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Auto: “Nel 2025 la Cina produrrà più vetture di Usa ed Europa insieme”. Allarme Elkann-De Meo

Imagoeconomica

“Le sorti dell’industria automobilistica europea si giocano quest’anno”, è questo il fulcro dell’intervista doppia rilasciata da John Elkann, presidente di Stellantis, e Luca De Meo, numero uno di Renault, al quotidiano francese Le Figaro. “Quest’anno per la prima volta la Cina produrrà più dell’Europa e degli Stati Uniti messi insieme.”, dice a chiare lettere Elkann che, insieme al collega, chiede all’Unione Europea una semplificazione radicale e rapida delle normative per poter nuovamente “proporre auto popolari”. Bisogna fare in fretta perché la paura condivisa dei due manager è che non ci sia più tempo e che l’industria dell’auto nel Vecchio Continente possa sparire.

Elkann: “2025 anno cruciale”. De Meo: “Il mercato è un disastro”

I dazi complicano la situazione, certo, ma non sono l’unico problema: “Il 2025 è un momento cruciale – spiega Elkann -. L’Europa deve scegliere se vuole ancora essere una terra di industria automobilistica o un semplice mercato. Tra cinque anni, a questo ritmo di declino, sarà troppo tardi. Il destino dell’industria automobilistica europea si gioca quest’anno”.

“Il livello attuale del mercato è un disastro, c’è in gioco una questione strategica anche per gli Stati, il settore rappresenta 400 miliardi di entrate fiscali in Europa”, rimarca invece De Meo, che spiega:  “Tra i costruttori europei ci sono due scuole di pensiero”. La prima è quello di Stellantis e Renault, che intendono produrre e vendere auto popolari in Europa e per l’Europa. La seconda è quella dei marchi premium, “per i quali l’Europa conta certamente, ma la cui priorità è l’esportazione”. Dagli anni Duemila è prevalsa questa seconda impostazione “sulla regolamentazione del mercato”. E ora le regole europee fanno sì che “le nostre auto siano sempre più complesse, sempre più pesanti, sempre più costose, e che la gente, per la maggior parte, semplicemente non se le possa più permettere“. Per dare un cambio di passo, “bisogna ripartire dalla domanda”.

Elkann chiede “certezze e rapidità decisionale”, De Meo regole diverse per le piccole auto

Parlando a Le Figaro, Elkann evidenzia: “Quello di cui abbiamo bisogno è rapidità decisionale e certezze. Non chiediamo aiuti, ma solo che ci lascino lavorare, innovare e portare alla gente i veicoli più puliti e anche accessibili, che desiderano e di cui hanno bisogno. In Europa, discutiamo con Stati che purtroppo hanno poco margine di manovra e una Commissione Europea che ha poca capacità di agire. In Cina, negli Stati Uniti e nei paesi emergenti, stanno costruendo politiche industriali forti”.

Il presidente di Stellantis ricorda che “Francia, Italia e Spagna sono i Paesi più interessati: le loro popolazioni sono gli acquirenti di auto i cui prezzi sono aumentati, e ne sono anche i produttori. E insieme pesano più della Germania in termini di produzione. È importante che questi Paesi facciano della promozione della loro industria la loro priorità”.

“Quello che chiediamo – afferma De Meo – è una regolamentazione differenziata per le piccole auto. Ci sono troppe regole concepite per auto più grandi e più costose, il che non ci permette di fare piccole auto in condizioni accettabili di redditività”. Il manager fa un esempio concreto: Non è possibile trattare un’auto di 3,80 metri come un’auto di 5,5 metri! Il sovrapprezzo è lo stesso su una piccola auto che su una grande berlina. Questo erode una buona parte del margine della piccola auto. E continuerà così”. Non conviene a nessuno: “La mia R5 deve reagire come una berlina di alta gamma il cui cofano è tre volte più lungo in caso di urto frontale. È fisica. Dovrei fare un cofano in tungsteno?”.

“Tutti i paesi del mondo che hanno un’industria automobilistica si organizzano per proteggere il loro mercato, tranne l’Europa” accusa il numero uno di Renault che chiede all’Europa di continuare “a mettere intorno allo stesso tavolo regolatori, industriali e scienziati per elaborare le future norme”.

Elkann: “Occorre sostituire 250 milioni di auto inquinanti”

“Non crediate che siamo nostalgici del XX secolo. Siamo industriali del XXI secolo, capaci di offrire al maggior numero di persone una gamma di prodotti completa, dal tutto elettrico all’ibrido e al termico di nuova generazione, come dimostrano i prodotti che abbiamo lanciato di recente: Citroën C3, Fiat Grande Panda, Peugeot 3008” aggiunge il presidente di Stellantis. 

La Ue si è concentrata solo sulle auto nuove e “sul solo obiettivo dei veicoli a zero emissioni – aggiunge Elkann – Ma ciò che è importante per il nostro ambiente è sostituire i 250 milioni di auto in circolazione che sono inquinanti e la cui età media non smette di aumentare: è di dodici anni in Europa e arriva fino a 17 anni in Grecia. La decarbonizzazione può davvero accelerare rinnovando il parco auto con tecnologie varie, innovative e competitive, rivitalizzando così la domanda”. 

E le mosse intraprese dalla Ue vanno in una direzione diversa. De Meo sottolinea anche che “così come è scritta, la direttiva 2035 induce un mercato dimezzato. Perché bisogna essere chiari, il mercato non compra quello che l’Europa vuole che noi vendiamo. Sostituire la totalità dei volumi attuali con l’elettrico, in queste condizioni, non ci riusciremo”.

E negli Usa Ford sospende la guidance a causa dei dazi

Ma novità sull’auto arrivano anche dagli Usa, Ford Motor ha visto più che dimezzarsi l’utile del primo trimestre (471 milioni di dollari, da 1,332 miliardi nello stesso periodo dell’anno scorso, ma comunque sopra le stime) mentre i ricavi sono scesi a 40,659 miliardi, da 42,77 miliardi. La colpa, spiega l’azienda, è dei dazi che peseranno fortemente sui profitti del gruppo dell’auto. Ford, che ha sospeso le guidance 2025 proprio a causa dell’incertezza causata dalla guerra commerciale (anche Gm e Stellantis avevano fatto lo stesso), ha detto di prevedere un impatto di 1,5 miliardi sull’Ebit adjusted dell’intero anno, a meno che non ci siano sviluppi positivi sulle tariffe (in precedenza aveva stimato per l’anno un Ebit rettificato di 8,5 miliardi). 

Alla base del ritiro delle guidance, ha spiegato la società, ci sono anche le possibili “turbolenze della catena di approvvigionamento a livello industriale” legate ai dazi di Trump e il rischio che le tasse possano aumentare in futuro. 

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