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Borsa al top: Unicredit e i venti di guerra su Mediaset lanciano Milano

Piazza Affari si conferma regina d’Europa grazie alla spinta i Unicredit e allo scoppio della guerra dichiarata da Vivendi su Mediaset. A Piazza Affari l’indice Ftse Mib avanza dell’1,7% abbondante a metà giornata, attorno a quota 18.700 punti. Madrid guadagna lo 0,8%, davanti a Parigi e Francoforte (+0,7% circa). Londra +0,2%. A poche ore dall’inizio del meeting della Fed, l’euro è invariato a 1,062 sul dollaro.

Stabile il petrolio Brent, salito ieri sui massimi dal luglio dell’anno scorso, a 55,7 dollari: Eni sale dell’1,22%, poco sotto 15 euro. Saipem +4%. Morgan Stanley ha alzato il giudizio ed il target price. Il rendimento del BTP scende sotto quota 2%: il decennale tratta a 1,95%, da 2,01 di ieri. Si riduce lo spread con il Bund e con il Bono spagnolo, quest’ultimo scende sotto quota 50 punti base.

Vola Mediaset, già sospesa per eccesso di rialzo, ora trattata a 3,27 euro (+20,31%). Ieri sera Vivendi ha comunicato di aver comprato il 3,1% del Biscione. La società presieduta da Vincent Bolloré è pronta a salire almeno al 10%, o fino al 20%. Il gruppo Berlusconi ha lanciato subito l’allarme: “È una scalata ostile”. Per Banca Akros un’operazione del genere vale almeno 2,5 miliardi. Equita ha applicato un premio speculativo del 15% alla sua somma delle parti del Biscione e ha di conseguenza alzato il target price del titolo da 2,9 a 3,4 euro (il rating resta hold).

Telecom Italia, società controllata da Vivendi, sale del 2%. Il settore delle banche, piatto in Europa, guadagna in Italia l’1,7%.

Resta praticamente invariato in ottobre l’ammontare delle sofferenze in pancia alle banche italiane, a livello sia lordo – poco sotto quota 200 miliardi – sia netto. Secondo i dati contenuti nel supplemento “Moneta e banche” diffuso oggi da Banca d’Italia, le sofferenze lorde ammontavano a fine ottobre a 198,602 miliardi di euro rispetto ai 198,922 miliardi di settembre, mentre quelle nette si sono attestate a 85,471 miliardi dagli 85,162 del mese precedente.

Prende il volo, dopo la sbandata iniziale (-3%), Unicredit: +9 % durante la presentazione del piano industriale. Stamattina la Banca ha annunciato il nuovo piano industriale che prevede un aumento di capitale da 13 miliardi, cessioni di Npl per 17,7 miliardi, un cet1 fully-loaded al 12,5%. I target per il 2019 prevedono un utile netto a 4,7 miliardi di euro con una crescita media annua dei ricavi dello 0,6%. Saranno tagliati 883 sportelli in Italia (pari al 27% della rete) su 944 chiusure complessive in Europa Occidentale (Italia, Germania e Austria). Gli esuberi ammontano in totale a 14.000 unità. È stata fissata un’assemblea per il 12 gennaio per deliberare su aumento di capitale e un raggruppamento di azioni (una nuova ogni 10 possedute).

Bene Monte Paschi, che avanza dell’1,6% in attesa dell’autorizzazione Consob per riaprire agli obbligazionisti l’offerta di scambio tra bond ed azioni.

Fineco Bank è in rialzo del 5%. Unicredit ha confermato l’intenzione di tenere la sua quota, pari al 35%. C’era il timore che il primo socio potesse ridurre ulteriormente la quota, facendo venir meno anche alcuni vantaggi di natura industriale.

Tra gli altri istituti, Banca Mediolanum+1%, Intesa +1%, Ubi Banca +1,5% e Banca Popolare dell’Emilia Romagna +3%.

Nel lusso, Ferragamo +1,3%. Tra le società dell’industria, Stm +1%, Leonardo +0,5% e Prysmian +1,3%.

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