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Bce avanti con lo shopping, Wall Street al top

FIRSTonline

Avanti tutta con i tassi a zero per dare sostegno alla “ripresa stabile ma modesta” dell’Eurozona. Per la prima volta da un anno non c’è stata una revisione al ribasso delle stime, ma il miglioramento è davvero modesto, soprattutto se si considera che la nuova previsione tiene in considerazione gli stimoli aggiuntivi annunciati all’inizio dell’anno. Così Mario Draghi ha confermato che la politica della Bce non cambierà almeno fino al marzo 2017.

Fumata nera, invece, per l’Opec: non è stato raggiunto alcun accordo sul tetto alla produzione, ma i toni dei grandi nemici (Arabia Saudita ed Iran) sono stati assai più blandi e concilianti che a marzo. I prezzi del petrolio, caduti dopo la notizia fino a 48,84 dollari al barile, sono rimbalzati di nuovo in serata oltre i 50 dollari sotto la spinta del calo delle scorte Usa. I titoli petroliferi hanno così recuperato terreno: Chevron -0,6% (da un minimo di 1,6%), Exxon Mobil -0,8% (da -1,7%). A Piazza Affari Eni ha chiuso la seduta invariata, dopo avere annullato nel pomeriggio tutto il rialzo (+1,5%) della mattina. 

S&P OLTRE I 2.100 PUNTI IN ATTESA DEI DATI SUL LAVORO

Archiviata la giornata di Vienna, per un giorno capitale sia della politica monetaria europea che del cartello degli sceicchi del petrolio, la finanza ha già spostato di nuovo i riflettori su Wall Street, in attesa dei dati sui nuovi occupati Usa. Le Borse americane hanno preso il volo dopo il rally del greggio (+80% da gennaio senza che nel frattempo siano arrivate novità di sorta dall’Opec). L’indice S&P 500 (+0,28%) è balzato oltre i 2.100 punti, ai massimi da sette mesi (+3% da inizio 2016). Il Dow Jones è salito dello 0,27%, Nasdaq +0,39%.

A maggio le aziende private degli Stati Uniti hanno creato 156.000 nuovi posti di lavoro, In linea con le aspettative. Stabili le nuove richieste di sussidio di disoccupazione: la settimana scorsa sono state 267.000, solo 1.000 in più dell’ottava precedente. 

In ribasso Apple (-0,80%): Goldman Sachs ha tagliato il target price a 124 da 136 dollari dopo aver abbassato le sue previsioni sulla crescita del mercato degli smartphone. In forte ribasso Oracle (-4%): il colosso del software è stato citato in giudizio dall’ex responsabile dell’area finanza, Serena Blackburn, con l’accusa di falso in bilancio. I superiori l’avrebbero spinta a gonfiare le vendite dei software basati sul cloud.

La Borsa di Tokyo stamane è in lieve rialzo nel finale di seduta: Nikkei +0,2% dopo il pesante calo di ieri (-2,3%). I mercati cinesi sono poco mossi: Hong Kong +0,2%, Shanghai -0,1%. Seul perde lo 0,2% e Mumbai guadagna lo 0,5%.

MILANO -0,2%. LA BCE ALLARGA GLI ACQUISTI AI CORPORATE BOND

Modeste le variazioni dei listini europei. In flessione Parigi (-0,21%), segno più per Francoforte (+0,09%), Madrid (+0,46%) e Londra (+0,02%).Di rilievo oggi i dati sul Pmi servizi dell’Eurozona. Piazza Affari ha chiuso la seduta in lieve calo (-0,24% a 17.767 punti l’indice Ftse Mib). La Borsa di Milano, positiva in mattinata, ha invertito la rotta nella prima parte del pomeriggio, in concomitanza con la conferenza stampa di Mario Draghi e la conclusione della riunione dell’Opec a Vienna. 

La Bce ha fornito gli ultimi dettagli sugli acquisti dei corporate bond dell’Eurozona che prenderanno il via mercoledì prossimo. Nell’ambito del programma, la Bce acquisterà solo titoli emessi da società con rating “investment-grade”, ma la Banca centrale non avrà l’obbligo di vendere i corporate bond in suo possesso nel caso in cui le società siano declassate a junk bond. Alcuni titoli che prima rientravano dell’ambito del programma Pspp (in gran parte dedicato ai titoli di Stato), passeranno a quello Cspp (in prevalenza corporate). Fra questi i titoli emessi da Enel, Snam, Terna e Ferrovie dello Stato, società accomunate dall’avere controllo pubblico tramite Tesoro o Cdp.

