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Borsino degli artisti: Agostino Bonalumi, lo scultore della tela

L’epoca del “Gesto” definitivo di Lucio Fontana e della continua ricerca di nuovi linguaggi espressivi. In quella palestra ideale dove si facevano i conti col passato e si costruiva un pezzo importantedella cultura italiana del dopoguerra. Nello studio di Enrico Baj conosce Piero Manzoni che diventa il sodale compagno di numerose scorribande artistiche. “Più che dipingere facevamo degli sberleffi”, ricordava divertito Bonalumi. Basti pensare che si sono incontrati la prima volta sul tetto a terrazza di un garage dove Baj preparava le sue grandi tele nucleari prima di rifinirle nello studio. “Sorreggevamo i bordi del telaio mentre lui ci lanciava dentro secchiate di ‘acqua pesante’. Un misto d’acqua e smalti di vari colori mescolati vigorosamente con un bastone”. Per le due giovani teste calde, “i rivoluzionari”, come li chiamava Baj, inizia una stagione di incursioni, di performance, che smuovono anche il più paludato ambiente artistico meneghino. Dalla mostra sul taxi, con piccoli lavori esposti nelle vetture di alcuni autisti compiacenti, al disegno di due chilometri: fogli di carta stesi lungo i marciapiedi di Brera “pitturati” dalle orme dei passanti. Molti storcono il naso, ma c’è anche chi nota e apprezza. Tra questi Lucio Fontana, il padre dello Spazialismo,quello che con il suo squarcio sulla tela ha rotto definitivamente col passato. Il modello a cui, più o meno consapevolmente, si ispirano le giovani avanguardie artistiche, non solomilanesi. I due iniziano a frequentare lo studio del maestro che li aveva presi in simpatia. E a poco a poco la simpatia si trasforma “in stima e affettuosa amicizia”.

Agostino Bonalumi
Nero 2009 Ttela estroflessa e acrilico 120×90 cm
Courtesy collezione privata Milano

La coppia diventa un trio con l’arrivo di Enrico Castellani, altra testa calda, che da un po’ osservava con attenzione i loro “sberleffi”. Insieme progettano una rivista che dovrebbe chiamarsi Pragma. Mesi e mesi di discussioni, litigate, notti in bianco. La pubblicazione non vedrà mai la luce, ma le idee che l’ispirano, di totale rottura con l’informale, confluiscono nel gruppo “Azimuth” che darà il nome alla rivista data alle stampe nella primavera del 1959. Con il gruppo, per il “trio” arriva anche la prima vera mostra: nel 1958, alla Galleria Pater di Milano. Ma è proprio intorno al 1959 che il sodalizio si interrompe e ognuno imbocca la sua strada. Ripercorrendo a ritroso quella di Agostino Bonalumi lo ritroviamo nella seconda metà degli anni quaranta alle prese con l’arte figurativa. Faceva ritratti, paesaggi, con abile maestria e con discreto successo nella cerchia dei suoi estimatori. Il suo primo autoritratto è del 1946, quando aveva appena 11 anni. “Di autoritratti ne ho fatti almeno un centinaio”, confessava divertito. Poi è passato all’informale fino ad approdare all’astrazione. “Ma tutto è durato molto poco. Colorare,imbrattare la tela. Mettere e togliere colore fino a quando la macchia arriva a titillare la sensibilità dell’osservatore non era nelle mie corde. Non rientrava nelle mie ambizioni di artista”.

Bonalumi voleva andare oltre e l’occasione arriva con la mostra alla Galleria Pater dove espone un abbigliamento completo, maschile e femminile, dalla biancheria intima alle scarpe, applicato su due tele “sporcate di colore”. Poi passa al cemento realizzando superfici dalle quali sporgevano in avanti tubi di ferro, rubinetti e altri oggetti metallici. Dopodiché spariscono i tubi e compaiono fiori, erba, paglia, fascine di legno, rami d’albero. Alcuni di questi lavori sono conservati nella collezione della BancaCommerciale, oggi Intesa Sanpaolo (Gallerie d’Italia). È verso la fine del 1959 che nascono le prime tele estroflesse. Sono ancora segnate da un gusto per la materia, dipinte con un impasto di cemento e colore che ne rendono ruvida la superficie. Ma la strada è imboccata. La strada che lo porterà piano piano a diventare un sapiente architetto della tela”, come lo ha definito Ennio Brion, grande collezionista e amico del Maestro. Se Fontana squarcia la tela per liberare l’arte e farla volteggiare nello spazio, Bonalumi la spinge verso l’alto, verso l’infinito. Entrambi però non intendono la tela come supporto,come luogo di rappresentazione, ma come superficie dalla quale emerge e si struttura la forma.

