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Borse chiusura 4 settembre, Milano in area 42 mila: corre Tim, giù Leonardo, Mps e Mediobanca. Europa meglio di Usa

FIRSTonline

Si rafforzano le scommesse su un taglio dei tassi da parte della Fed, dopo i deludenti dati sul lavoro privato negli Stati Uniti visti oggi – che apre la strada al rapporto sull’occupazione atteso domani – e questo migliora il sentiment sui mercati, mentre modesti realizzi penalizzano l’oro dopo i recenti record. Il vento dell’ottimismo spazza qualche nube e consente ai listini europei di chiudere in cauto rialzo, mentre Wall Street si muove in territorio moderatamente positivo. I rendimenti dei titoli di Stati scendono.

Nel Vecchio Continente Milano sfiora i 42 mila punti base, con un guadagno dello 0,49%, in particolare grazie alla spinta di Telecom Italia (+4,89%), anche se cade Leonardo (-4,02%), con il tonfo di Saab (-4,06%) a Stoccolma e mentre i volenterosi sono all’Eliseo per fare il punto sulla guerra in Ucraina. La premier Giorgia Meloni ribadisce il no dell’Italia all’invio di truppe. Arretrano inoltre i titoli del lusso nel giorno della morte di Giorgio Armani.  

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Francoforte segna +0,71%; Londra +0,37%; Amsterdam +1,34%; Madrid +0,86%. È in controtendenza Parigi, che chiude in calo dello 0,27%, zavorrata da Sanofi (-7,87%) e dalle grandi firme. Tra i titoli in ribasso a livello continentale si distinguono quelli delle compagnie aree low cost, impensieriti dai risultati della britannica Jet 2 (-12,52%), con le azioni che sono arrivate a perdere fino al 25% a causa dell’annuncio che l’utile operativo dell’esercizio 2025/2026 si collocherà nella parte bassa delle attese. 

Wall Street cauta ma positiva dopo i dati macro deludenti

Oltreoceano camminano leggeri DJ (+0,41%), S&P 500 (+0,36%), Nasdaq (+0,29%) alla luce di un quadro macro che sembra favorire una politica monetaria più accomodante. 

Il rapporto Adp di agosto sull’occupazione nel settore privato, mostra dati inferiori alle attese: sono stati creati 54.000 posti rispetto a luglio, dopo i 106.000 di giugno, mentre le previsioni erano per 75.000 posti di lavoro. Sono salite più del previsto poi le richieste settimanali di sussidi alla disoccupazione (+8.000, a 237.000, contro stime a 230.000). E le delusioni non si fermano qui: il deficit della bilancia commerciale a luglio è salito del 32,5%, mentre la produttività nel secondo trimestre (+3,3%), con un costo del lavoro (+1%) inferiore alle attese. Un quadro complessivo che fa suonare qualche campanello d’allarme sull’economia a stelle e strisce, ma che favorisce d’altra parte la possibilità di una Fed più colomba, come ormai invocato da più voci.

Mentre la bilancia commerciale dà ancora qualche grattacapo, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha chiesto alla Corte Suprema di esprimersi rapidamente sulla richiesta di preservare i dazi da lui introdotti in base a una legge del ’77 pensata per le emergenze. Molte di queste imposte doganali sono state ritenute illegittime dalla corte d’appello federale.

Oro in leggero calo

L’oro prende fiato, dopo aver continuamente aggiornato i suoi massimi nelle scorse sedute, anche se i realizzi sembrano al momento assai contenuti. Lo spot gold si muove a 3546,37 dollari l’oncia (-0,36%), mentre il future dicembre tratta a 3605,92 dollari, con un calo dello 0,8%.

La giornata è moderatamente negativa anche per il greggio, che viene però da una seduta in ribasso. Il Brent prezza 67,41 dollari al barile (-0,83%), mentre il greggio texano 63,53 dollari (-0,69%). Sul mercato valutario è poco mosso l’euro-dollaro, che vede un cambio di 1,1635.

Piazza Affari, banche in focus e Pirelli si prepara a lasciare il Ftse Mib

Il settore di maggior peso in Piazza Affari, quello bancario, è oggi contrastato. Mps cede il 2,29% e Mediobanca arretra dell’1,88% dopo che, in una riunione lampo, il cda di Piazzetta Cuccia ha nuovamente bocciato l’offerta di Siena, nonostante il rilancio cash. Di fatto Montepaschi ha già centrato il suo primo obiettivo, superando il 35% di adesioni alla sua opas, ma i vertici della preda hanno voluto comunque sottolineare che l’offerta resta “priva di razionale industriale nonché priva di convenienza per gli azionisti di Mediobanca”. 

Le banche italiane appaiono instancabili di questi tempi e il risiko continua anche con Unicredit (+1%) che non sembra intenzionata a rinunciare alla scalata su Commerzbank, nonostante l’ostilità dei tedeschi. L’ad Andrea Orcel, parlando a Francoforte, ha annunciato che per la fine dell’anno la banca italiana sarà al 30% di Commerz e ha lasciato aperta la questione di un’eventuale opa. Il manager ha inoltre contraddetto la numero uno dell’istituto tedesco sul fatto che un ingresso di Unicredit nel consiglio di sorveglianza porterebbe un “concorrente” nel board.  “Non sono d’accordo”. Esistono regole sufficienti per garantire che un membro del consiglio non agisca contro gli interessi dell’azienda, la spiegazione. 

Tra le blue chip migliori del giorno figurano oggi inoltre Banca Mediolanum +2,5%, Tenaris +2,09 e Generali +2,08%. Pirelli sale dell’1,11%, anche se il 22 settembre dovrà dire addio all’indice delle 40 società a maggior capitalizzazione, per lasciare il posto a Lottomatica (-0,09%).

Sul fronte opposto del listino Diasorin -3,17%, Moncler -2,21%, Campari -1,23%. Fuori dal paniere principale brillano i titoli ex Mediaset (Mfe A, +6,99%; Mfe B +6,24%), dopo la conquista della maggioranza della tedesca ProSieben, con il 75,6% del capitale al termine dell’offerta pubblica di acquisto.

Spread in calo

Torna il sole anche sul secondario: lo spread tra Btp e Bund, entrambi di durata decennale, scende a 88 punti base (-2%) e i tassi arretrano rispettivamente al 3,6% e 2,72%.

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