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Calciomercato, pagelle: Inter regina e Marotta batte Paratici

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INTER, VOTO: 8

La ciliegina sulla torta è arrivata con la cessione di Icardi, l’ultimo vero ostacolo per la medaglia d’oro del mercato. Il trionfo della linea dura di Marotta, vero grande artefice (assieme a Conte) di una sessione estiva quasi perfetta, sia a livello tecnico che economico. Certo, per il “10” sarebbero serviti Dzeko, un top a centrocampo tipo Milinkovic-Savic e un esterno destro che desse più certezze (Candreva e il semi-sconosciuto Lazaro sono tutti da verificare) ma già così il voto è molto, molto buono. La verità è che Marotta, alla sua prima estate da nerazzurro, ha fatto tutto ciò che era in suo potere per rinforzare la rosa, il tutto senza sforare i parametri del FFP: Lukaku, Barella e Sensi verranno pagati in più tranche, Sanchez, Godin e Biraghi, seppur per motivi diversi, non sono costati praticamente nulla. A livello cessioni, forse, si poteva incassare di più ma “liberarsi” di Nainggolan, Perisic e Icardi resta comunque un successo. Insomma, Conte può dirsi davvero soddisfatto e questo, considerando il soggetto in questione, spiega da solo il successo dell’Inter.

NAPOLI, VOTO: 7,5

Fosse arrivato Icardi sarebbe stato un mercato da 9 ma anche così, tutto sommato, il voto non può che essere molto positivo. Tutti aspettavano al varco De Laurentiis e lui, per la prima volta da quando gestisce il Napoli, ha risposto presente. Gli acquisti sono stati di ottimo livello, da quel Manolas preso per rinforzare la difesa a Lozano, uno dei profili più interessanti dell’intero panorama internazionale, passando per i giovani (ma già pronti) Di Lorenzo ed Elmas e per il più attempato, ma ancora decisamente sul pezzo, Llorente, quest’ultimo a parametro zero. A stupire di più però sono state le mancate cessioni dei big, in particolare Koulibaly e Allan: tenerli entrambi, in barba alle offerte multimilionarie (per loro), è stato un vero capolavoro. Con Icardi e James Rodriguez si sarebbe raggiunta la perfezione ma questa, del resto, non esiste. Ancelotti ha tutto per provare a vincere qualcosa, viceversa il brutto voto, stavolta, toccherebbe proprio a lui.

JUVENTUS, VOTO: 6,5

Terzo posto sul podio del mercato e questa, di per sé, è già una notizia. Visto però che la sua rosa, sulla carta, resta ampiamente la più forte, ecco che il voto non può che essere buono, seppur con qualche riserva. Il lavoro in entrata infatti era partito benissimo: due acquisti (e che acquisti!) a parametro zero come Ramsey e Rabiot, il miglior giovane difensore del mondo come De Ligt, un buon terzino come Danilo. Poi però la Signora si è arenata e qui il mirino non può che finire su Paratici, sconfitto senza mezzi termini dal vecchio (nel senso che ora non si parlano più) amico Marotta. A inizio agosto Sarri aveva lanciato un allarme sull’eccessivo numero di calciatori in rosa, forse sperando di accelerare i lavori di sfoltimento, invece non se n’è andato proprio nessuno. Il risultato è che la Juve ha 8 attaccanti (!) e 7 centrocampisti (!), un bel problema per chi dovrà gestire il turnover, ma anche per chi dovrà fare i bonifici il 10 di ogni mese. I grandi dirigenti, dicono i guru del calcio, si vedono quando devono vendere e qui Paratici, suo malgrado, ha dimostrato di avere ancora molta strada davanti prima di entrare nel club. Discutibile (eufemismo) poi la gestione del caso Dybala, messo alla porta in malo modo e reintegrato dopo i suoi (legittimi) rifiuti: il suo recupero sarà una delle missioni più difficili di Sarri. Brutta figura anche sui fronti Icardi e Chiesa, sedotti e abbandonati non per scelta ma per necessità. Per una volta la Juventus, più che fare mercato, l’ha subito. Solo un caso sia stata la prima estate senza Marotta?

