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Cina e dazi frenano i listini. Banche e utility nel mirino

FIRSTonline

Borse incerte in avvio di una settimana ricca di eventi. Tra questi le elezioni del Regno Unito. Nell’attesa il mercato inglese cede poco meno dello 0,2%, ma la sterlina, vista la previsione di una netta vittoria di Boris Johnson, paladino della Brexit, sale ai massimi da due anni e mezzo.

In rosso pallido anche Piazza Affari (-0,34%), come Parigi. Francoforte cede lo 0,12%, avanza Madrid (+0,12%). I future su Wall Street anticipano un avvio in leggero ribasso. L’S&P500 ha chiuso venerdì a 3.145 punti, a meno dell’1% di distanza dal record storico grazie ai dati boom sul mercato del lavoro. L’euro dollaro tratta a 1,107, sui livelli di venerdì.

Le esportazioni della Germania sono salite a sorpresa in ottobre dell’1,2%, gli analisti si aspettavano un calo dello 0,3%.

Gli ultimi dati provenienti dalla Cina hanno mostrato che le esportazioni a novembre sono diminuite per il quarto mese consecutivo, segno che la seconda economia più grande del mondo continua a subire gli effetti della prolungata guerra commerciale con gli Stati Uniti.

La fiducia degli investitori della zona euro è balzata per il secondo mese consecutivo grazie alla ripresa delle economie asiatiche e crescenti aspettative di un intervento fiscale dei governi più vicini.

Si stabilizza ma verso il basso il leading indicator Ocse relativo all’Italia che segnala in ottobre  una stabilizzazione della crescita “al di sotto del trend”, in linea con le indicazioni degli ultimi quattro mesi. L’indice ‘composito’, che anticipa le tendenze economiche in un orizzonte di sei-nove mesi, scende a 99,1 rispetto a 99,2 di settembre.

Lo spread Btp/Bund è sceso per un attimo sotto 160 punti a 159 punti. Ora è tornato sulla soglia psicologica di 160 punti base con il rendimento del decennale italiano all’1,29%, mentre quello del Bund decennale tedesco viaggia a -0,3%.

Petrolio in leggero arretramento dai massimi degli ultimi tre mesi segnati la scorsa settimana in seguito alla decisione dell’Opec di aumentare i tagli di 500mila barili al giorno, da 1,2 a 1,7 milioni. Pesa il calo di Tullow Oil I che tocca i minimi di 19 anni dopo che l’amministratore delegato Paul McDade si è dimesso a fronte dei persistenti problemi legati ai principali asset produttivi in Ghana.

Il ministro delle Finanze francese ha detto di essere pronto a rivolgersi all’Organizzazione mondiale del commercio per contestare la minaccia del presidente Usa Donald Trump di imporre dazi su champagne e altri beni in reazione ad una tassa sulle società web.

A Piazza Affari prevalgono le prese di beneficio, giustificate dai guadagni (+26%) accumulati nel corso dell’anno.

Diasorin (-0,81%) dall’inizio dell’anno segna un rialzo del 74% circa. Presa di profitto anche su Azimut (-1,83%) che può vantare una crescita nell’anno del 131%. Amplifon perde lo 0,75% a fronte di un balzo annuale dell’85%.

Fiat Chrysler -0,3%. Il socio di Psa Peugeot, Dongfeng, sarebbe disponibile a ridurre la partecipazione, oggi il 12,3, in modo da scendere sotto una quota (il 5%o meno) che rende molto probabile il via libera delle autorità statunitensi alla fusione con la casa italo-americana che controlla Jeep.

Da segnalare Stm (+0,9%), ai massimi dal 2004. Credit Suisse alza il target a 27,50 euro.

Tra le banche, Unicredit +0,3%: Goldman Sachs rafforza il buy portando il target a 17,50 euro.

Fuori dal listino principale volano i titoli delle due società calcistiche romane: Lazio +6%, Roma +6%. Juventus +0,5%.

Nel lusso, Safilo (+5%) ha comprato il 70% di Blenders Eyewear: il 100% della società è stato valutato 90 milioni di dollari. Mercoledì c’è il piano industriale. Moncler -0,8%. Ferragamo -0,7%.

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