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Borsa, il coronavirus e le banche affondano Piazza Affari

Pixabay

Una tempesta perfetta si abbatte su Piazza Affari che va a fondo, in un mare agitato per tutti i listini europei e per Wall Street. Milano chiude con una perdita del 2,29% e scende a 23.237 punti, travolta dalle vendite sui titoli finanziari. Sul listino principale sono solo due le azioni in rialzo: Leonardo (+1,91%), grazie a indicazioni di un 2019 sopra i target e Atlantia (+2,02%), con le voci ricorrenti di un dialogo aperto con il governo sulle concessioni. Il rosso domina a Francoforte -1,34%; Parigi -1,11%; Madrid -1,14%; Londra -1,32%, a poche ore dalla Brexit.

Nella City brilla però la stella di Aston Martin (+23,8%) con l’ingresso del miliardario canadese Lawrence Stroll nel capitale. La volatilità è di scena a New York, dove i listini stanno accelerando al ribasso e registrano predite superiori al punto percentuale, in scia al flusso di notizie sul coronavirus cinese e ai dati macro parzialmente deludenti. Non basta Amazon (+8,6%) a rinvigorire l’appetito per il rischio.

Piazza Affari paga all’incertezza il prezzo più alto, anche perché il pil del quarto trimestre del 2019 è risultato negativo (-0,3% mese su mese e piatto anno su anno) in misura maggiore del previsto. Si tratta del peggior calo congiunturale dal primo trimestre 2013. Non aiutano inoltre le notizie su due turisti cinesi in Italia risultati positivi al test virale, lo stato di emergenza dichiarato dal governo per sei mesi e il blocco dei voli da e per la Cina.

Il problema sanitario e le necessarie contromisure spaventano i mercati, perché sono un indubbio bastone fra le ruote della crescita, soprattutto in un paese che già va a rilento e può risultare particolarmente vulnerabile agli shock, come scrive il Fondo Monetario Internazionale. La prossima settimana inoltre parte il gran ballo delle trimestrali delle banche (nove) e le danze saranno aperte il 4 di febbraio da Intesa. Mediobanca Securities si attende conti in calo a causa dell’effetto combinato dei tassi negativi, che saranno tali ancora a lungo e di uno scenario macro italiano di difficoltà.

Un report di Goldman Sachs diffuso ieri, dopo la chiusura, indica in ogni caso “buy” su Unicredit, Banco Bpm e Ubi, dopo una revisione al ribasso delle stime sui tassi di crescita dei prestiti e in rialzo delle previsioni sui ricavi da commissioni, grazie a un aumento atteso degli asset under management.

In questo contesto gli investitori preferiscono però andare all’incasso prima del weekend, così Banco Bpm perde il 5,03%; Bper -4,07%; Ubi -3,32%; Unicredit -2,44%; Intesa -2,01%. Nel risparmio gestito arretrano Poste -4,08% e Finecobank -3,69%. La performance è pesante anche per Stm -4,42%; Exor -4,09%; Telecom -3,68%; Pirelli -3,62%; Saipem -3,4%.

Cedono i titoli difensivi come le utility. Il focus è su Hera (-3,25%) e A2a (-1,5%), poiché entrambe sono in pressing sul nordest. Due le operazioni, medesima la preda: prima la utility di Bologna ha annunciato di aver rilevato il 2,5% del capitale della trevigiana Ascopiave; poco dopo anche A2A ha reso noto di avere comprato il 4,16% del distributore di gas del Triveneto, diventandone di fatto il primo socio. A vendere in entrambi i casi è stato il fondo di private equity Amber.

Secondo fonti di mercato, Hera ha comprato la quota ieri a un prezzo intorno a 3,98 euro, mentre A2a ha acquistato stamani a 4,30 euro. Fuori dal listino principale Ascopiave chiude così in progresso dell‘8,87%. Fra le mid cap recupera Tod’s (+2,47%), dopo conti migliori delle attese; Kepler ha alzato il target a 32 euro. Scivola Anima -6,26%, dopo la retrocessione a “neutral” da parte di Ubs e target price a 4,85 euro.

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