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Befera, Agenzia delle Entrate: la lotta all’evasione passa per i dati bancari

La lotta all’evasione fiscale si intreccia sempre più con una rincorsa all’ultimo dato, all’informazione che meglio possa fungere da semaforo per diversificare i buoni dai cattivi contribuenti. 

Comincia così a prendere forma l’obbligo per le banche e gli altri intermediari finanziari, già previsto nel decreto salva-Italia, di fornire i dettagli delle movimentazioni bancarie dei propri clienti.

Il flusso dei nuovi dati in arrivo, come ribadito dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera, servirà al fisco con un duplice obiettivo: potenziare e rafforzare il sistema dei controlli e stilare, in via del tutto precauzionale, liste selettive di contribuenti a maggior rischio di evasione fiscale.

Lo strumento, ancora al vaglio tecnico per la sua effettiva realizzazione, presenta ancora oggi molteplici “incongruenze” di natura applicativa e funzionale. La prima difficoltà riguarda il necessario rimodellamento delle strutture informatiche in seno agli istituti di credito, per la catalogazione e l’invio dei dati sensibili.
Il secondo problema, ben più delicato, riguarda proprio la qualità delle informazioni. La mole numerica in mano agli operatori bancari è di enorme portata, e sarebbe impensabile nonché altamente dispendioso effettuare uno screening totale dei movimenti effettuati. 

La soluzione che si prospetta è quella di limitare su base annuale i saldi dei conti corrente, raggruppando in 26 macro-voci – secondo un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate emanato lo scorso dicembre – le operazioni finanziarie principali.
Il provvedimento, se da una parte rappresenta una potente arma nelle mani dell’amministrazione pubblica, dall’altra segna la definitiva cessazione del segreto bancario in Italia.

L’Agenzia delle Entrate, comunque, rassicura sul fatto che il contribuente sarà debitamente informato dei dati specifici che l’intermediario invierà al fisco.
Finora in Italia le indagini fiscali hanno rappresentato unicamente un’attività di verifica a supporto dell’accertamento, a differenza di altri Paesi europei, come la Francia, dove le indagini sono già funzionali alla selezione dei contribuenti da accertare.  

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