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Burioni: “Sui vaccini non si può buttare a mare la scienza”

Imagoeconomica

Il Professor Roberto Burioni, ordinario di microbiologia e virologia all’Ospedale San Raffaele di Milano, fino a 4 anni fa conduceva tranquillamente la sua vita di virologo e professore universitario, dividendo il suo tempo fra la cattedra, la ricerca e la cura dei pazienti.

Tutto è cambiato dopo aver scritto alcuni post su Facebook, nei quali criticava la cattiva informazione che veniva fatta sui social a proposito dei vaccini, scagliandosi contro chi metteva in dubbio la loro efficacia e ne paventava la pericolosità. Il pubblico dei suoi follower è aumentato esponenzialmente, diviso come una folla da stadio tra chi lo apprezzava per la sua opera di divulgazione scientifica e chi, sul cosiddetto fronte “no vax”, lo accusava di mentire sui presunti pericoli dei vaccini.

Oggi Burioni è una delle personalità del mondo accademico più in vista sul web, ha scritto tre libri sul tema dei vaccini e della corretta informazione scientifica, partecipa regolarmente a convegni e trasmissioni dove continua la sua opera di divulgazione. Non sono diminuite le critiche nei suoi confronti. C’è chi lo minaccia, chi pubblica vignette satiriche su di lui (quelle che vedete in queste pagine sono state raccolte da lui stesso), chi lo accusa di essere colluso con le case farmaceutiche: nel mezzo c’è tutto il peggio dell’informazione che viaggia sui social, teorie del complotto, insulti, prese di posizione antiscientifiche ed accuse di protagonismo.

Abbiamo intervistato il Professor Burioni con lo scopo di fare un vademecum del suo pensiero, partendo esclusivamente da basi scientifiche, cercando di capire quali sono anche le ragioni sociali che spingono a tifare pro e contro la vaccinazione e fare il punto della situazione, sintetizzando le maggiori notizie diffuse su internet su questo tema, anche con l’ausilio di un tutorial che approfondisce tutti gli aspetti medico-scientifici.

Una delle accuse che le vengono rivolte è che il suo fervore sia dettato da ragioni economiche. Lei è pagato direttamente o indirettamente da chi produce vaccini?

«No. Ho, è vero, un conflitto di interessi con le vaccinazioni, perché ho messo a punto diversi farmaci alternativi ai vaccini per cui mi converrebbe dire che i vaccini non funzionano. Perché se domani venisse fuori che uno dei vaccini che usiamo non va più bene ecco che per me si aprirebbe uno spazio di lavoro e potenzialmente di profitto. Io ho un conflitto di interessi, che in questo caso è al contrario».

Lei ha detto che la scienza non è democratica, eppure il metodo scientifico è qualcosa di estremamente democratico, i dati sono pubblici e per tutti: dire che non è democratica non vuol dire difendere un’élite e non far arrivare le informazioni alle persone?

«Quando dico che la scienza non è democratica lancio uno slogan, che non deve essere preso alla lettera. È un po’ come dire “proletari di tutto il mondo unitevi”, non è che si devono letteralmente incatenare tutti i proletari di tutto il mondo. La scienza non è democratica vuol dire molto semplicemente che in campo scientifico si discute con i dati, e non con le opinioni. In altre parole 2+2 fa quattro. Anche se tutti votano che fa 5 continua a fare 4, finché qualcuno non dimostra che fa 5. La scienza è un processo estremamente democratico e condiviso perché la scienza non ha dogmi, e di tutto si può dubitare, tutto può essere messo in discussione. Però tutto questo deve avere un limite, non è che possiamo mettere ogni giorno in dubbio il fatto che il giorno dopo sorgerà il sole e magari per questo non prepararci ad andare a lavorare. Allo stesso modo le nuove verità che vengono dalla scienza non sono portate dai cialtroni su Twitter, ma da chi come me utilizza il metodo scientifico. È la scienza che corregge se stessa».

È vero che non accetta confronti con gli antivaccinisti? Perché?

«È vero. Come posso avere un confronto con chi non accetta il metodo scientifico? Io ho confronti quotidiani con i miei colleghi, frequento regolarmente i convegni dei virologi, degli immunologhi e degli infettivologi dove mettiamo a confronto, riconoscendo il metodo scientifico, i nostri dati e le nostre opinioni. Perché su qualcosa si può avere un’opinione, ma non se la terra sia piatta o se i vaccini causino l’autismo. Se mi dovessi confrontare con un antivaccinista chi deciderebbe chi ha ragione? Il popolo con il televoto? È evidente che non funziona così. Se qualcuno ha dei dati da presentare che dicono che vaccini fanno male o che i vaccini non funzionano può venire al convegno nazionale della società italiana di virologia e condividere questi dati con scienziati invece che con genitori spaventati».

Non potrebbe essere che oggi fra gli antivaccinisti ci sia un nuovo genio che abbia fatto una scoperta sensazionale e che la scienza ufficiale rifiuti aprioristicamente?

«Tutto è possibile. Ma considerando la padronanza dell’italiano che hanno questi signori lo ritengo molto improbabile. Dicono che i vaccini non sono innocui ma “innocuo” lo scrivono quasi sempre con la “q”…».

Che cosa è esattamente il patto siglato con Grillo?

«Il patto, che è stato promosso dal mio collega e amico Guido Silvestri, professore ad Atlanta, e da me, e che è stato poi firmato da Grillo, Renzi e da tantissimi cittadini italiani, è semplicemente un tentativo di accordarci sulle regole del gioco. Possiamo discutere su tutto. Io sono un appassionato di calcio, si discute tanto sulle partite di calcio, ma nessuno mette in discussione che si debba giocare in 11 contro 11 e sul fatto che le partite devono durare 90 minuti o sul fatto che chi fa più gol vinca. Ecco il nostro tentativo: discutiamo su tutto, ma stabiliamo le regole del gioco. La scienza non si può buttare a mare, la scienza deve essere l’elemento sul quale la nostra discussione deve appoggiarsi. Possiamo discutere se i vaccini debbano essere obbligatori, possiamo discutere se debbano essere gratuiti ma non possiamo discutere se i vaccini causano l’autismo, perché non lo causano».

Molti vaccini sono a pagamento, l’accusa dei no vax è che lo Stato sia d’accordo con le case farmaceutiche per spartirsi i profitti favorendone l’uso.

«I vaccini generano profitti ma il fatturato complessivo dei vaccini è molto basso, nel 2015 tutti i vaccini messi insieme avevano un valore pari all’1,4% della spesa sanitaria complessiva».

Lo Stato Italiano, negli anni, ha riconosciuto sostanziosi indennizzi a soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie e trasfusioni. Quindi lo Stato riconosce la possibilità che i vaccini siano pericolosi?

«Ci sono delle sentenze che hanno affermato che i vaccini causano l’autismo, ma io sono un medico non sono un giudice, per cui non posso far altro che ripetere: 2+2 fa 4 anche se un tribunale dice che fa 5. Detto questo io non commento le sentenze. La scienza dice che i vaccini non sono pericolosi. E che men che mai causano o favoriscono l’autismo».

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Categories: Politica