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Borse in altalena ma lo spread scende. Le banche fanno ancora paura

MILANO, LA PAURA CORRE SUL FILO DELLO SPREAD. BANCHE DI NUOVO NELLA BUFERA, CROLLA FONSAI

L’Asia chiude in rosso la settimana finanziaria che ha visto il ritorno della paura sui listini. A movimentare il quadro ci ha pensato la Sung Hun Kai Properties, la seconda immobiliare di Hong Kong, terra dell’ultima bolla del mattone: il presidente è stato arrestato ieri per corruzione, il titolo è preciptato del 12%, A Tokyo l’indice Nikkei perde lo 0,47%. Dopo pesanti ribassi, finale positivo per la Borsa di Shanghai +0,4 per cento.  

Quasi a sorpresa, dunque, l’Orso ha ripreso a graffiare. Anzi, a lacerare i brandelli del listino italiano, il più colpito dall’ondata di ribassi. A Milano, l’indice FtseMib ha chiuso in ribasso del 3,3%. Sono scese anche le altre Borse, ma con flessioni meno pesanti:  Londra -1,1%, Parigi -1,4%, Francoforte -1,7%. 

Anche a Wall Street gli indici sono in calo, ma con ribassi contenuti, anche perché gli ultimi dati macroeconomici di oggi sono confortanti: il Pil americano del quarto trimestre 2011 è salito del 3%, in linea con le attese degli economisti. Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione della settimana scorsa sono scese a 359mila, il minimo dall’aprile 2008, da 364 mila della settimana precedente.  Fra le blue chip di Wall Street, soffrono le banche: Bankof America  -1,4%, JPMorgan -1,2%, Citigroup  -1,4%. 

Perché questo capitombolo? Torna a farsi sentire la paura per un rallentamento dell’economia mondiale ed è ricomparso lo spettro del rischio del debito pubblico per la Zona euro. Al proposito, alla vigilia del vertice Ue che dovrà decidere l’entità delle munizioni finanziarie per fronteggiare nuove crisi, Standard & Poor’s ha avvertito che la Grecia potrebbe essere costretta a una nuova ristrutturazione del debito. Continua a riecheggiare dagli Usa il monito del presidente della Fed, Ben Bernanke: la ripresa Usa non è “garantita”.

Puntuale, il termometro dello spread torna a segnalare lo stato febbrile del debito del Sud Europa: il rendimento del Btp a 10 anni è salito di 12 punti base al 5,18%, lo spread con il Bund si è allargato a 340 punti base, a dimostrazione che l’Italia resta l’osservato speciale delle tensioni dell’area euro.

Intanto, nella santabarbara dei titoli bancari, è esplosa la mina di MontePaschi -10,44% nel giorno della presentazione dei conti a fine 2011. La frana di Rocca Salimbeni (non spaventa la pulizia di bilancio, semmai i deludenti conti della gestione industriale)  trascina giù Banca PopMilano -10%. Unicredit ha chiuso in ribasso del 5,8%, segue Intesa -5,3%, Banco Popolare -7,4%, Ubi 6,5%, e Banca Popolare dell’Emilia -6,3%. Cade anche Generali -4,5%. Assai più drammatica la discesa di PremafinFondiaria Sai crollate in ribasso del 14%, Unipol -3%.

Tutte le blue chip del listino milanese sono finite in netto ribasso, con l’eccezione di Finmeccanica salita del 2,9% dopo che ieri il management ha presentato agli analisti le prospettive di rilancio del gruppo per il 2012 e il 2013. Nel settore auto, sotto tiro in tutta Europa (-2,6% l’indice settoriale), Fiat è scesa del 2,4%, Fiat Industrial -2,7%, Pirelli -1,6%.

Operazione pulizia per 7,3 miliardi, conti in rosso per 4,7. Si può sintetizzare così il bilancio 2011 di Telecom Italia –2,65% che comunque si chiude con la distribuzione di un dividendo pari a 4,5 centesimi per ogni ordinaria e di 5,4 centesimi per le risparmio. Il cda ha voluto procedere alla svalutazione di parte dell’avviamento formatosi a seguito delle operazioni delle gestioni passate  (Olivetti e Telecom Italia tra il 1999 e il 2003, riacquisto delle minorities Tim nel 2005). Dal punto di vista industriale il calo in Italia (fatturato -5,2%) è stato ampiamente compensato dalla crescita del Brasile (ceh vale ormai il 24,% del gruppo) e dell’Argentina (il 10,7%). Il giro d’affari complessivo ammonta a 29,9 miliardi, l’indebitamento è ridotto a 30,4 miliardi.

Impregilo è scesa dell’1,1% nonostante i venti di guerra per il controllo: il gruppo Gavio abbia detto di non escludere il lancio di un’Opa per assicurarsi il controllo della società. In ribasso Ferragamo -3,7%, dopo che Deutsche Bank ha tagliato la raccomandazione a “hold” da “buy”.

Per la prima volta dopo molti anni la posizione finanziaria nella del gruppo Prada è in attivo di 15,8 milioni. E’ questa la principale novità del primo bilancio dopo la quotazione del gruppo ad Hong Kong. Altri dati di quello che per Patrizio Bertelli è stato “il miglior esercizio di sempre”: fatturato 2,55 miliardi (+24,9%); utile netto 431,9 milioni (+72%), margine operativo lordo 759,3 milioni (+41,7%).

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