investimento e le società finanziarie sarebbero molto interessati a investire di fronte a progetti credibili”, ha spiegato Luca Petrone, partner di Deloitte Italia, intervistato da La Repubblica.

I numeri del club piemontese sono stati vertiginosi: la Juventus ha pagato 100 milioni di euro al Real Madrid per avere Ronaldo che gli costerà in totale 86 milioni all’anno, il valore delle azioni del team è cresciuto di 210 milioni nei giorni precedenti la stipula del contratto, i follower su Instagram della pagina del club di Torino sono aumentati di oltre un milione, mentre quelli della pagina Facebook sono cresciuti di 500.000 like e l’account Twitter ha guadagnato 1 milione di seguaci. Probabilmente, quindi, la Juventus ha pagato meno di quanto riceverà da Cristiano Ronaldo in termini di potenziali vittorie, sponsor, merchandising, biglietti delle partite e ritorno di immagine.

Questo perché il calcio ha travalicato i confini dello sport, diventando spettacolo e intrattenimento: “L’interesse degli investitori internazionali verso il calcio europeo è una tendenza in crescita. E riguarda tutto quanto si muove attorno a un club: possono finanziare la costruzione di uno stadio, così come cartolarizzare i diritti televisivi o gli introiti garantiti dalla partecipazione a una competizione internazionale. Così come possono lavorare per la ristrutturazione del debito. Il mondo del calcio ha subito una grande trasformazione, i conti economici di queste società sono in evoluzione e avranno bisogno di essere accompagnati adeguatamente da finanza strutturata”, afferma a Repubblica Piergiorgio Mancone, fondatore e managing partner di LegisLAB, studio legale specializzato in operazioni legate a società sportive e calcistiche.

Anche i numeri di un report di Deloitte confermano questa convinzione: giro di affari di 25,5 miliardi di euro per la stagione 2016-2017 e una crescita del +9% rispetto ai campionati dell’anno precedente. Ben 14,7 miliardi di questi provengono dalle grandi cinque del calcio europeo, in classifica: Premier League (la migliore e che genera 5,3 miliardi di ricavi), Liga, Bundesliga, Serie A e Ligue 1.

E soprattutto i calciatori sono diventati più di semplici sportivi, così come durante gli anni Novanta chi calcava le passerelle di tutto il mondo non era più una modella che vestiva l’abito di una famosa casa di moda, ma era la modella a caratterizzare il vestito che indossava, diventando spesso il testimonial di quel brand. Lo stesso sta ora accadendo ai calciatori, alle loro storie, ai loro sponsor che diventano parte integrante del loro contratto.

 

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