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Borse, tregua di Natale e Moncler nel mirino di Gucci

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Donald Trump, offeso per uno scherzo del premier canadese Justin Trudeau, ha disertato la conferenza stampa di chiusura del vertice della Nato. I mercati, che temevano sorprese ben peggiori, tirano un sospiro di sollievo. Nonostante relazioni diplomatiche sempre più tempestose tra i Grandi, si profila un finale d’anno positivo per i listini, in vista della firma sul primo, seppur parziale, accordo sui dazi tra Usa e Cina. Pare che sia tutto pronto e ci siano solo da decidere i dettagli del luogo e della data: molto probabilmente non si andrà oltre il 15 dicembre, per evitare di dover fare marcia indietro sui dazi che dovrebbero entrare in vigore quel giorno.

Salgono in questa cornice i listini asiatici: il Nikkei di Tokyo avanza dello 0,8%, Hang Seng di Hong Kong +0,4%, Shanghai Composite +0,4%. La Borsa di Singapore guadagna lo 0,5%, quella di Taipei lo 0,6%. Indice S&P ASX 200 di Sidney +1%. Segue una rotta opposta solo il mercato azionario della Corea del Sud: -0,3%. Piatti i futures sull’indice S&P 500.

In salita ieri gli indici dei mercati Usa: Dow Jones +0,53%, S&P 500 +0,63%, Nasdaq +0,54%.

Alphabet (+1,9%) saluta in rialzo i due freschi pensionati miliardari, Sergej Brin e Larry Page.

Il petrolio Brent è poco mosso a 63 dollari il barile, dopo la chiusura in forte rialzo (+3%), da ricondurre anche al forte calo delle scorte strategiche di greggio degli Stati Uniti. Riflettori su Vienna, dove oggi e domani si riunisce l’Opec

Il ministro dell’energia dell’Oman, all’arrivo nella capitale austriaca, ha detto che i paesi aderenti al cartello, più gli alleati, concordano sul prolungamento dei limiti alla produzione già in vigore. JP Morgan afferma che nel vertice sarà affrontato il tema della disciplina dei membri: l’Arabia Saudita e gli altri paesi leader intendono mettere sotto accusa soprattutto l’Iraq, tra quelli che negli ultimi mesi ha pompato di più. Non ci sarà probabilmente il varo di una nuova stretta sulla produzione.

MILANO TORNA SOPRA QUOTA 23 MILA

Contrordine. Anche le Borse europee hanno invertito la direzione di marcia dopo che, già in mattinata, Bloomberg aveva riacceso le speranze sulla firma dell’accordo sui dazi tra Cina e Stati Uniti e messo in secondo piano i dazi Usa minacciati verso la Francia. Facile prevedere che non mancheranno altri colpi di scena, come piace a Donald Trump, ma i mercati del Vecchio Continente, stressato da quattro sedute al ribasso, ringraziano lo stesso.

Milano riconquista quota 23 mila. L’indice chiude a 23.034 punti con un rialzo pari all’1,31%.

Effervescente il resto dell’Eurozona. Francoforte avanza dell‘1,17%, Madrid +1,47%.

Parigi +1,27%. Per ora non spaventa la minaccia dei dazi Usa. Ma a gelare il buonumore sono stati i dati di Orange: -4,45% dopo l’annuncio di un dividendo deludente.

STERLINA IN VOLO, IL MERCATO VOTA JOHNSON

Più arretrata Londra, +0,38%, condizionata dal volo della sterlina, 0,846 nei confronti dell’euro, galvanizzata dai sondaggi che attribuiscono un largo margine di vantaggio a Boris Johnson.

Scende lo spread a 160 punti (-4,11%) a fronte di un rendimento del Btp decennale in calo a 1,28% (- 3 punti base). Il Tesoro ne approfitta per lanciare per giovedì un buy back su Btp, Ctz e due emissioni di Btpei.

MES: BRUXELLES ACCETTA UN RINVIO, MA NON CAMBIA

L’attenzione politica resta concentrata sulla questione della riforma del meccanismo del patto di Stabilità. L’unione Europea va avanti perché, come anticipato dal presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno, l’intesa politica sul fondo Salva Stati è ormai stata concordata. Ma la firma slitta a gennaio, così che l’Italia avrà più tempo per proporre modifiche.

Il governatore Ignazio Visco ha difeso alla Camera la riforma, che è un “passo nella giusta direzione”, anche perché ha introdotto un supporto essenziale al fondo di risoluzione unico per le crisi bancarie. Per il resto “la riforma non cambia la sostanza del Trattato attualmente in vigore”, aggiunge Visco: “Il trattato prevede l’esclusione di qualsiasi automatismo nelle decisioni circa la sostenibilità dei debiti pubblici e questo è una conferma importante perché “il solo continuare a parlare di ipotesi di ristrutturazione esporrebbe a rischi enormi”.

