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Cellulari e servizi non richiesti, la Procura: “Migliaia i truffati”

Pixabay

Si allarga l’indagine sull’attivazione indebita di servizi aggiuntivi ai danni di clienti delle principali compagnie telefoniche: il Nucleo speciale Tutela privacy e Frodi tecnologiche della Guardia di finanza, coordinato dalla procura di Milano ha effettuato perquisizioni e sequestri nella sede legale di WindTre, inviando parallelamente all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) una segnalazione relativa alla posizione di Vodafone e Tim a carico dei quali non risultano indagini al momento. Sui servizi a pagamento non richiesti nella telefonia è ripetutamente intervenuto l’Antitrust per marketing aggressivo ma questa volta l’indagine parte dalla Procura.

Secondo quanto ricostruito dai Pm, bastava che i clienti visitassero una semplice pagina web per ritrovarsi abbonamenti a servizi a pagamento (cosiddetti servizi Vas) mai richiesti come meteo, giochi, gossip e oroscopi. La presunta truffa non si sarebbe fermata neppure durante il lockdown dovuto all’emergenza coronavirus. 

L’indagine, coordinata dal procuratore di Milano  Francesco Greco, dall’aggiunto Eugenio Fusco e dal sostituto Francesco Cajani, vede indagate 11 persone, tra cui tre dipendenti di WindTre (allontanati dalla compagnia nel 2019), tre dipendenti e un consulente dell’aggregatore Pure Bros, un socio di un’agenzia pubblicitaria e tre sviluppatori di una società registrata a Dubai. Nel corso dell’indagine inoltre sono stati sottoposti a sequestro preventivo 12 milioni di euro.

Tra le ipotesi di reato figurano frode informatica ai danni dei consumatori, intrusione abusiva a sistema telematico e tentata estorsione contrattuale.

Con le frodi informatiche, come quella ricostruita dalla procura di Milano nell’ambito dei servizi a  pagamento con addebito sui conti telefonici, “vengono colpiti in tanti per pochi soldi. Ma, facendo le moltiplicazioni, le cifre che si raggiungono sono ben superiori a quelle delle più grandi truffe. I profitti che si riescono a conseguire con questi meccanismi sono assai più cospicui di quelli realizzabili attraverso le truffe tradizionali, anche quelle considerate milionarie”, ha spiegato il procuratore aggiunto Eugenio Fusco.

“Questa – ha proseguito Fusco – è una materia che non può essere risolta solo attraverso la repressione penale, occorre una  regolamentazione che poi venga rispettata. Per questo abbiamo  informato il Garante per le comunicazioni, perché ci sarà probabilmente da fare un lavoro anche dopo le indagini”.

Nelle maglie della fronde, che ha definito “democratica”, è finito anche il Procuratore di Milano Greco che ha aperto l’indagine.  “L’unica consolazione è che in questo tipo di operazioni a danno del consumatore – ha rivelato lui stesso nel corso della conferenza stamani cui ha presentato l’operazione – c’è molta democrazia perché può capitare al procuratore della Repubblica di Milano come al vecchietto”.

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