Due giganti del petrolio, due conti trimestrali, un mercato sempre più complesso. Aramco e BP hanno pubblicato i risultati del secondo trimestre 2025, mostrando dinamiche diverse ma accomunate dallo stesso scenario: prezzi del greggio in calo, margini compressi, pressioni dal mercato finanziario. Se la saudita Aramco incassa un calo secco degli utili ma ribadisce la sua centralità nella produzione globale di idrocarburi, la britannica BP torna in utile dopo un 2024 difficile e rilancia con nuove scoperte, dismissioni e un parziale ritorno al fossile. Vediamo nel dettaglio.
Aramco, utili giù per il decimo trimestre di fila
Nel secondo trimestre dell’anno Aramco ha registrato un utile netto di 22,67 miliardi di dollari, in calo del 22% rispetto ai 29,07 miliardi dello stesso periodo del 2024. Anche l’utile netto adjusted scende a 24,54 miliardi (da 28,45 miliardi), mentre il free cash flow si riduce a 15,2 miliardi, rispetto ai 18,9 miliardi di un anno fa.
A pesare è stato il ribasso dei prezzi del greggio e dei prodotti raffinati, che ha colpito anche il flusso operativo, sceso a 27,5 miliardi.
Eppure, il gruppo ha mantenuto intatto il suo impegno verso gli azionisti: dividendo base da 21,1 miliardi e un extra da 200 milioni legato alla performance, entrambi da distribuire nel terzo trimestre.
Il ceo Amin Nasser ha sottolineato la resilienza del modello Aramco, parlando di “solida redditività e affidabilità eccezionale” anche in un contesto geopolitico complicato. Nasser si dice fiducioso in un rafforzamento della domanda: “Nella seconda metà del 2025 il consumo globale di petrolio sarà superiore di oltre 2 milioni di barili al giorno rispetto alla prima”.
La linea saudita: idrocarburi oggi, AI domani
Aramco non molla la presa sul petrolio, che resta al centro della strategia di lungo periodo. L’azienda continua però a diversificare, investendo in nuove energie e tecnologie digitali, in particolare sull’intelligenza artificiale. L’obiettivo dichiarato è sfruttare scala industriale e bassi costi di produzione per garantire profitti sostenibili anche in futuro.
“Gli idrocarburi – ha ribadito Nasser – continueranno a svolgere un ruolo fondamentale nei mercati dell’energia e dei prodotti chimici, e Aramco è pronta a fare la sua parte“.
BP: utile in ripresa, il fossile torna al centro
Dall’altra parte del mercato, BP archivia un trimestre in netta risalita. L’utile netto è di 1,63 miliardi di dollari, contro una perdita di 129 milioni nel secondo trimestre 2024. L’utile adjusted (Rc underlying) si attesta a 2,4 miliardi, in calo rispetto ai 2,8 miliardi di un anno fa, ma ben al di sopra delle previsioni degli analisti (1,8 miliardi).
I ricavi sono stati pari a 47,68 miliardi, con un Ebit di 4,06 miliardi e un flusso di cassa operativo da 6,27 miliardi (in calo da 8,1). Il dividendo sale a 8,32 centesimi per azione e la società ha annunciato un nuovo buyback da 750 milioni di dollari.
“È stato un altro trimestre positivo per BP – ha commentato il ceo Murray Auchincloss – abbiamo raggiunto un’affidabilità superiore al 96% sia nell’upstream che nel downstream, e il trading ha dato ottimi risultati nonostante le difficoltà del mercato.”
Scoperte record in Brasile, strategia rivista
Il dato più significativo arriva però dal fronte esplorativo. BP ha annunciato un’importante scoperta nel blocco di Bumerangue, nel bacino di Santos, in Brasile: una delle più grandi scoperte di petrolio e gas degli ultimi 25 anni nell’area del pré-sal. Il pozzo perforato a oltre 5.800 metri ha intersecato una colonna di idrocarburi di 500 metri, in un serbatoio esteso su oltre 300 chilometri quadrati.
È la decima scoperta dell’anno per BP, che ora prevede di aumentare la produzione di greggio a 2,5 milioni di barili al giorno entro il 2030, in crescita rispetto ai 2,4 milioni del 2024. Il Brasile è diventato una priorità strategica, anche grazie all’assegnazione di nuove licenze da parte del governo Lula.
La scoperta in Brasile segna anche un cambio di passo rispetto al recente passato. Dopo gli anni della svolta green promossa dall’ex ceo Bernard Looney – e naufragata tra difficoltà operative e calo della capitalizzazione – Auchincloss ha riportato il baricentro sulla profittabilità e sul fossile.
BP ha avviato un piano di disinvestimenti da 20 miliardi entro il 2027, di cui 3 miliardi già realizzati, e ha tagliato 1,7 miliardi di dollari di costi strutturali, con l’obiettivo di risparmiare fino a 5 miliardi. La società punta a ridurre il debito netto a 14-18 miliardi entro la fine del 2027 (attualmente è a 26 miliardi).
“La revisione del portafoglio è in corso – ha dichiarato Auchincloss – BP può e farà meglio per i suoi investitori”.