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Champions: la Juve spreca la vittoria a Madrid, l’Atalanta crolla al debutto

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Un’impresa trasformatasi in beffa. La Juventus torna da Madrid con un pareggio per cui alla vigilia, probabilmente, avrebbe firmato ma che invece, alla luce di com’è andata la partita, ha un sapore piuttosto amaro. Un 2-2 a casa dell’Atletico non si butta mai via, tanto più in un girone dai valori molto sbilanciati nel quale la qualificazione, a meno di clamorosi colpi di scena, non è nemmeno oggetto di dibattito, però se sei arrivato al 70’ sul 2-0, peraltro senza rischiare quasi nulla, è logico che finisce per starti stretto. Il cosiddetto bicchiere, insomma, si può guardare da due prospettive diverse: pieno dal punto di vista della mentalità e del tasso tecnico, vuoto sotto il profilo della tenuta difensiva, sin qui il vero tallone d’Achille di questa Juve.

Qualsiasi altra squadra italiana, è giusto sottolinearlo, verrebbe elogiata a dismisura per una gara del genere in casa Atletico, qui però parliamo di una fuoriserie costruita per vincere, non per partecipare, e dunque destinata a eliminare, o quantomeno correggere, certe sbavature. I calci piazzati su tutti: contro il Napoli ci aveva pensato Koulibaly, suo malgrado, a metterli in secondo piano, qui invece sono costati cari.

“Il gol su angolo si può anche prendere perché loro sono molto bravi, il primo invece nasce da una palla lenta e prevedibile – il commento di Sarri. – Passare a uomo? Diventa pericoloso viste le interpretazioni del Var, ad ogni modo su questo aspetto dobbiamo migliorare”.

Sin qui le note negative, un po’ come si fa con i primi della classe. È innegabile però che la Juve di Madrid abbia mostrato enormi miglioramenti rispetto a quella di Firenze, sia dal punto vista agonistico che tecnico. I due gol fatti fotografano alla perfezione le potenzialità del matrimonio tra Sarri e la Signora, sulla falsa riga di quanto già visto contro il Napoli.

Dopo un primo tempo opaco, in cui l’Atletico, pur senza incantare, si è fatto preferire, i bianconeri sono rientrati in campo nel modo migliore, piazzando un uno-due molto difficile da incassare senza andare al tappeto. L’1-0 di Cuadrado è un gioiello nato da uno splendido lancio di Bonucci per Higuain, con assist altrettanto bello del Pipita e sinistro ancor più bello del colombiano, scelto a sorpresa da Sarri (e a ragione) al posto di Bernardeschi (48’).

Il raddoppio invece è arrivato con un’azione corale, finalizzata dall’inserimento dell’ottimo Matuidi su cross di Alex Sandro (65’). Tutto bellissimo, almeno fino al 70’: la punizione di Koke, all’apparenza innocua, s’è trasformata in un assist per Gimenez che, dopo aver sovrastato Danilo, è finita dritta dritta sulla testa di Savic, per l’inevitabile 2-1. La Juve ha avuto il merito di non abbassarsi troppo, anzi è andata a un passo dal terzo gol che, molto probabilmente, avrebbe chiuso ogni discorso, peccato però che Higuain abbia preferito concludere addosso a Oblak piuttosto che servire Ronaldo, in posizione migliore a centro area.

Il risultato è rimasto così in bilico fino al 90’ e proprio allora è arrivato il pari dell’Atletico, ancora su calcio piazzato, questa volta da corner: palla calciata dal solito Koke e stacco imperioso di Herrera, per il 2-2 finale che ha fatto esplodere Simeone è tutto il Wanda Metropolitano. L’ultimo brivido lo ha poi procurato Ronaldo, a un soffio dal 3-2 con una giocata personale da urlo che s’è spenta a centimetri dalla porta di Oblak: sarebbe stata l’apoteosi, invece resterà solo una delle tante perle del portoghese.

“È un risultato positivo, ma la sensazione è che avessimo la partita in mano e pareggiare così ci lascia l’amaro in bocca – la chiosa di Sarri. – Abbiamo sfiorato il tre a uno e nel recupero il gol vittoria, purtroppo situazioni prevedibili ci sono costate il risultato”.

La Juve comunque torna a casa rinfrancata nello spirito e nel morale, tutto il contrario, insomma, dell’Atalanta, massacrata in quel di Zagabria. Il debutto in Champions è stato altamente traumatico, ben più di quanto non fosse lecito attendersi alla vigilia, quando in tanti pensavano che la Dea potesse giocarsela ad armi pari. Invece la Dinamo s’è dimostrata clamorosamente superiore, come del resto si evince dal risultato finale, un 4-0 (Leovac al 10’ e tripletta di Orsic al 31’, al 42’ e al 68’) che non lascia spazio a nessun tipo di recriminazione.

L’Atalanta voleva dimostrare a tutti, compresa sé stessa, di non essere arrivata sin qui per caso, invece ha finito per disputare una partita terribile, nella quale hanno steccato tutti i suoi giocatori di maggior qualità. “Abbiamo trovato un avversario che ci ha fatti neri, è una sconfitta dura da digerire ma ci sta tutta – ha ammesso Gasperini senza mezzi termini. – Sono stati più bravi nel riconquistare palla, nel contrastare, nel pressing, nella velocità, insomma in tutto. Queste partite però ci devono insegnare qualcosa, altrimenti è inutile arrivare a giocare la Champions”.

Appuntamento al primo ottobre, quando la Juve riceverà a Torino il Bayer Leverkusen e l’Atalanta andrà in quel di San Siro per ospitare lo Shakhtar: quel giorno non saranno ammessi errori…

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