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Cina, industria e Brexit zavorrano le Borse. A Milano crolla Mps

Pixabay

Apertura di settimana in rosso per i listini europei. Piazza Affari perde lo 0,61% e chiude a 19.171 punti, zavorrata dalle banche, con il tema degli npl che torna all’attenzione degli investitori. Mps cede il 10,19%, a seguito della lettera della Bce che formula raccomandazioni per la copertura dei crediti deteriorati. Timidamente positiva Telecom, +0,2%, dopo che il cda ha convocato per il 29 marzo l’assemblea che deciderà anche sulle richieste di Vivendi.

Frazionali ribassi per Francoforte -0,3%; Parigi -0,39%; Madrid -0,7%; Londra -0,91%; Zurigo -0,79%. Le vendite in Europa, seguono quelle in Asia, mentre Wall Street è in territorio negativo. A New York Citigroup ha dato il via alla stagione delle trimestrali per le banche Usa con risultati deboli. Il titolo però ha invertito la rotta dalle perdite del pre-market e viaggia al momento in rialzo.

Il quadro complessivo è di avversione al rischio, a seguito di nuove conferme di rallentamento economico in Cina e nella zona euro. La guerra dei dazi ha fatto sentire i suoi effetti sul commercio cinese nel 2018, che è cresciuto meno rispetto all’anno precedente. In dicembre, in particolare, le esportazioni verso gli Stati Uniti sono diminuite del 3,5%. Il presidente Donald Trump resta però ottimista sulle trattative in corso e sulla possibilità che un accordo fra i due paesi venga raggiunto. La produzione industriale si conferma in calo inoltre in Eurolandia: -1,7% su base mensile (-1,5% consensus) e -3,3% su base annua (-2,1% consensus). 

Ai dati macro si aggiungono, come elementi d’incertezza globale, lo shutdown più lungo nella storia degli Stati Uniti (giunto al 24esimo giorno) e il voto cruciale della Camera dei Comuni, domani, sulla Brexit, o meglio sul testo dell’accordo negoziato dal primo ministro Theresa May con Bruxelles. Una bocciatura sembra probabile, nonostante la May giudichi questa scelta una catastrofe nel breve periodo.

Fra le materie prime il petrolio, Brent cede lo 0,66% e vale 60,08 dollari al barile. L’oro resta tonico, poco sopra il 1290 dollari l’oncia. Euro-dollaro favorevole alla moneta unica, con il cambio in zona 1,147.

In Piazza Affari le blue chip migliori della seduta sono Juventus, +2,45%; Unipol +0,85% e Unipolsai +1,03%; Snam +0,76%; Amplifon +0,89%. Fra le big cap peggiori si colloca Moncler, -2,66%, simbolo di un lusso che teme il calo degli acquisti da parte dei ricchi cinesi. Giù Leonardo -2,36%. 

Le banche più deboli sono Bper -3,85%; Banco Bpm -2,39%; Ubi -2,34%. Fuori dal listino principale la peggiore è Mps, che perde oltre il 10%. Oltre ai dubbi espressi dalla Bce venerdì scorso a Borsa chiusa sulla capacità di conseguire i risultati del piano di ristrutturazione, il titolo sconta anche il taglio della raccomandazione da ‘acquistare’ a ‘neutrale’ da parte degli analisti di Banca Akros.

Come già segnalato Telecom chiude in lieve rialzo nel giorno in cui il cda ha fissato la data dell’assemblea a fine marzo. In quell’occasione la società dovrà anche decidere sulla richiesta del primo azionista Vivendi di rivedere a suo favore i rapporti di forza nel consiglio. I francesi, sono molto contrariati dalla lunga attesa e in una nota chiariscono che “qualora la governance e i risultati finanziari della società non migliorino significativamente, Vivendi si riserva il diritto di richiedere la convocazione di una nuova assemblea degli azionisti in estate”.

Infine l’obbligazionario: dopo una mattinata in territorio negativo in un clima di avversione per il rischionel pomeriggio il secondario italiano ha invertito la rotta e lo spread fra decennale italiano e tedesco si è ridotto dell‘1,06% a 261.80 punti; il rendimento del Btp 10 anni è 2,85%.

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Categories: Finanza e Mercati