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Banche: alle big servono 1.100 miliardi

Fino a 1.100 miliardi. A tanto ammonterebbe il “cuscinetto” che le trenta maggiori banche mondiali, tra cui l’unica italiana è UniCredit, dovranno costruirsi entro il 2022 per soddisfare le richieste del Financial Stability Board e scongiurare la possibilità di nuovi (e ipotetici) collassi tra gli istituti di maggiore rilevanza sistemica, quelli “too big to fail”.

Le banche in questione dovranno avere una quota minima di Tlac (Total loss absorbing capacity) pari al 16% degli Rwa (Risk weighted asset) dall’inizio del 2019 in poi. Il buffer di capitale dovrà poi aumentare al 18% dal primo gennaio 2022. La quota di Tlac, che è il capitale o debito che può essere immediatamente svalutato e convertito in azioni, dovrà, inoltre, essere pari almeno al 6% dell’Lre (Leverage ratio exposure) dal 2019 per poi salire al 6,75% dal 2022.

I requisiti fissati dal Financial Stability Board sono in linea con le stime degli ultimi tempi e con la volontà del cane da guardia del sistema bancario di non eccedere nella stretta al capitale, pur mantenendo alta l’attenzione. In ogni caso, le nuove richieste comporteranno un fabbisogno aggiuntivo per le trenta Global Systematically Important Bank compreso tra un minimo di 457 miliardi e un massimo di 1.107 miliardi al 2019.

Per far fronte alla richiesta le banche potrebbero ricorrere all’emissione di capitale azionario di alta qualità (Cet 1) o di strumenti subordinati. La richiesta media per singola banca ammonterebbe a circa 26,2 miliardi di nuove emissioni, anche se, secondo le stime dell’Fsb, molte di esse già dispongono di “passività adeguate per soddisfare molti, anche se non tutti, i criteri del requisito Tlac e che danno la possibilità di una conversione in Tlac”.

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