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Carige: Renzi e Gentiloni all’attacco di Lega e Cinque Stelle

Imagoeconomica

Chi di banca ferisce, di banca perisce. Il caso Carige continua a tenere banco, ma dalla finanza la questione si allarga anche alla politica. Dopo la decisione del Governo di intervenire per salvare la banca tramite un decreto d’emergenza varato il 7 gennaio dal Consiglio dei ministri, le polemiche non si sono fatte attendere, con gli ex premier, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, all’attacco del Governo.

Nel frattempo però sono arrivate anche le prime mosse dei tre commissari straordinari nominati dalla Bce, Pietro Modiano, Fabio Innocenzi e Raffaele Lener, che hanno annunciato le linee guida del piano di rilancio.

LE ACCUSE DI RENZI E GENTILONI

“Sono bastati dieci minuti di una riunione notturna del Consiglio dei Ministri per smentire cinque anni di insulti e menzogne contro di noi. Matteo Salvini e Luigi Di Maio devono solo vergognarsi”, scrive su Facebook Matteo Renzi, che pubblica anche un video nel quale rincara la dose: “Salvini e Di Maio si devono vergognare per quello che hanno detto per anni e anni contro di noi. Si devono vergognare per le offese e gli insulti. Hanno truffato gli italiani raccontando storie non vere su di noi: sulla Tav, sulla Tap, sull’Ilva, sulle trivelle… Adesso persino sulle banche. E’ proprio vero, puoi ingannare qualcuno per tutta la vita e puoi ingannare tutti per una sola volta. Ma non puoi ingannare tutti per tutta la vita. Con la vicenda delle banche di ieri Salvini e di Maio devono semplicemente scrivere la parola vergogna”.

Con toni più pacati ma con maggiore sarcasmo, anche il suo successore a Palazzo Chigi. Paolo Gentiloni dice la sua su Twitter: “#Carige il governo interviene a sostegno della banca. Bene. Ricordo gli schiamazzi sui “regali ai banchieri” quando intervenivamo noi. Ora mi auguro solo prudenza e serietà. Propaganda e allarmismi sono molto pericolosi”.

Ai due risponde il vicepremier, Matteo Salvini che cerca di evidenziare le differenze tra il decreto approvato ieri dal Governo e le misure approvate dai precedenti esecutivi, con una difesa che però non convince del tutto: “Mentre Renzi e Boschi i risparmiatori li hanno ignorati e dimenticati, noi siamo intervenuti subito a loro difesa senza fare favori alle banche, agli stranieri o agli amici degli amici. Bene l’azione a tutela dei risparmiatori liguri e italiani e bene il miliardo e mezzo stanziato in manovra per gli altri cittadini truffati”.

LE DECISIONI DEI COMMISSARI

Mentre continuano i botta e risposta dei principali esponenti politici, i commissari di Banca Carige annunciano le prime mosse volte a salvare la banca ligure. Attraverso una nota, lo stesso istituto fa sapere che i commissari “sono in procinto di chiedere l’attivazione della garanzia statale sulla emissione di obbligazioni al fine di garantire la stabilità della raccolta a medio termine nella presente fase di transizione traendo beneficio dal decreto legge approvato lunedì dal Consiglio dei Ministri”.

Ricordiamo che il provvedimento prevede la possibilità per la banca di accedere a forme di sostegno pubblico della liquidità che consistono nella concessione da parte del Ministero dell’economia e delle finanze della garanzia dello Stato su passività di nuova emissione o su finanziamenti erogati discrezionalmente dalla Banca d’Italia. Parlando in parole povere, il Governo ha concesso la garanzia pubblica alle emissioni di nuove obbligazioni così come è stato fatto dai governi Renzi e Gentiloni in passato con le banche venete: Banca Popolare di Vicenza ha effettuato un’emissione obbligazionaria con garanzia dello Stato per un importo complessivo di 3 miliardi di euro, con cedola dello 0,5% e scadenza 3 febbraio 2020. Veneto Banca, l’altro istituto veneto in difficoltà, è stato autorizzato ad emettere 3,5 miliardi di euro di bond con garanzia statale. Un totale, 6,5 miliardi di bond per sopperire ai propri fabbisogni di liquidità.

Tornando a Carige, nel caso che l’emissione di bond garantiti dallo Stato non bastasse, l’Esecutivo interverrebbe direttamente nell’azionariato, seguendo la stessa strada intrapresa per Mps. Quest’ultima però, sottolineano i commissari “è da considerarsi come una ulteriore misura a tutela dei clienti, da attivarsi come ipotesi del tutto residuale“. Sulla questione si è espressa anche Bruxelles: “Quello che possiamo dire è che prendiamo nota dell’adozione di questo decreto e che siamo in contatto con l’Italia, e siamo pronti a discutere sull’applicabilità degli strumenti sulla base delle normative europee”. Questo quanto affermato dal primo portavoce della Commissione europea, Margaritis Schinas interpellato sui provvedimenti varati ieri dal governo a sostegno di Banca Carige.

Tornando alle mosse annunciate oggi, 8 gennaio, i commissari hanno reso noto un incontro tenutosi il 7 gennaio con i vertici dello Schema volontario di intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi nel corso del quale è stata presentata una proposta volta a porre le basi della ridefinizione delle condizioni del prestito subordinato di 320 milioni sottoscritto dal fondo. È stato inoltre deciso di avviare una due diligence sugli Npe di Carige per arrivare a una percentuale compresa tra il 5% e il 10% del totale crediti. Si prospetta dunque un’ulteriore riduzione dopo quella pari a 1,5 miliardi già effettuata.

Carige, spiega l’istituto, “ha l’obiettivo di ridurre il peso degli Npe senza impatti significativi sui ratio patrimoniali in analogia con le operazioni di mercato appena finalizzate. Grazie, infatti, agli accantonamenti che hanno recepito le indicazioni della Bce e in linea con gli esiti delle ultime operazioni su Utp e sofferenze di Carige, si cercherà di avere un impatto tra eventuali nuovi accantonamenti e riduzione dei risk weighted asset tale da non alterare se non marginalmente i ratio patrimoniali previsti nel capital conservaton plan”. Alla due diligence saranno invitati alcuni tra principali operatori italiani e esteri.

Carige ha comunicato infine che il nuovo piano industriale sarà presentato entro fine febbraio, un piano che “potrà prevedere un percorso credibile non solo dal punto di vista della sostenibilità operativa ma anche, e soprattutto, in termini di attrattività in ottica di aggregazione”.

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