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BORSE ULTIME NOTIZIE – Mercati azionari tutti in rosso dopo la stretta di Fed e BoE ma Unicredit vola

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​​Sotto una raffica di aumenti di tassi d’interesse da parte delleBanche centrali (dalla Fed, alla BoE, alla Svizzera) si piegano oggi le Borse europee che chiudono la seduta in calo, aggravando le perdite nel pomeriggio dopo l’avvio debole di Wall Street.

Influisce negativamente sull’umore la guerra in Ucraina, mentre l’Europa si prepara a varare nuove sanzioni contro la Russia. Scende poi a un “basso record” mai registrato la fiducia dei consumatori, secondo i dati della Commissione europea: -3,8 punti nell’area euro, -3,5 punti nella Ue. A quota -28,8 punti nell’area euro e -29,9 punti nella Ue.

L’euro-dollaro è sotto i 99 centesimi. Il petrolio risale parzialmente, con il Brent oltre i 90 dollari. Gas in area 180 euro MWh.

Borse europee in rosso; la Svizzera chiude l’era dei tassi zero nel continente

Piazza Affari dopo aver resistito alle vendite nel corso della mattinata grazie agli acquisti sulle banche (Unicredit +5,32%), cede alla fino l’1,07% arretrando a 21.799 punti base. Il bilancio di giornata è più grave alla Borsa di Parigi -1,87%, Francoforte -1,86%, Amsterdam -1,85%, Madrid -1,27%. 

Fuori dalla zona euro Londra perde l’1,16% e Zurigo segna -1,26%. Oggi anche la Svizzera si è allineata al trend generale e ha varato un maxi aumento di 75 punti base, che ha posto fine all’era dei tassi zero in Europa.

Rimbalza Mosca, nonostante il fuggi fuggi di molti russi dopo il discorso di Putin di ieri.

Banche centrali a gamba tesa 

A calamitare l’interesse ieri e oggi sono state le banche centrali, che non si sono fatte scrupolo di intervenire a gamba tesa per frenare l’inflazione. Ieri la Fed ha deciso il quinto aumento del costo del denaro, terzo consecutivo di 75 punti base e soprattutto ha chiarito che non si fermerà. La previsione è ora che i tassi raggiungeranno il 4,4% (valore mediano) alla fine del 2022, mentre a giugno la proiezione era al 3,4%. Il tutto nonostante l’attesa di un brusco calo della crescita dell’economia a stelle e strisce.

Oggi a muoversi sono stati altri istituti centrali tra cui: la banca svizzera; la banca norvegese, che la alzato i tassi di 50 punti base; la banca inglese che ha alzato il costo del denaro per la settima volta, con un ritocco di mezzo punto al 2,25%, massimo da 14 anni. Dal club dei falchi si è chiamata fuori ancora la banca del Giappone, che ha mantenuto la sua politica ultra accomodante. Le autorità nipponiche però sono intervenute ieri per sostenere lo yen, in caduta libera contro dollaro. 

Sul tema tassi si registra in Europa la determinazione Isabel Schnabel, del Comitato esecutivo della Bce, che ha ribadito la necessità di una politica restrittiva con l’intento di fermare l’inflazione nonostante la stagnazione economica del blocco. Un nuovo aumento è atteso a ottobre, ma ancora non si può dire di che entità. “Attualmente – ha detto la banchiera alla testata tedesca T-online – non presupponiamo una recessione, ma piuttosto un’economia stagnante”. La situazione in Germania, però “è purtroppo peggiore”, a causa “della forte dipendenza dal gas russo. Una recessione è potenzialmente  inevitabile”.

Titoli di Stato: si allarga l’inversione delle curva negli Usa. Stabile lo spread in Italia

Le scelte della Fed pesano sui T-Bond, che vedono prezzi in ribasso e rendimenti in rialzo. Peggiora poi l’inversione della curva dei rendimenti Usa tra titolo a due anni (ai massimi dal 2007) e titolo a 10 anni, un evento che potrebbe precedere una recessione. 

Chiude in verde invece il secondario italiano, con tassi in lieve aumento: lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata arretra a 219 punti base (-2,42%), mentre i rendimenti sono rispettivamente a +4,17% (da 4,13% ieri) e +1,98% (da 1,89%).

Unicredit superstar a Piazza Affari 

Sono solo otto le blue chip in progresso oggi, quasi tutte banche. Unicredit è la regina, in un comparto, quello ben intonato grazie alla prospettiva di maggiori guadagni dopo la svolta delle banche centrali. Il titolo, sospeso in volatilità in mattinata, si è impennato dopo le parole dell’amministratore delegato, Andrea Orcel, che ha anticipato un aumento delle stime sul 2023 alla presentazione dei conti del terzo trimestre. La banca, ha detto Orcel, dovrebbe raggiungere “tutti i target anche in caso di una lieve recessione” e, se ci dovesse essere una grave recessione, sarebbe comunque pronta “ad affrontare ogni shock e ad avere performance migliori della media dei competitor”.

Insieme alle banche si apprezzano anche titoli del risparmio gestito. Nell’insieme salgono Finecobank +4,78%, Bper +3,34%, Banco Bpm +1,99%, Intesa +0,84%, Banca Mediolanum +0,75%. Il settore oil rialza la testa con Saipem, +3,21%, dopo le recenti perdite.

Consolida i guadagni Leonardo +0,07%, con la guerra in Europa che si aggrava.

Le vendite sono state massicce su titoli della salute come Diasorin -6,55% e Recordati -4,75%.

Arretra Stm, -5,99%, in scia alle perdite del Nasdaq di ieri e di oggi. Male il lusso, allarmato da una possibile contrazione economica: Moncler -5,91%.

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