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Cloud senza barriere e l’importanza dell’interoperabilità delle licenze per il mercato

FIRSTonline

Con l’avanzamento della digitalizzazione, le pubbliche amministrazioni e le PMI in Italia stanno ancora incontrando diverse barriere per accedere ai servizi cloud e fruire delle tecnologie innovative. Uno dei problemi critici riguarda l’interoperabilità delle licenze software, che ostacola la crescita economica del paese. L’evento “Cloud senza barriere. L’interoperabilità delle licenze nel mercato del cloud”, organizzato da Open Gate Italia in collaborazione con CISPE – Associazione di categoria per i fornitori di servizi cloud in Europa- e Assintel- Associazione nazionale di riferimento delle imprese ICT e Digitali di Confcommercio Imprese per l’Italia, ha affrontato questo argomento di grande interesse per imprese, istituzioni e politica.
“Una concorrenza sleale causa un blocco al processo di digitalizzazione e, quindi, al mercato. Quando un’azienda inizia un percorso con un player sleale, in caso di problemi, si rende conto delle difficoltà di cambiare operatore, poiché il primo nega l’interoperabilità del dato. La questione – come ha ricordato Paola Generali presidente di Assintel- con il tempo, si amplificherà, perché in Europa si lavora proprio per l’interoperabilità dei dati.”
“Noi operatori, in qualità di rappresentanti delle PMI, ci siamo trovati in situazioni in cui le aziende erano impossibilitate a cambiare gestore, a meno di non spendere cifre elevatissime. Questo ovviamente comporta una perdita economica enorme, dal momento che le aziende, impossibilitate a cambiare, rimangono in uno stato di minor efficienza, provocando un generale impoverimento del mercato. La mancanza della concorrenza, dunque, si ripercuote su domanda e offerta. Per assicurare il rispetto della concorrenza, dato che le norme ci sono, è necessario rafforzare i controlli. In altre parole, occorre mettere in pratica la normativa, definendo le regole ed assicurandosi che vengano effettivamente rispettate.”

Il paper sull’interoperabilità delle licenze nel mercato del cloud

Dalle riflessioni di CISPE, Assintel, AssoRTD, Assinter Italia e I-Com, in collaborazione con il professore Giovanni Cazora, è emerso che la digitalizzazione delle imprese e delle pubbliche amministrazioni dipende sempre più dall’utilizzo del cloud computing. Tuttavia, alcune società di software dominanti vincolano il cliente che usufruisce dei loro servizi cloud, limitando la possibilità di scelta dei servizi stessi e l’innovazione. Per questo, sarebbe fondamentale disporre di licenze software eque, agili e trasparenti per promuovere la crescita dell’economia digitale.
Francesco Andriani, presidente di AssoRTD, l’Associazione che sostiene i Responsabili per la Transizione Digitale nel corso dell’incontro ha sottolineanto che: “Le pratiche anti competitive e anticoncorrenziali che hanno ad oggetto le licenze software, in ambito di pubblica amministrazione, creano importanti problemi di carattere economico-finanziario e minano la fiducia da parte dei decisori politico-istituzionali verso il Cloud ed il mondo dell’ICT più in generale. Sicuramente l’approvazione del “Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio relativo a mercati equi e contendibili nel settore digitale (legge sui mercati digitali)” ovvero Reg.(UE) 2022/1925 del 14 settembre 2022, cogente da inizio maggio 2023 è una svolta importante: regola di fatto il mercato sia degli utenti privati che commerciali rispetto alla tendenza allo strapotere incondizionato di molti dei cosiddetti “Gatekeeper”, ma non bisogna abbassare la guardia e continuare a vigilare sul fenomeno

I 10 principi del Fair Software Licensing

Per risolvere le pratiche scorrette, CISPE ha proposto 10 principi del Fair Software Licensing che garantirebbero un mercato del cloud equo e trasparente. Secondo la ricerca di I-Com, il 25% delle aziende ha sperimentato pratiche scorrette rispetto ai software, con l’effetto lock-in come il problema più pressante. Tuttavia, l’applicazione dei principi promossi dal CISPE potrebbe determinare una crescita del fatturato complessivo del mercato ICT e una maggiore innovazione.

Il valore del mercato del cloud in Italia

Il mercato del cloud in Italia vale circa 4,56 miliardi di euro, e il PNRR ha stanziato il 20% delle risorse per la transizione digitale. Per questo motivo, diventa sempre più urgente una normativa chiara e trasparente, che favorisca l’interoperabilità delle licenze e la scelta dei servizi cloud per le imprese e le pubbliche amministrazioni. In particolare, il professore Cazora ha auspicato una normativa armonizzata in materia “core platform service”.

Le conclusioni “istituzionali”

In conclusione, l’interoperabilità delle licenze nel mercato del cloud rappresenta una sfida complessa che coinvolge diversi attori, tra cui le istituzioni, le imprese e gli utenti finali. Come sottolineato dalla Deputata (AZ/IV) Giulia Pastorella, Membro IX Commissione Trasporti, che vanta un’esperienza diretta nel settore, la regolamentazione di questo mercato deve garantire un accesso equo e trasparente per tutte le imprese, italiane e non, senza confondere il concetto di una concorrenza leale con quello di un favoreggiamento del made in Italy.
La politica deve quindi assicurare una regolamentazione chiara e intervenire sul Data Act, ma anche concentrarsi su un aspetto più politico e meno legislativo, ovvero di assicurare l’accesso al mercato equo per tutti. Questo significa che tutte le aziende devono avere le stesse possibilità, senza standard minimi che favoriscano alcune imprese a discapito di altre.
In questo modo, si potrà aiutare le PMI italiane a crescere e a diventare competitive anche sui mercati internazionali. Garantire la trasparenza e l’apertura dei mercati, senza favorire alcune imprese, rappresenta la vera strada per sostenere la crescita delle PMI italiane e assicurare un mercato del cloud equo e trasparente per tutti.

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