Le preoccupazioni per le tensioni tra Israele e Iran infiammano i prezzi del petrolio, mentre tornano i timori per il gigantesco debito Usa destinato a salire se dovesse passere il disegno di legge in discussione al Congresso. Ciò si traduce in nuove vendite di Treasuries Usa e di dollari contro le principali valute, mentre a Wall Street la serie positiva dell’S&P500 si è interrotta ieri dopo sei sedute. Invece le borse asitiche sono più toniche e quelle europee sono viste aprire caute attorno alla parità.
Wall Street chiude in calo. Sotto pressione i Treasuries
Ieri i principali indici azionari hanno registrato un calo e l’indice S&P 500 ha interrotto una serie di sei giorni di guadagni, mentre i rendimenti dei titoli del Tesoro Usa a più lunga scadenza sono leggermente aumentati, a causa delle preoccupazioni relative all’aumento del debito e del deficit del governo degli Stati Uniti, una situazione resa ancora più precaria dal disegno di legge in discussione al Congresso di riduzione delle tasse. Trump ha spinto i suoi colleghi repubblicani al Congresso a unirsi a sostegno del disegno di legge, ma ha faticato a convincere una manciata di oppositori al pacchetto, che tra l’altro estenderebbe i tagli fiscali del 2017 previsti dal suo primo mandato. Moody’s Investors Service ha declassato il rating del credito statunitense nella tarda serata di venerdì, alimentando i timori sul carico di debito del Paese.
Il Dow Jones Industrial Averageè sceso dello 0,27%, a 42.677,24. L‘S&P 500 è sceso dello 0,39%, a 5.940,46 e il Nasdaq Composite è scivolato dello 0,38%, a 19.142,71.
Il rendimento del benchmark dei titoli di Stato statunitensi a 10 anni è aumentato di 0,2 punti base, al 4,477%. Il rendimento dei titoli a 30 anni è aumentato di 2,3 punti base, al 4,965%. Lunedì ha toccato il 5,037% nelle contrattazioni intraday, il livello più alto da novembre 2023. Ma soprattutto preoccupa il fatto che gli strategist di Wall Street, da Goldman Sachs Group Inc. a JPMorgan Chase & Co., stanno alzando le loro previsioni sui rendimenti. Tra le posizioni più importanti figurano quelle che vedono il rendimento decennale testare il 5%, dice Bloomberg.
Salgono le Borse della Cina, lo yen penalizza il Nikkei di Tokyo
In Cina, le borse non si curano della debolezza dei listini Usa e si muovono invece al rialzo. L’indice Hang Seng di Hong Kong guadagna lo 0,5%, Shenzhen +0,8%. Taiex di Taipei +1,1%. Prosegue la corsa di Catl, il colosso cinese leader mondiale delle batterie per e-car, che segna un rialzo dell’8,43%. Ieri, 20 maggio, all’esordio sul listino dell’ex colonia britannica nell’ambito della sua Ipo secondaria, il gruppo di Ningde, nella provincia di Fujian, ha registrato un balzo del 16,43%, dopo massimi intraday a ridosso del 20 per cento. Sempre a Hong Kong, le azioni della BYD Co. sono salite a un livello record, espandendo il loro premio rispetto a quelle scambiate sul continente al livello più alto di sempre. Le azioni hanno guadagnato fino al 4,4% , sostenute dal sentimento positivo che circonda il debutto di successo della contemporanea Amperex Technology Co. Secondo i dati elaborati da Bloomberg, il titolo ha ora un premio di oltre il 5% rispetto alle azioni quotate a Shenzhen, al netto della conversione valutaria.
Gli strategist di Morgan Stanley dicono che i bassi tassi di interesse e il probabile indebolimento del dollaro sostengono le loro previsioni di un rialzo del 6% dell’indice Topix di Tokyo, del 5% per l’indice MSCI Asia-Pacifico ex Giappone e del 3% per l’MSCI EM. La banca d’affari raccomanda di posizionarsi sulle società che più beneficiano della domanda interna e sulle riforme. Le azioni delle case farmaceutiche cinesi estendono il rally innescato dall’accordo in cui Pfizer pagherà a 3SBio, 1,25 miliardi di dollari in anticipo per comprare la licenza fuori dalla Cina di un farmaco antitumorale sperimentale. Secondo gli strategist di Goldman Sachs, nel primo trimestre gli hedge fund statunitensi hanno ridotto le posizioni nei “Magnifici 7” di Wall Street e hanno aumentato l’esposizione agli ADR cinesi.
Invece in Giappone, l’indice Nikkei di Tokyo perde lo 0,3%. Lo yen si rafforza a 143,8 su dollaro e il tasso di rendimento del titolo di stato a dieci anni si porta sui massimi delle ultime sette settimane, a 1,51%. La crescita delle esportazioni giapponesi è rallentata a causa dell’inasprimento delle misure tariffarie da parte degli Stati Uniti. Le spedizioni verso l’estero sono aumentate del 2% ad aprile rispetto all’anno precedente, rallentando rispetto al 4% di marzo, ha riferito stamane il Ministero delle Finanze. Il dato è di poco sotto la stima mediana degli analisti. Le importazioni sono scese del 2,2%, guidate da carbone e petrolio greggio. La bilancia commerciale giapponese ha registrato un deficit di 115,8 miliardi di yen (797 milioni di dollari) dopo due mesi in attivo. In particolare, le esportazioni giapponesi verso gli Stati Uniti sono diminuite dell’1,8%, per effetto della flessione dei segmenti automobili e macchinari per l’edilizia. Ad aprile lo yen si è attestato su una media di 147,7 rispetto al dollaro USA, il 2,6% più forte rispetto a un anno prima.