Nelle opere di Bonalumi la superficie della tela viene modellata grazie a un sistemadi supporti lignei (o più recentemente metallici) sottostanti. Un gioco fra sensibilità e astrazione, organico e geometrico, arricchito dalle stesure uniformi e quasi sempre monocrome del colore. “Agostino Bonalumi – spiega il critico Marco Meneguzzo che. Insieme a Fabrizio Bonalumi,  ha curato il monumentale Catalogo Generale del Maestro – appartiene a quella generazione che ha preso molto da Lucio Fontana, ma che è riuscita a dare il senso dello spazio in una maniera assolutamente moderna, così come avevano fatto i due suoi amici e sodali, Piero Manzoni ed Enrico Castellani, pur mantenendo ciascuno una propria e ben riconoscibile cifra espressiva. Bonalumi – continua Meneguzzo – ha trovato la chiave per dare un’immagine dell’arte strettamente aderente alla società che stava formandosi, aprendosi finalmente alla vera modernità, continuando a sperimentare fino alla fine dei suoi giorni”. Nel suo lavoro cambiavano spesso anche le tecniche e i materiali. Se varia la tecnica significa che anche i problemi sono mutati;mezzi e modi non sono indifferenti rispetto all’obiettivo”.

Agostino Bonalumi
Bianco, 1964,
tela estroflessa e acrilico, 100 x 150 cm.
Courtesy Galleria Mazzoleni

Opere di Agostino Bonalumi sono presenti in prestigiose collezioni pubbliche e private in tutto il mondo. Ha esposto alla Biennale di Venezia e di San Paolo del Brasile (1966), alla Biennale di Parigi (1968). Nel 1970 è presente con una sala personale alla Biennale di Venezia, dove tornerà nel 1986. Lo stesso anno è invitato alla Quadriennale di Roma.  Nel 1981 partecipa con Dorazio, Rotella e Santomaso alla mostra “Italian Art fourContemporary Directions” al Museum of Art di Fort Lauderdale in Florida. Nel 2001 gli viene conferito il Premio Presidente della Repubblica ed è allestita una sua personaleall’Accademia Nazionale di San Luca a Roma. Dello stesso anno è la presentazione, nell’ambito del progetto “Temi e Variazioni” per il Guggenheim Museum di Venezia, di alcune opere storiche e dell’imponente Ambiente Bianco. Nel novembre 2003 in occasione del Semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea ha partecipato alla mostra “Futuro Italiano” allestita nelle sale del Parlamento europeo a Bruxelles. Nel 2004 l’Institut Mathildenhöe di Darmstadt gli ha dedicato una grande antologica, con opere dal 1959 al 2003.

 

Bonalumi è stato uno dei protagonisti di “Visioni” la grande mostra internazionale realizzata nel 2005 con il patrocinio di Italcementi nella ex chiesa di Sant’Agostino a Bergamo. Nel 2006 viene nominato artista dell’anno dalla città di Cortina. La fedeltà a una concezione personale mai tradita lungo i vari momenti della ricerca percorre le linee guida di tutta l’esperienza artistica di Agostino Bonalumi. Dal 13 luglio al 30 settembre 2018, Palazzo Reale di Milano ospita la prima vera grande antologica nella sua città dal titolo Bonalumi 1958 – 2013. Curata da Marco Meneguzzo. Contemporaneamente ilMuseo del Novecento dedica  un focus al Maestro  “Spazio, ambiente, progetto”, su un aspetto non molto conosciuto della sua ricerca, quello che tra il 1967 e la fine degli gli anni Settanta lo condusse a pensare, progettare e creare opere ambientali, di dimensioni spesso notevoli.

Agostino Bonalumi
Courtesy Galleria Mazzoleni

Agostino Bonalumi  ( Vimercate 1935 – Monza 2013 )

Dopo aver compiuto studi di disegno tecnico e meccanico (dei quali andava fiero), tiene la sua prima personale nel 1956 alla Galleria Totti di Milano. Nel 1958 nasce il gruppo Bonalumi Castellani e Manzoni con una mostra alla Galleria Pater di Milano, alla quale seguiranno altre mostre a Roma, Milano e Losanna. Nel 1961 alla Galleria Kasper di Losanna è tra i fondatori del gruppo “Nuova Scuola Europea”. Arturo Schwarz acquista sue opere e nel 1965 presenta una mostra personale di Bonalumi nella sua galleria di Milano, con presentazione in catalogo di Gillo Dorfles. Nel 1966 inizia un lungo periodo di collaborazione con la Galleria del Naviglio di Milano che lo rappresenterà in esclusiva, pubblicando nel 1973 per le Edizioni del Naviglio un’ampia monografia a cura di Gillo Dorfles. Nel 1966 è invitato alla Biennale di Venezia con un gruppo di opere, e nel 1970 con una sala personale. Segue un periodo di studi e di lavoro nei paesi dell’Africa mediterranea e negli Stati Uniti dove si presenterà con una personale alla galleria Bonino di New York. Nel 1967 è invitato alla Biennale di São Paulo e nel 1968 alla Biennale dei Giovani di Parigi.

