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Caso Marò, si dimette il ministro Terzi

Il ministro degli esteri Giulio Terzi, finito nell’occhio del ciclone per il caso marò, ha rassegnato le sue dimissioni, non prima, però, di aver difeso il suo operato di fronte alla Camera. Queste le sue parole: “La mia voce è rimasta inascoltata. Mi dimetto perché per 40 anni ho ritenuto e ritengo oggi in maniera ancora più forte che vada salvaguardata l’onorabilità del Paese, delle forze armate e della diplomazia italiana. Mi dimetto perché solidale con i nostri due marò e con le loro famiglie”.

Il ministro aveva aperto la sessione rivolgendo un saluto “di profonda partecipazione e ammirazione” proprio a Latorre e Girone, i due fucilieri tornati qualche giorno fa a Nuova Dehli, dove saranno processati per l’uccisione di due pescatori indiani.

Subito dopo, poi aveva voluto chiarire le sue azioni, difendendo la Farnesina dall’accusa, ricevuta da più parti, di aver agito in totale autonomia nella vicenda: “Ho letto ricostruzioni enormememente fantasiose in merito ad azioni che avrei assunto in modo autonomo, senza considerare gli effetti e i rischi di questa azione. Da uomo delle istituzioni per quarant’anni mai avrei agito in modo autoreferenziale” e poi “Tutte le istituzioni erano informate e d’accordo sulla decisione di trattenere in Italia i marò”. Un invito a tutte le parti in causa ad assumersi le proprie responsabilità, prima delle dimissioni.

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