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Borse emergenti: partenza sprint nel 2022, India in testa

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Il Toro sembra aver deciso di prendersi una vacanza esotica, alla ricerca di nuovi terreni di caccia. È la sensazione che emerge da uno sguardo sui listini internazionali, in attesa di capire quanto robusta sarà la dieta antiinflazione da imporre ai mercati Usa, Nasdaq in testa, e a quelli della vecchia Europa. Nel frattempo, galoppano alcuni mercati emergenti, in linea con alcune sorprese in arrivo dall’economia-mondo. La più singolare riguarda la Borsa di Ulan Bator, che ha festeggiato i trent’anni di attività dopo la caduta dell’egemonia sovietica con un impressionante rialzo del 132,7 per cento nel 2021. Una performance che, a dimostrare come il popolo dei mercati abbia pulsioni simili ad ogni latitudine, ha avuto origine dai generosi sostegni alla popolazione a fronte del lockdown.

In Mongolia, come a Wall Street, il fenomeno ha favorito la corsa verso la Borsa da parte di un pubblico nuovo, alle prime armi con il listino, disertato dai Big internazionali delle materie prime. Di qui il boom di Tumen Shivuut, leader della produzione di uova, salito di quattro volte, seguito da Apu (bibite) e da Suu (latticini), titoli che hanno moltiplicato per tre il valore davanti a produttori di pellame ed a Gobi, premiata ditta del cachemire. Ora, commenta il Nikkei Times, l’autorevole testata giapponese che controlla il Financial Times, tocca alle grandi banche, attese alla prova del fuoco della quotazione. E lì si vedrà se la voglia di Borsa è in grado di resistere a una congiuntura che non si annuncia facile nemmeno per gli emergenti.

Difficile, insomma, che si rivedano certe performance: dietro la Mongolia spicca la corsa dello Sri Lanka e dell’Uzbekistan (entrambo oltre il 70%). E chissà come reagirà il Kase, la Borsa del Kazakistan, salita del 50% abbondante nel 2021, sotto la spinta dell’aumento dei prezzi del gas, una delle cause delle proteste della scorsa settimana. Come nota David Rees di Schroders, “non c’è modo di sfuggire al fatto che la crescita economica dei mercati emergenti sarà più lenta nel 2022. La domanda di beni manufatti probabilmente si affievolirà nel corso di quest’anno; perciò, è improbabile che continuino i tassi stellari di crescita delle esportazioni visti durante il 2021. Ad esempio, se la ridotta attività del settore immobiliare portasse a una domanda più debole di materie prime come i metalli industriali, ciò colpirebbe le esportazioni delle economie dell’America Latina e dell’Africa sub-sahariana”.

Ma l’economia del mondo ha molte risorse, come dimostra l’avvio ruggente del 2022. Tra le novità più interessanti di inizio anno figurano i diffusi segnali di risveglio delle borse Emergenti. Il Brasile ieri ha chiuso in guadagno dell’1,8%, Mumbay è ormai a ridosso dei massimi storici, +6% da inizio anno, e anche Hong Kong è tra le borse migliori al mondo da inizio 2022 con un rialzo del 4,2%.

La Borsa indiana, in particolare, merita un occhio di riguardo visto l’interesse dei grandi operatori in uscita dal mercato cinese. Nel corso del 2021 la Borsa indiana ha attratto 40 miliardi di dollari, record assoluto, e realizzato Ipo per 15 miliardi (9,2 miliardi nell’anno precedente). Secondo Morgan Stanley, gli utili societari saliranno del 20% quest’anno (contro +42% nel 2021). La scorsa settimana c’è stata la conferma del buono stato di salute del mercato con il successo dell’operazione (4 miliardi di dollari) lanciata da Reliance Industries, la capofila del tycoon Ambani l’uomo più ricco del subcontinente indiano. Ottimi risultati, poi, hanno riscosso alcune Ipo tecnologiche, a partire dal sito online di cosmetici Nykaa e di Zomato, consegna cibi a domicilio.

Il tutto sullo sfondo di un’economia che, secondo la Banca Mondiale, salirà quest’anno del 9,2%, al top della crescita. Per il 2023, il FMI indica una crescita in lieve rallentamento all’8,5%, un ritmo che dovrebbe comunque surclassare quello di tutte le altre grandi economie. Certo, non mancano i problemi. Qualche dubbio sulla sostenibilità di questa tendenza di crescita sorge allorché si scopre che gli investimenti totali fissi lordi ammontano a meno di un terzo del prodotto interno lordo, secondo i dati della Banca Mondiale. In Cina questa voce supera il 40% del totale. Il Governatore della Reserve Bank of India, Shaktikanta Das, ha osservato all’inizio di dicembre che gli investimenti del settore privato “sono ancora in ritardo”, il che potrebbe mettere a repentaglio il miglioramento della domanda aggregata. Ma, se l’India riuscirà a tenere sotto controllo la pandemia (pur in rialzo, i numeri sono lontano dal picco del maggio scorso), la domanda di consumi potrebbe compensare il gap.

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Categories: Finanza e Mercati