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Borse meno brillanti nella seconda metà 2023 consigliano portafogli difensivi: l’opinione di Fugnoli (Kairos)

Imagoeconomica

Un inverno turbolento ma il rendiconto è da infiocchettare: l’economia globale ha marciato meglio delle attese e ciò ha consentito di attenuare, almeno in parte, gli effetti negativi dell’inflazione, nonostante il perdurare del conflitto in Ucraina, il protezionismo e le crescenti tensioni con la Cina. “Questo grazie alla spinta propulsiva delle politiche ultra-espansive del 2020 e 2021 e alle politiche di normalizzazione fiscale e monetaria che l’Europa conduce da un anno insieme all’America”, spiega Alessandro Fugnoli, Strategist di Kairos, nell’ultima puntata del suo podcast al 4° piano.

Il mercato azionario a sua volta, dai minimi di ottobre, ha avuto un recupero ragguardevole. Infatti, come sottolinea lo strategist di Kairos, le borse europee sono salite del 12% e sono vicine ai massimi storici. “Deve essere finita la guerra in Ucraina, pensiamo. Ne traiamo conferma dal petrolio, sceso da 113 a 86 dollari e soprattutto dal gas naturale, che si è più che dimezzato, passando da 94 a 41. Anche gli indicatori macro sono buoni. Se l’eurozona ha visto il Pil crescere del 3.5% nel 2022 e se le stime per quest’anno sono di una crescita dell’1-1.5% vuol dire che non c’è stata la pesante recessione che si era seriamente temuta per l’inverno che è appena terminato”.

Eppure la pace in Ucraina sembra una meta lontanissima. E allora come sono possibili questi dati, nonostante il massiccio rialzo dei tassi d’interesse (più che sestuplicati negli ultimi 12 mesi sull’Euribor a tre mesi e raddoppiati sul Bund decennale)?

L’economia va meglio del previsto, per ora

Fugnoli sottolinea la difficoltà di fare previsioni in uno scenario di instabilità geopolitica, energetica, monetaria e fiscale. In ogni caso, il miglioramento della situazione si deve: “alla spinta propulsiva delle politiche ultra-espansive del 2020 e 2021 è stata in grado di sorreggere la crescita e le borse, nonostante la guerra, il protezionismo e le crescenti tensioni con la Cina, ancora di più di quanto si pensasse un anno fa”; e alle “politiche di normalizzazione fiscale e monetaria che l’Europa conduce da un anno insieme all’America sono state più attente a non compromettere la crescita rispetto alle intenzioni proclamate dalle stesse banche centrali”.

Ma c’è sempre un prezzo da pagare, ed è l’onda inflattiva. L’inflazione, sottolinea Fugnoli, “è stata molto più alta del previsto l’anno scorso ed è tuttora ben sopra i livelli che avremmo immaginato un anno fa”.

Inflazione ancora osservata speciale

Tutto bene, dunque, a parte l’inflazione? “Finora sì, come stanno confermando anche gli utili del primo trimestre che le società stanno pubblicando in questi giorni, anch’essi superiori alle stime grazie alla crescita e all’inflazione, che gonfia i ricavi nominali e gli utili. Anche la stretta creditizia, molto temuta dopo le crisi bancarie di marzo, appare per il momento circoscritta alle piccolissime imprese ed è più un fenomeno americano che europeo”.

Gli occhi di tutti sono ora puntati sulle prossime riunioni delle banche centrali (Fed e Bce) in programma a inizio maggio.

Fugnoli però avverte. “Non dobbiamo immaginare che la normalizzazione monetaria sarà così graduale e morbida da essere praticamente indolore. L’inflazione scenderà, ma sarà ancora abbastanza vivace da erodere il potere d’acquisto delle monete”. In poche parole l’economia rallenterà. “Inizialmente il rallentamento si avvertirà soprattutto nel mercato del lavoro, finora reso forte soprattutto dalle piccole e piccolissime imprese che, come abbiamo visto, avranno meno disponibilità di credito”.

Una “recessione” modesta all’orizzonte…

“Dal mercato del lavoro il rallentamento si allargherà all’insieme dell’economia al punto da provocare probabilmente, nella parte finale del 2023, una recessione. Questo deterioramento sarà molto lento e fino all’autunno sarà poco avvertibile”. Cosa significa per i mercati azionari? “Che la seconda metà dell’anno sarà meno brillante della prima. Certamente la discesa dell’inflazione e l’avvicinarsi di un ciclo di ribasso dei tassi d’interesse offriranno un sostegno, ma il ribasso dei tassi dovrà attendere l’anno prossimo oppure, se sarà quest’anno, coinciderà con l’apparire di una sia pur modesta recessione”.

E quindi cosa fare? Fugnoli consiglia di assumere nei portafogli, già nei prossimi tre mesi, un profilo gradualmente più difensivo.

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