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Contratto bancari: braccio di ferro su retribuzioni, Tfr e scatti anzianità

Contratto bancari a un punto morto. Dopo la rottura fra sindacati e Abi si va verso uno sciopero della categoria a fine gennaio ma, nel contempo, si cerca di portare avanti un lavoro “diplomatico” per scongiurare l’esito più drammatico rappresentato dalla disdetta del contratto a partire da gennaio 2015.

Ieri le dichiarazioni dei protagonisti erano improntate al “muro contro muro”:  da un lato l’Abi, l’associazione bancaria italiana, che ha definito la posizione delle sigle sindacali “anacronistica”; dall’altra proprio i sindacati che considerano inaccettabile i paletti posti dall’associazione creditizia sulle richieste della categoria.

Vediamo le poste in gioco e i punti sui quali si è consumata la rottura. Tre i principali capitoli: adeguamenti retributivi, calcolo del Tfr e scatti d’anzianità, questioni che si vanno ad intrecciare con l’incognita della contrattazione di secondo livello.

L’Abi preme per una strutturale riduzione del costo del lavoro. I vertici di Palazzo Altieri hanno individuato nel taglio del costo del lavoro la chiave di volta per risolvere i problemi di redditività presenti in un momento economico, come quello attuale, caratterizzato da tassi di interesse bassi e dall’evoluzione dell’home banking che porterebbe alla riduzione del numero degli sportelli. Per l’Abi il taglio del costo del lavoro si dovrebbe concretizzare soprattutto su alcune voci.

Alla richiesta dei sindacati di un aumento dello 6,05% triennale, l’Abi ha risposto con una proposta di adeguamento dell’1,85% lordo. In secondo luogo, l’associazione bancaria vorrebbe incidere sulla base di calcolo del Tfr in maniera tale da ridurre in prospettiva il costo delle future liquidazioni. Infine c’è il nodo degli scatti d’anzianità: per l’Abi andrebbero bloccati affidando alla contrattazione aziendale il loro eventuale recupero. Una condizione che i sindacati invece respingono in blocco.

sindacati dei bancari, dal canto loro, non sono disposti a cedere. Ritengono infatti che così risulterebbero troppo penalizzate le nuove generazioni soprattutto per la mancanza di garanzie su un possibile recupero economico nel corso della contrattazione di secondo livello. I sindacati sarebbero invece disposti ad accettare uno stop degli scatti di anzianità ma solo per tre anni.

Bastano i punti legati all’inflazione e agli scatti d’anzianità, dunque, per comprendere la lontananza, al momento, fra le due parti e il motivo della rottura nelle contrattazioni. Il futuro di questa vicenda non appare affatto roseo. Le strade sono praticamente due: o si tenta di ricucire lo strappo entro il 31 dicembre prorogando nuovamente il contratto fino a primavera oppure si va verso la disdetta del contratto già dal gennaio 2015.

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