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Conti pubblici: doppia manovra del Governo per evitare la sanzione Ue

Imagoeconomica

Per evitare la procedura d’infrazione europea, il Governo ha varato una correzione dei conti che complessivamente vale 7,6 miliardi di euro. Il Consiglio dei ministri di lunedì sera ha dato il via libera a due provvedimenti: l’assestamento di bilancio vero e proprio, da 6,1 miliardi, e un ulteriore decreto – non previsto alla vigilia – per bloccare immediatamente 1,5 miliardi risparmiati su quota 100 e reddito di cittadinanza, viste le richieste inferiori alle attese.

IL DECRETO PER OBBEDIRE A BRUXELLES

In questo modo, su precisa richiesta della Commissione europea, l’Esecutivo ha contabilizzato immediatamente le risorse collegate alle due misure bandiera, anche se, in teoria, si tratta di risorse che emergeranno con certezza solo con il bilancio consuntivo di fine anno.

Mentre per quota 100 i cittadini possono fare domanda solo in determinate finestre, e quindi è più facile fare i conti, il reddito di cittadinanza potrà essere richiesto senza interruzione fino alla fine dell’anno, perciò le previsioni sui risparmi effettivi di tutto il 2019 sono più complesse.

In ogni caso adesso il Governo ha tagliato la spesa per le due misure di un miliardo e mezzo e questo rassicura l’Europa, perché non si tratta di un impegno collegato a una stima, ma di una certezza: i soldi sono già sul tavolo e saranno utilizzati solo per ridurre il disavanzo di bilancio e non per “misure in favore delle famiglie”, come si erea detto mesi fa.

Di fatto, anche se nessun membro del Consiglio dei ministri lo ammetterà mai, il decreto varato lunedì sera è una vera e propria manovra correttiva, cioè un provvedimento che era stato escluso categoricamente nei mesi scorsi da tutti gli esponenti del governo più in vista. Non a caso il vicepremier grillino, Luigi Di Maio, ha scelto di non partecipare alla riunione, mentre il suo omologo leghista, Matteo Salvini, se n’è andato in anticipo.

L’ASSESTAMENTO DI BILANCIO

Il disegno di legge per l’assestamento di bilancio contiene invece le maggiori entrate: quelle fiscali prodotte da fatturazione elettronica e operazioni una tantum anti-evasione (gruppo Kering in testa, la multinazionale che ha in portafoglio Gucci) e quelle prodotte dai dividendi di Bankitalia, Cassa depositi e prestiti e dalle altre partecipate di Stato.

LA RIDUZIONE DEL DEFICIT

Grazie a questa doppia operazione l’Esecutivo ha potuto tagliare nuovamente il rapporto deficit-Pil previsto per quest’anno: dal 2,4% inserito nel Def di primavera si torna così al 2,04% concordato con Bruxelles in occasione dell’ultima legge di bilancio.  

E LA PROCEDURA?

Ora la palla torna alla Commissione europea, che deciderà questa settimana se confermare la raccomandazione di dare il via libera alla procedura d’infrazione contro l’Italia. Il verdetto finale spetterà all’Ecofin del 9 luglio. La sensazione però, confermata anche dall’intervento del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, è che il pericolo sia scampato. Almeno per ora.

Il rischio è che il dibattito sui conti pubblici italiani torni d’attualità già in autunno, quando si dovrà scrivere la manovra 2020. Secondo le ultime raccomandazioni comunitarie, l’Italia dovrebbe ridurre il disavanzo strutturale dello 0,6% e la spesa pubblica primaria netta in termini nominali dello 0,1% del Pil.

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Categories: Politica