L’accordo sui dazi tra Regno Unito e Stati Uniti ha portato oggi una ventata di ottimismo sui mercati, consentendo ai listini europei di chiudere in rialzo e anche a Wall Street di muoversi intonata nella prima metà della giornata. Su tutte le piazze svetta Milano, che guadagna l’1,71% portandosi a ridosso dei 39 mila punti base (38.974), grazie a una rotazione negli acquisti e a una gran mole di trimestrali migliore delle attese. Tra le blue chip campeggia Prysmian +5,82% che ha stupito positivamente con numeri superiori alle stime e ha annunciato una revisione delle previsioni 2025 dopo la chiusura per l’acquisizione dell’americana Channel.
La stagione delle trimestrali prosegue a ritmo serrato anche nel resto d’Europa, dove Francoforte si apprezza oggi dell’1,07%, Parigi dello 0,89%, Amsterdam dello 0,66%. È piatta Madrid, mentre per paradosso Londra è moderatamente negativa (-0,33%) nel giorno dell’intesa commerciale con Washington (tariffe del 10% però dovrebbero restare), ma anche del taglio dei tassi d’interesse dello 0,25% da parte della BoE.
Oltre Atlantico si muove in frazionale rialzo Wall Street (+0,47%, S&P 500 +0,49%, Nasdaq +0,6%).
Nell’azionario è piatto l’andamento di Nvidia, effervescente invece nel premercato, sulla notizia che Trump cancellerà le restrizioni sulla vendita all’estero di chip per l’intelligenza artificiale volute dall’amministrazione Biden, che dovrebbero entrare in vigore il 15 maggio.
Tregua commerciale Uk-Usa, mentre la Ue ha pronte contromisure per beni fino a 100 miliardi di dollari
A offrire sostegno alla propensione al rischio oggi è l’intesa commerciale tra Gb e Usa “cui ne seguiranno altre” ha annunciato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump. L’accordo dovrebbe riguardare innanzitutto acciaio e auto (colpiti con il 25% di imposte doganali Usa) e potrebbe avere come contropartita la riduzione delle tariffe britanniche su auto e gruppi tecnologici a stelle e strisce. Il compromesso economico ha anche un retrogusto politico (il premier inglese celebra la vittoria nella seconda guerra mondiale) ed è di buon auspicio in vista dei primi approcci sul tema tra esponenti di Washington e di Pechino, sabato prossimo in Svizzera.
Bruxelles intanto ha stilato la sua lista di contromisure per circa 100 miliardi di beni made in Usa, dal whisky ai Boeing, che scatteranno nel caso la Ue non torvi un’intesa con la controparte americana.
Banche centrali in focus
Un altro fronte caldo in questi giorni è quello delle banche centrali. Oggi la BoE ha tagliato i tassi dello 0,25% (al 4,25%) come ampiamente atteso, mentre gli istituti centrali di Svezia e Norvegia hanno scelto di lasciare invariato il costo del denaro.
Lo stesso ha fatto ieri la Federal Reserve, che ha mantenuto i tassi al 4,25%-4,50%. Il presidente Jerome Powell ha puntato inoltre l’indice contro il rischio che le turbolenze commerciali possano far aumentare sia la disoccupazione sia l’inflazione, creando così tensioni nel duplice mandato della Fed in materia di occupazione e stabilità dei prezzi. “Non credo che possiamo dire come andrà a finire”, ha sottolineato Powell. Un atteggiamento oltremodo inviso all’inquilino della Casa Bianca, che oggi ha dato nuovamente dello “stupido” (fool) al presidente della Fed.
Dollaro, petrolio e bitcoin si rafforzano
Sul mercato dei cambi respira il dollaro, dopo la riunione della Fed e con le prime schiarite nel turbolento cielo del commercio globale.
L’euro tratta intorno a 1,13.
Le stesse ragioni offrono una boccata d’ossigeno anche al petrolio, che vede i future in progresso in misura superiore al 2%. Il Brent prezza al momento 62,40 dollari al barile, mentre il greggio texano è a 59,49 dollari.
La maggior propensione al rischio favorisce anche il bitcoin, che si avvicina nuovamente ai 100mila dollari (99.587 +2,6%).
Al contrario il dollaro si mette alla finestra e lo spot gold appare piatto, per un prezzo 3367,27 dollari l’oncia.
Piazza Affari, dalle trimestrali una pioggia di utili
Una pioggia di utili trimestrali sta fertilizzando in questi giorni Piazza Affari, che vede molte blue chip festeggiare i conti della prima parte dell’anno.
Tra le banche si mette in luce Bper +3,43%, che ha archiviato il miglior trimestre di sempre con un utile netto in crescita del 43,2%.
La banca modenese rimane aperta al dialogo con Sondrio (+2,42%), dopo l’Ops lanciata lo scorso febbraio sulla Popolare, ma l’ad Gianni Franco Papa osserva che se il nuovo board non manderà segnali di collaborazione allora Bper continuerà ad andare avanti per la propria strada. “Per ballare il tango bisogna essere in due”.
Il settore bancario oggi ha ripreso quota anche con Intesa +3,08%, dopo i realizzi post conti, Unicredit +3,32%, Mps +2,6%, Mediobanca +2,63%.
Nella top ten del listino trova spazio l’automotive (Stellantis +4,98%, Iveco +3,61%, Pirelli +2,57%) che guarda anche alle aperture tra Londra e Washington.
Altre blue chip che hanno presentato la trimestrale sono: Leonardo +2,53%, che ha visto un boom di ordini e ricavi e ha confermato la guidance 2025; Poste +0,35%, ha registrato ricavi e redditività a livelli record in linea con gli obiettivi finanziari e di remunerazione degli azionisti per l’anno in corso; Snam +1,15%, segno più per ricavi e redditività; Nexi +2,04%; Azimut +0,31%, il cui utile si è portato a 115 milioni; Recordati -0,94%, i cui ricavi si sono portati a 680 milioni e l’utile netto è cresciuto del 7,2%.
Si rianima Telecom, +0,73% che ieri ha presentato i risultati in linea con le attese. Intermonte ha confermato il ’buy’ sul titolo, aumentando il prezzo obiettivo a 0,45 euro sulle ordinarie da 0,44 e a 0,53 euro sulle risparmio da 0,52, sottolineando una migliore valutazione del mercato per la controllata Tim Brasil.
La maglia nera del giorno va a Enel -2,07%, che presenterà la trimestrale a mercati chiusi.
Tutto il comparto delle utility oggi è debole, tra gli altri A2a -1,99%, Terna -0,97%.
Fuori dal paniere principale limita i danni Brembo (+0,06%), che ha inizialmente deluso con i conti del trimestre.
Spread e tassi in calo
I titoli di Stato della zona euro archiviano un’altra seduta in denaro: lo spread tra Btp decennale e Bund di medesima durata scende a 105 punti base, mentre i rendimenti arretrano rispettivamente al 3,58% e 2,53%.