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Borse, rally di fine anno: Nasdaq sopra 9mila, Milano +30% nel 2019

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Wall Street si congeda dal 2019 abbattendo un altro primato: ieri sera, per la prima volta, il Nasdaq ha superato quota 9mila punti, chiudendo a 9.022. Non sono stati da meno l’indice S&P 500 (+0,51%) e il Dow Jones (+0,37%), entrambi ai massimi. Ha dominato la scena Amazon (+4,4%), sull’onda dei risultati delle vendite tra novembre e dicembre: secondo Mastercard, i consumi dalla festa del Ringraziamento a Natale sono saliti del 19% rispetto ad un anno fa grazie al boom degli acquisti online: la società di Jeff Bezos, da sola, occupa il 14,6% del mercato.

Stesso copione stamane per le borse asiatiche, vicine ai massimi degli ultimi 18 mesi. Tokyo si congeda dal 2019 con un progresso del 20%, il risultato migliore dal 2013, nonostante la frenata dell’industria a novembre. In salita anche le Borse cinesi (+0,6%) e Hong Kong (+1,1%). Gli utili delle industrie della Cina sono saliti del 5,4% in novembre, primo rialzo dopo tre mesi consecutivi di ribasso.

SALE IL PETROLIO, ORO AI MASSIMI DAL 2010

A galvanizzare i listini sono state anche le conferme, sia da parte Usa che della Cina, sulla prossima firma dell’accordo sui dazi e l’andamento positivo del mercato del lavoro americano.

In salita anche il petrolio: a 67,79 dollari al barile il brent, +0,9% ai massimi da settembre. Negli Stati Uniti le scorte di greggio dovrebbero essere scese questa settimana di 1,5 milioni di barili.

L’oro (+0,8% a 1.513 dollari) è al quinto giorno consecutivo di rialzo. Su questi livelli di prezzo, il metallo giallo si accinge a chiudere la miglior settimana degli ultimi quattro mesi e il miglior anno dal 2010.

Frenano i T bond, tradizionale rifugio nelle fasi più agitate: il decennale tratta a 1,89% (+7 punti base). 

ARRIVA IL MILLEPROROGHE, SCONTRO SU ATLANTIA

Facile prevedere una chiusura Toro anche per i mercati europei.

Piazza Affari, su del 29,9% da inizio anno, deve comunque fare i conti con le fibrillazioni della politica. Oggi dovrebbe essere consegnato al Quirinale il testo del decreto Milleproroghe, in attesa della conversione in legge che si annuncia complicata, perché manca l’accordo sulle concessioni autostradali e Atlantia minaccia ricorsi miliardari.  

LE BORSE MONDIALI VALGONO 90.000 MILIARDI

I mercati si avviano così a congedarsi da un 2019 dorato. Secondo i calcoli di Deutsche Bank, il valore delle Borse mondiali è cresciuto nell’anno di 17 mila miliardi di dollari, per un valore che si avvicina ai 90.000 miliardi. Non fa eccezione Piazza Affari, che oggi riapre i battenti dopo il Natale, con un progresso da inizio anno del 29,90%. Ma, nell’attesa della classifica finale del 2019, gli osservatori si sono concentrati anche su altri numeri.

Reuters rileva che, al contrario di quanto previsto all’inizio del decennio, i mercati emergenti sono stati il fanalino di coda delle classifiche: l’indice emerging markets ha registrato un guadagno del 15% contro il 104% dell’indice globale. In fondo alla lista Grecia, Turchia e Repubblica Ceca. Tra i migliori Thailandia, Filippine e Taiwan.

COBALTO, NICKEL E CAFFÈ NEL GUINNESS DEI PRIMATI

Non meno sorprendente il bilancio della sterlina, che chiude l’anno con un guadagno del 2,5% sul dollaro, la seconda miglior performance dell’anno.

Il Financial Times sottolinea le oscillazioni vertiginose del bond a 100 anni emesso dall’Austria nel 2017 al 2,1%. Nello scorso agosto, nel momento di maggior discesa dei rendimenti di mercato il titolo era sceso allo 0,9%, mentre la quotazione registrava un capital gain rispetto al valore dell’emissione superiore al 200%. Dopo la frenata degli ultimi mesi, il guadagno per il 2019 reta comunque sopra il 50%.

Di tutto rispetto il guadagno di chi ha puntato sui Bond di Atene: +23% nel corso dell’anno. I Bond decennali rendono oggi l’1,16%, meno dei Btp.

Tra le materie prime in forte ripresa il petrolio (+25%), più che dignitosa la performance. È stato l’anno del palladio che, con una performance superiore al 6%, ha battuto per la prima volta l’oro, balzando sopra i 2.000 dollari l’oncia. Il boom è legato alle marmitte catalitiche, ovvero alle norme antinquinamento approvate quest’anno.

Sulle montagne russe anche il nickel: +33% dopo aver superato il 70%. La febbre in questo caso è legata alla produzione di batterie per l’auto elettrica.

In grande evidenza anche il caffè (+27%), sotto la pressione delle gelate brasiliane che hanno colpito i raccolti.

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Categories: Finanza e Mercati