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BIAF: due preziose e incantevoli sculture, un busto raffigurante Pio V e una Venere di Bonazza

Walter Padovani

Il busto in bronzo di Pio V, eseguito durante il suo papato (1566-1572), è un capolavoro della ritrattistica romana del terzo quarto del XVI secolo. È stato stilisticamente influenzato da Guglielmo della Porta, il famoso studente di Michelangelo. Tra le pochissime sculture raffiguranti questo Papa possiamo citare la colossale statua in bronzo di Pio V Benedizione di Francesco Nuvolone, a Pavia di fronte al Collegio Ghislieri, eseguita nel 1691 dopo la sua beatificazione.


Papa Pio V, precedentemente Antonio Ghislieri (Bosco Marengo, 1504 – Roma, 1572), fu un grande teologo e inquisitore domenicano che lavorò attivamente per riformare la chiesa secondo i dettami del Concilio di Trento. Ricordato soprattutto per la sua faticosa difesa del cattolicesimo contro l’eresia, fu il Papa a sostenere l’ascesa al trono inglese di Mary Stuart scomunicando Elisabetta I d’Inghilterra.

La seconda opera importante è la “Venere” di Giovanni Bonazza.

La scultura è un prezioso esempio dei pezzi destinati ai collezionisti privati ​​colti nel corso del 18 ° secolo: una figura femminile distesa su un terreno disseminato di boccioli di rosa, che si distingue per la sua eleganza effervescente e l’aria malinconica, le caratteristiche stilistiche tipiche del artista. La scultura a tutto tondo, con arti delicati e una posa voluttuosa, è uno dei marmi piccoli e molto raffinati su soggetti mitologici destinati a collezionisti privati ​​a Padova. Questi non rientrano nella consueta produzione artistica di Giovanni Bonazza, rivolta principalmente alle istituzioni religiose della città.

Lo scultore ottiene notevoli effetti coloristici, ispirati ai dipinti del Rinascimento veneziano di Tiziano, attraverso il variegato trattamento del marmo: la carne scintillante sembra essere stata modellata in cera piuttosto che scolpita e i dettagli naturalistici sono resi usando uno scalpello dentato e trapano per creare effetti impressionistici.

Inoltre segnaliamo due piccoli bronzi firmati e datati (1791) da Francesco Righetti che appartengono alla produzione non seriale di questo grande fondatore romano in bronzo.
Pace e giustizia sono due delle quattro figure allegoriche destinate all’ornamento della tavola dato al doge della Repubblica di Genova, Michelangelo Cambiaso (1791-1793), dalle famiglie aristocratiche della città in occasione della sua incoronazione. Eseguiti utilizzando modelli dello scultore genovese Francesco Maria Ravaschio, le due figure, con attributi insoliti rispetto all’iconografia tradizionale, sono nello stile tipico di questo artista, in cui la compostezza neoclassica è mitigata da echi del tardo barocco.

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