BANCO POPOLARE, I NUOVI TITOLI A 2,14 EURO

A Milano l’attenzione oggi sarà ancora concentrata sugli aumenti di capitale delle banche, alla vigilia della partenza, lunedì, dell’operazione Banco Popolare ieri invariata (ma peggior blue chip del 2016 con una perdita del 70% da inizio anno). Il Cda di ieri ha stabilito il prezzo: 2,14 euro per ogni nuovo titolo in ragione di 9 nuovi titoli ogni sette già posseduti. Lo sconto sul Terp (il prezzo teorico del titolo dopo lo stacco del diritto) è pari al 29,3%.

Il comunicato emesso in serata dall’istituto rende noto che il Cda “ha deliberato di emettere massime n. 465.581.304 nuove azioni, prive di indicazione del valore nominale, aventi le medesime caratteristiche delle azioni ordinarie già in circolazione e godimento regolare, da offrire in opzione agli azionisti della Società nel rapporto di 9 Azioni BP ogni 7 azioni possedute, al prezzo di sottoscrizione di 2,14 euro per ciascuna Azione BP. Il controvalore massimo dell’Offerta in Opzione sarà pertanto pari a euro 996.343.990,56 da imputare interamente a capitale sociale”.

Basterà lo sconto per invogliare gli investitori e così scongiurare un terzo fiasco dopo Pop Vicenza e Veneto Banca? È la domanda da un miliardo di euro che dominerà oggi la seduta di Piazza Affari. Le premesse non sono positive ma non va trascurato che a questi prezzi un grande investitore, italiano o no, può assicurarsi una quota strategica nella terza banca italiana, quella che nascerà dalla fusione del Banco con Banca Popolare di Milano (ieri +0,04%).

Nel frattempo ieri, complice la giornata festiva, le banche hanno goduto di una giornata di tregua dopo i pesanti rovesci dei giorni precedenti. In progresso Monte Paschi (+2%) e Banca Popolare dell’Emilia Romagna (+3,1%), ancora sotto pressione Unicredit (-2%), Ubi Banca (-1,6%) e Intesa Sanpaolo (-0,7%). 

ANIMA ESCE DAL FTSE MIB. ENTRA RECORDATI

La peggior blue chip di giornata è stata Anima con un ribasso del 3,7% a 5,28 euro nonostante Banca Imi abbia confermato il rating add e il prezzo obiettivo a 7,8 euro. La ragione del tonfo della società del risparmio gestito, partecipata anche da Poste Italiane, è legata all’aggiornamento del paniere principale di Piazza Affari. A partire dal 20 giugno il titolo non farà più parte delle 40soietà che compongono l’indice Ftse Mib. Il posto verrà preso da Recordati, ieri+0,5%, reduce dalla recente acquisizione di Italchimici (130 milioni di euro). Da inizio anno, il titolo dell’azienda farmaceutica segna un rialzo del 12% dopo un ottimo 2015, chiuso con una performance del +87%.

FCA SUPERSTAR GRAZIE A JEEP E NONOSTANTE IL BRASILE

Giornata positiva per Fiat Chrysler, salita del 2% grazie ai buoni dati sulle vendite di auto in Italia a maggio (+33%) e sulla tenuta nel mercato Usa (-1% a fonte del calo di Ford e Gm) che hanno compensato il calo del Brasile. Gli analisti sono convinti che il successo dei modelli Jeep e Ram possa sostenere le vendite anche nella restante parte dell’anno e si aspettano che con il passare dei mesi salgano anche le immatricolazioni dell’Alfa Romeo Giulia.

“I dati italiani sono stati forti. Si prevede che il mercato cresca del 7/9% anno su anno quest’anno”, commentano gli esperti di Banca Akros. “Anche le vendite americane sono state buone, considerando che le immatricolazioni complessive del mercato sono scese del 6% anno su anno”. Fiat Chrysler resta perciò “un’opportunità d’acquisto”, indicano gli analisti di Banca Imi che quindi sul titolo confermano il rating buy e il target price a 9,2 euro, lo stesso giudizio di Banca Akros (target price a 10,40 euro) e di Icbpi (target price a 11,3 euro). In salita anche Ferrari (+1,64%).

ENEL FA SHOPPING IN INDONESIA

Tra le utility, Snam perde l’1,7%. Il Credit Suisse ha tagliato le stime in vista della presentazione del nuovo piano 2016-2020 il 29 giugno. Il rating sul titolo resta neutral con un prezzo obiettivo a 4,70 euro.

Enel guadagna lo 0,3%: il gruppo sta valutando gli asset geotermici di Chevron in Indonesia per una potenziale acquisizione, in cerca di occasioni nelle energie rinnovabili. 

SALE LA FEBBRE PER RCS (+2,7%)

Ancora in movimento Rcs (+2,68%), che ha toccato un massimo giornaliero a 0,794 euro dopo l’ok di tutte le banche alla rimodulazione del debito e sulle scommesse di rilanci nella sfida di offerte tra Cairo Communication da una parte e Bonomi e soci storici del gruppo dall’altra.

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