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Champions: per Inter e Napoli è festa grande e stasera Chelsea-Milan e Juve-Maccabi Haifa

FIRSTonline

L’Europa si inchina alle italiane. Il martedì di Champions ci regala una serata da ricordare a lungo, un po’ perché l’en-plein è diventata (ahinoi) cosa rara, molto perché lo stesso è stato ottenuto con due grandi vittorie, seppur in modalità completamente diverse. Difficile decidere se celebrare maggiormente il successo dell’Inter sul Barcellona, arrivato con una prova di grande orgoglio e carattere (ma anche di fase difensiva splendida), o quello del Napoli ad Amsterdam, figlio di una lezione di calcio che resterà nella storia. Diciamo allora che entrambe hanno dato lustro al calcio italiano, troppo spesso bistrattato anzitutto da noi: ieri sera però, tra calcio champagne e catenaccio, non ci siamo fatti mancare niente, mettendo in mostra tutto il repertorio.

Inter-Barcellona 1-0, Calhanoglu salva la panchina di Inzaghi

Calcolando il coefficiente di difficoltà, ma anche il momento tutt’altro che roseo, è giusto però partire dall’Inter, capace di ritrovarsi proprio nella notte più difficile, al cospetto di un Barcellona che prometteva fuoco e fiamme e che invece ha sparato solamente a salve. Merito anzitutto dei nerazzurri, che hanno interpretato alla perfezione il match chiesto da Inzaghi: limitare gli avversari per poi colpirli al momento giusto. È andata proprio così, perché il Barça, al di là di un possesso palla nettamente superiore (67% a 33%), ha tirato in porta solamente due volte, proprio come l’Inter che però è stata più precisa. Il colpo da biliardo di Calhanoglu ha spostato l’inerzia della sfida sul finire del primo tempo (45+2’), dopodiché i blaugrana hanno provato in tutti i modi a segnare almeno il pareggio, ovviamente senza riuscirci.

Va anche detto, per dovere di cronaca, che sul risultato pesa una decisione sbagliata dell’arbitro sloveno Vincic, che in pieno recupero ha negato un rigore al Barcellona per un braccio di Dumfries apparso netto a tutti, meno che a lui e al suo collega al Var. Xavi si è detto indignato (“l’arbitro dovrebbe venire qui a spiegare la sua scelta” ha tuonato in sala stampa), Inzaghi invece si è concentrato su una vittoria che riapre i giochi europei (ora l’Inter ha 3 punti di vantaggio sugli spagnoli), con la speranza che sia la scintilla giusta per riaccendere una stagione sin qui negativa. “Non è una vittoria inaspettata, per noi era una grande occasione e abbiamo fatto la partita che dovevamo fare con agonismo e concentrazione – ha esultato il tecnico nerazzurro -. Sono contento per squadra, società e tifosi, ma questo deve essere un inizio, anche se questa è una serata importante che resterà a prescindere”.

Ajax-Napoli 1-6, lezione di calcio ad Amsterdam!

Se a Milano hanno vinto gli attributi, ad Amsterdam si è vista una vera e propria lezione di calcio, ovviamente del Napoli, salito in cattedra a casa di Cruijff e tornato indietro con 6 gol, oltre che una prestazione destinata a restare per sempre. Pochi possono dire di aver battuto l’Ajax a domicilio con questa “prepotenza” e poco importa che gli olandesi non siano più quelli una volta: l’imprinting è sempre lo stesso, così come l’esperienza internazionale decisamente superiore a quella degli azzurri.

Spalletti può essere davvero orgoglioso dei suoi, anche se forse i complimenti più grandi, oltre che ai giocatori, devono andare a Giuntoli, capace di costruire una squadra fortissima, il tutto incassando denaro contante e abbassando sensibilmente il monte ingaggio. L’input di De Laurentiis richiedeva una bravura fuori dal comune e lui, dirigente spesso sottovalutato, non ha sbagliato un colpo. Il tabellino, del resto, parla chiaro e mostra una doppietta di Raspadori (18’ e 47’) e le firme dei soliti Kvaratskhelia (63’) e Simeone (81’), oltre che dei “sopravvissuti” (alla rivoluzione, s’intende) Di Lorenzo (33’) e Zielinski (45’). Un’abbuffata di gol in mezzo a una partita condotta dall’inizio alla fine, dominata nel punteggio e nelle statistiche (26 tiri a 7), in barba al vantaggio iniziale dell’Ajax (Kudus al 9’) che faceva pensare a una serata di sofferenza. “Non è che una partita ti cambia la vita – il commento saggio di Spalletti -. È stata sicuramente una bella prestazione e in campionato in questo momento siamo davanti, ma le altre sono vicine e basta un passo falso perché ti montino addosso. Il momento è bello, ma dobbiamo subito pensare alla partita successiva con la Cremonese”.