Ha realizzato opere di pittura-ambiente quali, nel 1967, “Blu Abitabile” per la mostra “Lo Spazio dell’Immagine”, a Foligno; nel 1968 “Grande Nero”, per una mostra personale al Museum am Ostwall di Dortmund; nel 1979, nell’ambito della mostra, curata da Francesca Alinovi e Renato Barilli, “Pittura Ambiente” a Palazzo Reale di Milano, l’opera “Dal giallo al bianco e dal bianco al giallo”, dove l’ambiente considerato attività dell’uomo, è analizzato come attività primaria e cioè psicologica, così come in “Ambiente Bianco – Spazio trattenuto e spazio invaso”, realizzato nel 2002 per la Fondazione Guggenheim di Venezia.

Nel 1980 a cura della Regione Lombardia è allestita, a Palazzo Te di Mantova, con la cura di Flavio Caroli e Gillo Dorfles, un’ampia rassegna che illustra l’intero arco della sua opera. L’accademia Nazionale di San Luca ha conferito ad Agostino Bonalumi il “Premio Presidente della Repubblica” 2001 per la scultura. Nell’occasione viene presentata una mostra retrospettiva dell’artista nelle sale dell’Accademia, accompagnata da una monografia a cura di Achille Perilli.

Agostino-Bonalumi
Rosso-2008
tela-estroflessa e acrilico-160-x-110-cm
collezione privata Milano

Si è occupato di scenografia realizzando nel 1970 per il Teatro Romano di Verona scene e costumi per il balletto “Partita”, musica di Goffredo Petrassi, coreografia di Susanna Egri; e nel 1972 per il Teatro dell’Opera di Roma le scene e i costumi di “Rot”, musica di Domenico Guaccero, coreografia di Amedeo Amodio.

Ha realizzato libri d’artista per le Edizioni Colophon, Belluno e per le Edizioni Il Bulino, Roma ed ha pubblicato raccolte di poesie per la stessa Colophon, per Book Editore e per le Edizioni PoliArt. Nonostante una malattia con cui convive ormai da tempo, Bonalumi prosegue e lavora con assiduità sviluppando la sua ricerca fino agli esiti degli ultimi anni. Porta anche a compimento la realizzazione di un ciclo di sculture in bronzo su progetti risalenti alla fine degli anni ’60.

Bruxelles, Mosca, New York, Singapore sono alcune delle capitali mondiali che ospitano sue personali nell’ultimo periodo di attività. Nell’estate del 2013 collabora con entusiasmo alla realizzazione di una sua importante mostra a Londra di cui, purtroppo, non arriverà a vederne l’apertura. Agostino Bonalumi muore a Monza il 18 settembre 2013. Solo una settimana prima era al lavoro nel posto in cui si sentiva meglio al mondo: il suo studio.

Dal 13 luglio al 30 settembre 2018, Palazzo Reale di Milano ospita la prima antologica nella sua città dal titolo Bonalumi 1958 – 2013. Curata da Marco Meneguzzo. Contemporaneamente il Museo del Novecento dedica un focus al Maestro  “Spazio, ambiente, progetto”su un aspetto non molto conosciuto della sua ricerca, quello che tra il 1967 e la fine degli gli anni Settanta lo condusse a pensare, progettare e creare opere ambientali, di dimensioni spesso notevoli.

Mercato: La punta massima è stata toccata nel 2014-2015 con quotazioni record nelle aste e nelle fiere internazionali. Successivamente ( come è avvenuto anche per altri grandi maestri italiani) è iniziata una pausa di riflessione con un salutare consolidamento delle quotazioni che tuttavia, negli ultimi mesi, hanno ripreso un tonico e costante vigore. Oltre 1500 le sue opere, delle varie tipologie, passate in asta con una percentuale di venduto intorno al 70% e un fatturato (solo nelle aste) che nel 2017 ha sfiorato i 4 milioni di euro. Secondo l’indice Artprice, 100 euro investiti in un’opera di Bonalumi nel 2000 oggi valgono oltre 1.100 euro.

Gallerie: La sua galleria di riferimento è Mazzoleni con sedi a Torino e Londra ma i suoi lavori vengono venduti anche da prestigiose gallerie italiane e internazionali.

Prezzi: per le opere storiche (anni ’60 e primi anni ’70) si parte da oltre 100 mila euro fino a superare i 500 mila euro. Per i lavori più recenti ( dal 2000 in poi) si va da circa 50-70 mila a oltre 200 mila euro. Le raffinate “carte” prodotte da Maestro si possono acquistare con un investimento che parte da 8-10 mila fino a superare i 20 mila euro, a seconda del periodo, della tecnica e delle dimensioni.

Top price in asta:  “Bianco” 1966, tempera vinilica su tela estroflessa 121 x 196 x 26 cm.  è stato battuto da Sothebys  a Londra, nell’ottobre 2014, a 783.814 euro (diritti compresi) oltre il doppio della stima. L’anno successivo sempre da Sotheby’sBlu” 1967, tempera vinilica su tela estroflessa 185 x168 x 25 cm. ha fatto fermare il marello del banditore a 523.399 (sempre con i diritti). Nel 2016, stavolta da Christie’s Londra, “Ambiente Bianco”1967, acrilico su tela estroflessa 289,5  x 419  x 31 cm è passato di mano a 472.715 euro (diritti compresi)

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