LAZIO, VOTO: 6

Mercato privo di squilli, certo, ma dal quale la Lazio esce comunque rinforzata. Tanto per cominciare è arrivato un esterno come Lazzari, l’anno scorso sul taccuino di numerose big, ma soprattutto non è partito nessuno. Fatto mai scontato, specialmente in un’estate come questa, partita proprio con l’assalto ai biancocelesti. Il Milan, prima di affidarsi a Massara, aveva provato a convincere Tare e anche su Inzaghi c’erano state diverse voci. Lotito ha dimostrato di aver ormai costruito una realtà importante, a prova di saccheggio. La dimostrazione maggiore s’è avuta però con Milinkovic-Savic e Luis Alberto, entrambi destinati a partire e invece rimasti a Roma. Il serbo, in particolare, sembrava ormai pronto al trasferimento ma la Lazio ha tenuto duro, costringendo le varie big interessate a rivolgersi altrove. Tutto ciò, attenzione, senza scontentare nessuno, conditio sine qua non per un voto sufficiente a fine mercato. Il quarto posto in classifica, alla luce di tutto ciò, è davvero alla portata.

ROMA, VOTO: 5,5

Mezzo punto in più per gli squilli nel finale, che hanno portato a Fonseca un attaccante (Kalinic), un trequartista/esterno (Mkhitaryan) e un difensore (Smalling). Petrachi ha dunque completato la rosa ma la sensazione, anche alla luce delle prime giornate di campionato, è di una squadra poco rinforzata rispetto alla scorsa stagione, anzi… La partenza di Manolas ha indubbiamente indebolito la difesa e la coppia Smalling-Mancini, sulla carta, non basta a coprire il buco. Per il resto tanti volti nuovi, d’accordo, ma poche, pochissime, certezze. Questo Mkhitaryan può far meglio di El Shaarawy? E la coppia Veretout-Diawara darà più garanzie di De Rossi e Nzonzi? Difficile dirlo, ragion per cui il mercato della Roma resta insufficiente. A conti fatti le operazioni migliori sono state i rinnovi di Dzeko e Zaniolo, due che l’anno scorso c’erano già, il resto invece è tutto da scoprire, allenatore compreso. Non la premessa migliore per chi, dopo aver fallito l’accesso in Champions, ha liquidato due bandiere come Totti e De Rossi, togliendo qualsiasi filtro tra sé e la tifoseria. Petrachi s’è preso un bel rischio, ora vedremo se il campo gli darà ragione…

MILAN, VOTO: 5

Maglia nera del mercato, che neppure le (comprovate) giustificazioni possono cancellare. Maldini e Boban, alla prima estate al comando, hanno avuto le mani legate dall’Uefa, su questo non c’è dubbio, ma il loro operato desta comunque molte perplessità. Anzitutto per le scelte tecniche, partite all’insegna di un 4-3-1-2 (dunque caccia al trequartista) e concluse invece con Rebic, esterno/seconda punta con altre caratteristiche. In difesa sono arrivati il giovane Duarte e l’esubero madridista Herandez, entrambi tutti da scoprire, a centrocampo invece, dopo aver accarezzato i sogni Modric e Ceballos, ecco Bennacer (forse il miglior acquisto) e Krunic dall’Empoli. In attacco infine, sfumato Correa, all-in su Rafael Leao (35 milioni) e Ante Rebic, per un totale di 59 milioni. Ma l’insufficienza, più che dagli acquisti, deriva dalle cessioni, il vero tallone d’Achille del duo Maldini-Boban. Passi per la (s)vendita di Cutrone (18 milioni, alla luce dei prezzi attuali, sono pochi), e per il prestito di André Silva, ma le mancate partenze di uno/due tra i vari Castillejo, Calhanoglu, Kessié e Suso hanno impedito il vero colpo, quello che, forse, avrebbe dato lustro all’estate rossonera. Tutti confermati gli uomini della scorsa stagione, in barba alle esigenze di un Giampaolo che, per sua stessa ammissione, non ama arretrare di un millimetro rispetto al proprio credo. Dargli una rosa adeguata era compito dei dirigenti, lavoro che, al momento, non sembra pienamente riuscito.

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