Dollaro in calo sulle principali controparti. Attesa per il G7
Intanto continuano le vendite di dollari mentre i trader guardano al vertice del G7 alla ricerca di segnali che l’amministrazione Trump stia puntando a un indebolimento del dollaro statunitense. Anche il Bloomberg Dollar Spot Index cala dello 0,4%, segnando il terzo giorno consecutivo di calo. I principali beneficiari sono stati ancora una volta lo yen, valuta rifugio, e il franco svizzero, così come l’euro, che ha toccato i livelli più alti delle ultime due settimane, nonostante i rendimenti dei titoli del Tesoro Usa siano in aumento anche nelle ore asiatiche. L’aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro solitamente sostiene il dollaro, soprattutto nei confronti dello yen, ma tale correlazione si è indebolita nell’ultimo mese, poiché le manovre commerciali irregolari del presidente degli Stati Uniti Donald Trump hanno sconvolto i mercati globali e scosso la fiducia degli investitori nelle attività statunitensi, dicono gli strategist.
Petrolio in salita sulle nuove tensioni tra Israele e Iran
I prezzi del petrolio sono balzati di oltre l’1% dopo le notizie secondo cui Israele starebbe preparando un attacco agli impianti nucleari iraniani, alimentando il timore che un conflitto possa compromettere la disponibilità di approvvigionamento nella principale regione produttrice del Medio Oriente. Tra l’altro, secondo il Times, il Regno Unito è pronto a imporre sanzioni a esponenti del governo israeliano dopo aver sospeso i negoziati su un accordo di libero scambio con Israele per il blocco degli aiuti nella Striscia di Gaza e l’espansione delle operazioni militari nell’enclave palestinese.
I future sul Brent per luglio sono saliti di 97 centesimi, pari all’1,5%, a 66,35 dollari al barile alle 03:30 GMT. I future sul greggio West Texas Intermediate statunitense per luglio sono saliti di 96 centesimi, pari all’1,6%, a 62,99 dollari. Il contratto WTI di giugno è scaduto martedì a 62,56 dollari.
Nuove informazioni ottenute dagli Stati Uniti suggeriscono che Israele si sta preparando a colpire gli impianti nucleari iraniani , ha riferito la Cnn, citando numerosi funzionari statunitensi a conoscenza della questione. Non è chiaro se i leader israeliani abbiano preso una decisione definitiva, ha aggiunto la Cnn, citando i funzionari.
Borse europee viste aprire caute sulla parità. A Piazza Affari occhio a Unicredit e Eni
Le borse europee sono attese aprire con cautela sulla parita sulla base del -0,09% dei futures sull’eurostoxx50. Ieri le azioni europee hanno chiuso vicino ai massimi delle nove settimane, con le società di servizi di pubblica utilità e telecomunicazioni a guidare i guadagni. L’indice paneuropeo STOXX 600 è salito dello 0,73%.
Regno Unito. L’inflazione è aumentata più del previsto, raggiungendo il tasso più alto in oltre un anno, poiché le famiglie sono state colpite da una serie di aumenti dei prezzi durante quello che è stato definito “un aprile terribile” dai media britannici. Gli aumenti dei prezzi di energia, acqua e altri prezzi amministrati hanno spinto l’inflazione al 3,5% dal 2,6%, ha comunicato stamane l’Ufficio Nazionale di Statistica. Si tratta di un dato superiore al 3,4% previsto dalla Banca d’Inghilterra e al 3,3% previsto dagli economisti. L’inflazione dei servizi , monitorata attentamente dalla Banca d’Inghilterra per individuare segnali di pressioni sui prezzi sottostanti, è accelerata dal 4,7% al 5,4%. La banca centrale si aspettava un tasso del 5%.
Marks & Spence, che è stata colpita da un costoso attacco informatico un mese fa renderà noti i dati di bilancio. Secondo gli analisti, l’attacco a M&S, che ha 141 anni, è probabilmente già costato oltre 60 milioni di sterline (81 milioni di dollari) di mancati profitti. Il rapporto di mercoledì fornirà dettagli sull’attacco, che ha spinto il rivenditore a sospendere gli ordini online.
Mediobanca. Il Ceo di Mediobanca Alberto Nagel presenterà il piano di acquisto di Banca Generali agli azionisti che aderiscono all’accordo di consultazione sull’11,9% il 4 giugno, in vista dell’assemblea dei soci del 16 giugno chiamata a deliberare sull’operazione. Lo riferisce una fonte a conoscenza della situazione.
BPER. Il 4% del 9% che JP Morgan ha in Bper potrebbe fare capo a UniCredit, scrive Il Sole 24 Ore citando fonti finanziarie e il no comment della banca guidata da Andrea Orcel.
Banco BPM. Morgan Stanley alza il target price a 11,8 euro.
Eni. La compagnia petrolifera malese Petronas intende includere progetti di petrolio e gas nel bacino indonesiano di Kutai nella sua prevista joint venture con Eni.
Snam punta a investire in impianti di rigassificazione e importazione di gas naturale liquefatto (gnl) esistenti fuori dall’Italia nell’ambito dei suoi piani di espansione, ha detto Elio Ruggeri, direttore esecutivo LNG, alla World Gas Conference di Pechino. La società ha collocato con successo la sua prima emissione obbligazionaria in dollari statunitensi, in formato Sustainability-Linked multi-tranche, per complessivi 2 miliardi di dollari
TIM. HSBC alza il target price.
Unicredit. Morgan Stanley alza il target price a 62 euro. I clienti della filiale russa di UniCredit non potranno più inviare dollari Usa fuori dalla Russia dopo il 6 giugno, si legge in una nota inviata dalla banca ai clienti.