CARRARO FORNIRÀ GLI ASSALI AI FUORISTRADA INEOS

La prima pagina del racconto di Piazza Affari va riservata ad una Pmi di talento: Carraro, +14%. La società ha firmato un contratto di fornitura di assali da 420 milioni di euro per il nuovo fuoristrada 4×4 Grenadier di Ineos Automotive, che entrerà nel mercato nel 2021 dotato di un motore Bmw. Un grande colpo per un’azienda finora nota solo nel campo dei trattori e delle macchine movimento terra.

NOIE FISCALI PER FCA: IN BALLO UNA MULTA DA 1,5 MILIARDI

Assai meno piacevole la notizia che riguarda Fiat Chrysler, ieri +0,9% a Milano, ma in calo in serata anche a Wall Street sulla notizia del contenzioso in atto tra la società ed il Fisco italiano. L’Agenzia delle Entrate ritiene che nel 2014, al momento della riorganizzazione di Fiat, con il cambio di nome e lo spostamento della sede legale in Olanda, ci sia stata una rilevante sottovalutazione degli attivi oggetto del trasferimento, in particolare di quelli con dimora negli Stati Uniti. Chrysler sarebbe stata pesantemente sottovalutata, in ragione di 5,6 miliardi di dollari, con conseguente super vantaggio fiscale: il rischio di esborso è di circa 1,5 miliardi di dollari.

RISIKO DEL LUSSO: I PIUMINI NEL MIRINO DI GUCCI

Oggi la notizia-bomba potrebbe riguardare il campione più vivace del made in Italy: Moncler è, secondo Bloomberg, in trattativa con Kering, la holding di controllo dei marchi che fanno caso al gruppo Pinault (tra cui Gucci). La società dei piumini, per effetto del +33% da inizio anno, capitalizza circa 10 miliardi di euro: Kering è sette volte più grande. Una eventuale acquisizione è condizionata al via libera del primo socio di Moncler, il presidente Remo Ruffini.

MOODY’S PROMUOVE LE BANCHE ITALIANE

Alla ribalta ieri anche le banche. Tra le migliori del comparto Banco Bpm (+3%), segue Ubi Banca (+2,5%). Riflettori ancora accesi su Unicredit (+1,92%).

L’indice Ftse delle banche italiane (+1,5%, 9.200 punti) ha accelerato al rialzo portandosi a ridosso dei massimi degli ultimi sei mesi. La performance è stata favorita dalla decisione di Moody’s di alzare l’outlook sul comparto da “negativo” a “stabile” sottolineando che anche nel 2020 i prestiti problematici (NPL) dovrebbero diminuire per il quinto anno consecutivo, mentre le condizioni di finanziamento miglioreranno e il capitale degli istituti rimarrà stabile. Il Vice President senior credit officer dell’agenzia, Fabio Ianno, ha però spiegato che il rapporto tra crediti e poste problematiche si attesta ancora intorno all’8%, livello più che doppio rispetto alla media UE (3%). Il giudizio migliorativo tiene pure conto della debolezza del quadro macroeconomico italiano. 

Nel risparmio gestito spiccano Banca Generali (+2,5%) e Azimut (+2,2%).

JP MORGAN PUNTA SU ATLANTIA: IL PREZZO ORA È BASSO

Colpo di reni di Atlantia: +2,4%, dopo aver perso oltre il 13% nelle ultime 10 sedute. Continua il pressing di Luigi di Maio per la revoca della concessione, ma il titolo recupera nel finale. Secondo JP Morgan (target 25 euro), il prezzo delle azioni già incorpora un aumento degli investimenti e del costo del capitale, oltre a un taglio delle tariffe. Sias +1,7%.

Nel comparto industriale si distingue anche Stm (+2,3%). Leonardo è salita dell’1,42% a 10,365 euro; Bank of America Merrill Lynch ha confermato la raccomandazione buy, alzando il prezzo obiettivo a 15 euro.

AIM, POSTE ADOTTA CASTA DIVA

Visibilia è balzata del 47,06%.

Casta Diva +6,99% in scia alla notizia che la società è tra le quattro aziende, in una rosa di 19 partecipanti, che si sono aggiudicate la gara indetta dal Gruppo Poste Italiane relativa alla pianificazione, ideazione, organizzazione e realizzazione di eventi di carattere aziendale, di allestimenti fieristici, mostre ed esposizioni per tutti i brand del Gruppo. L’accordo ha un valore complessivo di 25 milioni su base biennale.

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