Chelsea-Milan (ore 21, Amazon Prime)

Questa sera il focus si sposta su Londra e Torino, dove andranno in scena le sfide di Milan e Juventus. La più affascinante è sicuramente quella di Stamford Bridge tra il Chelsea di Potter e i rossoneri di Pioli, probabilmente lo scoglio più duro dell’intero girone. Il Diavolo, a dispetto dei pronostici agostani, ci arriva al comando della classifica con 3 punti di vantaggio sui Blues, ultimi a quota 1: un percorso nettamente al di sotto delle aspettative di Todd Boehly, non a caso costato l’esonero a Tuchel, che obbliga gli inglesi a vincere a tutti i costi. Si prospetta, insomma, una serata con l’elmetto per il Milan, peraltro ultra-rimaneggiato visto il lungo elenco di infortunati.

Pioli: “Chelsea forte, ma giocheremo con la nostra mentalità”

“Affrontiamo un avversario forte e motivato dal cambio di allenatore, però abbiamo la nostra mentalità e il nostro modo di stare in campo, cercheremo di metterli in campo – le parole di Pioli -. Servirà una fase difensiva compatta e attenta, fermo restando che l’importante sarà giocare con le nostre caratteristiche e il nostro spirito: vogliamo fare in modo di cominciare a scrivere la nostra storia anche in Champions”.

Chelsea-Milan, le formazioni: tocca a Dest, Ballo-Touré e Krunic

La situazione infortuni era già preoccupante prima di Empoli, ma dopo è diventata decisamente problematica. Calabria, Saelemaekers e Kjaer vanno ad aggiungersi a Maignan, Hernandez, Messias, Florenzi e Ibrahimovic e poco importa che Origi sia finalmente rientrato in gruppo: i problemi del tecnico rossonero sono soprattutto in difesa, dove gli unici titolari rimasti sono Tomori e Kalulu. Ma Pioli, come raccontato in precedenza, non cerca scuse, anzi è convinto di potersela giocare con un 4-2-3-1 che vedrà Tatarusanu in porta, Dest, Kalulu, Tomori e Ballo-Touré in difesa, Bennacer e Tonali a centrocampo, Krunic, De Ketelaere e Leao alle spalle dell’unica punta Giroud. Potter, strappato a suon di milioni dal Brighton per risollevare le sorti del Chelsea, risponderà con un 3-5-2 con Kepa tra i pali, Fofana, Thiago Silva e Koulibaly nel reparto arretrato, James, Mount, Jorginho, Kovacic e Cucurella in mediana, Havertz e Sterling in attacco.

Juventus-Maccabi Haifa (ore 21, Sky e Now Tv)

La gara più delicata, classifica alla mano, è però quella della Juventus, costretta a vincere per mantenere vive le speranze di qualificazione. Le sfide col Maccabi non si possono sbagliare per nessun motivo, altrimenti le distanze dalla coppia di testa diventerebbero incolmabili: ai bianconeri, probabilmente, non dispiacerebbe un doppio successo del Psg, in modo da lasciare il Benfica a portata di mano, ma questi calcoli avranno un senso solo in caso di doppia vittoria sugli israeliani, altrimenti sarebbero sostanzialmente inutili.

Allegri: “Dobbiamo crederci finché la matematica non ci condanna”

“Abbiamo zero punti dopo due gare, vuol dire dover vincere – ha ammesso Allegri in conferenza stampa -. Però non dovremo avere ansia, o cercare di strafare come contro il Bologna, le rincorse non si risolvono con una partita. Fino a quando la matematica non ci condanna dobbiamo crederci, intanto cominciamo a mettere un mattoncino. Sicuramente farò qualche cambio di formazione rispetto all’ultima gara, anche perché sabato avremo una sfida altrettanto importante contro il Milan”.

Juventus-Maccabi Haifa, le formazioni: Milik, affaticato, va in panchina

In realtà il tecnico bianconero avrebbe voluto proporre il tridente Di Maria-Vlahovic-Milik, ma il polacco ha rimediato un affaticamento muscolare e andrà solo in panchina. L’unica certezza è il ritorno in campo dell’argentino, da cui è lecito attendersi una prova d’orgoglio per cancellare la sciocchezza di Monza, che gli costerà anche la sfida col Milan. Per il resto 4-4-2 rivisitato con Szczesny in porta, Cuadrado, Bonucci, Bremer e Danilo in difesa, McKennie, Paredes, Rabiot e Kostic a centrocampo, Di Maria e Vlahovic in attacco. Il Maccabi, a digiuno per lo Yom Kippur (festa ebraica che coincide proprio con il match di Torino), risponderà con un 3-4-1-2 con Cohen tra i pali, Batubinsika, Goldberg e Seck nel reparto arretrato, Sundgren, Lavi e Abu Fani e Haziza in mediana, Chety alle spalle della coppia offensiva composta da Pierrot e David.

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