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Borse Asia: pesano energia e commodities

I mercati azionari asiatici hanno cominciato la settimana in calo, seguendo l’andamento dei future sugli indici statunitensi in un giorno in cui i prezzi del petrolio hanno continuato a calare (sono attulamente sotto la soglia di 65 dollari a barile) e i corsi dell’oro si sono contratti (-2,1%) a causa del voto svizzero contrario all’eventualità di detenere il 20% degli asset della Banca centrale nel metallo giallo. Il dollaro è salito almeno dello 0,2% contro yen, dollaro australiano, franco svizzero e won coreano. 

In particolare, ha raggiunto i massimi degli ultimi quattro anni nei confronti del dollaro australiano (che ha perso lo 0,9% a quota 84.27sul dollaro).L’indice MSCI Asia Pacific perdeva in mattinata lo 0,3% a Tokyo, a causa del declino delle piazza australiana e sudcoreana. I mercati giapponesi sono invece avanzati. L’indice della manifattura cinese è calato a 50.3 a novembre, piazzandosi al di sotto delle previsioni degli analisti (50.5). 

I mercati sono oggi in attesa di dati relativi alla manifattura giapponese e dell’area euro insieme a rapporti riguardanti il settore Usa, dove le contrattazioni riprendono dopo la pausa del Giorno del Ringraziamento. “Preoccupazioni riguardanti disinflazione e deflazione sono alimentate da ciò che vediamo accadere nei settori dell’energia e delle materie prime” commenta Richard Gibbs, global head dell’economia di Macquarie Group, la maggiore banca d’investimenti australiana. “Chiaramente la decisione dei Sauditi di non tagliare la produzione ha forti toni geopolitici”. 

L’Arabia Saudita, il maggiore esportatore di petrolio all’interno dell’Opec è stata la maggiore responsabile della decisione della scorsa settimana di mantenere l’output agli attuali 30 milioni di barili al giorno. 


Allegati: Bloomberg

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