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Coinbase entra nell’indice S&P 500: le criptovalute nel gotha di Wall Street

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Il 19 maggio 2025 sarà una data storica per il mondo delle criptovalute: Coinbase Global Inc., il più grande exchange di criptovalute degli Stati Uniti, farà ufficialmente il suo ingresso nello S&P 500, il più importante indice azionario statunitense. A comunicarlo è stata S&P Dow Jones Indices, precisando che Coinbase sostituirà Discover Financial Services, destinata a uscire dall’indice in seguito all’acquisizione da parte di Capital One.

L’annuncio ha avuto un impatto immediato sui mercati: il titolo COIN nel pre-market sale di oltre il 9%. Un chiaro segnale di quanto il mercato percepisca questa inclusione come una legittimazione definitiva del ruolo delle criptovalute nella finanza tradizionale.

L’S&P 500 come consacrazione: cosa cambia per Coinbase (e per Bitcoin)?

Entrare nell’S&P 500 non è solo un riconoscimento simbolico, ma un passaggio chiave sotto il profilo finanziario. L’indice è infatti replicato da centinaia di fondi passivi e ETF, il che significa che le azioni di Coinbase saranno acquistate automaticamente da numerosi portafogli istituzionali e retail, con un effetto diretto su liquidità, visibilità e stabilità del titolo.

Per accedere al benchmark, le aziende devono soddisfare requisiti stringenti: capitalizzazione di almeno 20,5 miliardi di dollari, solidi parametri di redditività, un adeguato flottante azionario e un elevato livello di liquidità. Coinbase li ha raggiunti dopo anni di evoluzione e resistenza a shock sistemici, come il fallimento della piattaforma FTX nel 2022.

Per l’intero ecosistema cripto, questo passaggio può rappresentare una svolta. Dopo gli ETF spot su Bitcoin lanciati a inizio anno, l’inserimento di COIN nell’S&P 500 segna un ulteriore passo verso l’integrazione strutturale delle criptovalute nei mercati finanziari tradizionali.

Criptovalute nel mainstream

L’ingresso di Coinbase nell’indice arriva in un momento favorevole per il mondo cripto, anche sul piano politico. Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha coinciso con un’ondata di entusiasmo e operazioni straordinarie nel settore: nomine filo-cripto nelle agenzie federali, rollback delle azioni di enforcement della Sec, e una politica apertamente favorevole agli asset digitali.

L’inclusione di Coinbase nell’indice non è quindi solo una revisione tecnica, ma il riflesso di un mutamento più profondo. “È un segno dei tempi“, commenta Dan Dolev, analista senior di Mizuho, sottolineando che si tratta del primo titolo cripto a entrare nell’S&P 500: “È il benvenuto ufficiale del mondo cripto nel mainstream“.

“Siamo onorati di essere inclusi in un indice così prestigioso. Questo traguardo è il riflesso dei progressi compiuti sia dalla nostra azienda sia dal settore nel suo complesso. È un chiaro segnale di dove si sta dirigendo il mondo” ha commentato Alesia Haas, cfo di Coinbase.

Le luci e le ombre di Coinbase

Nonostante il riconoscimento ottenuto, il percorso finanziario di Coinbase è tutt’altro che lineare. Dopo la quotazione diretta del 2021 – prima assoluta per una società cripto a Wall Street – il titolo ha vissuto fasi di forte volatilità. Negli ultimi due anni ha messo a segno un +260%, portando la capitalizzazione a circa 53 miliardi di dollari, ma solo nel 2025 ha già perso il 17%, mentre il Bitcoin ha guadagnato quasi il 10%.

I risultati del primo trimestre dell’anno evidenziano mostrano qualche e diverse ombre: ricavi in aumento del 24% rispetto al trimestre precedente, ma in calo del 10% su base sequenziale. L’utile netto si è contratto del 94%, fermandosi a 66 milioni di dollari, anche a causa della svalutazione delle criptovalute detenute a bilancio.

Intanto, la società fondata a giugno 2012 da Brian Armstrong e Fred Ehrsam punta anche al suo consolidamento. È, infatti, notizia di pochi giorni fa l’acquisizione per 2,9 miliardi di dollari di Deribit, il maggiore exchange mondiale di opzioni su Bitcoin ed Ether. Una mossa che rafforza la sua presenza anche nel comparto dei derivati cripto, sempre più rilevante per gli investitori istituzionali.

Non è ancora possibile dire se questa fase rappresenti una svolta definitiva per Bitcoin, ma un dato è chiaro: il confine tra finanza tradizionale e criptoeconomia si sta assottigliando. E dal 19 maggio, anche Wall Street sarà chiamata a confrontarsi con la blockchain.

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Categories: Finanza e Mercati