Mediobanca e Jackson Hole: due appuntamenti diversissimi ma cruciali, per la finanza italiana il primo e per la politica monetaria americana e mondiale il secondo, sono destinati a scaldare il prossimi giovedì.
Dopo il via libera della Bce di ieri sera, Mediobanca si appresta a vivere l’assemblea della vita: per l’Ad Alberto Nagel e per tutto il management di Piazzetta Cuccia è l’ultima chiamata. O passa l’Ops su Banca Generali oppure Mediobanca è destinata a finire nelle braccia di Mps o, per meglio dire, del costruttore, finanziere ed editore romano Francesco Gaetano Caltagirone e del Governo Meloni. L’affluenza sarà decisiva: più è alta e maggiori sono le chances di Mediobanca di vedersi approvata dall’assemblea l’Ops su Banca Generali. Le ultime indiscrezioni dicono che l’affluenza dovrebbe aggirarsi attorno al 73-75% del capitale sociale ma l’asticella della vittoria di Mediobanca è più alta e si colloca attorno all’80%, considerando che dall’altra parte c’è un blocco, capeggiato da Caltagirone. che si aggira sul 40%.
Se Nagel vince, Caltagirone rischia di vedersi soffiare l’oggetto del desiderio – e cioè la partecipazione del 13,1% di Mediobanca in Generali che è decisiva per conquistare il Leone di Trieste – perché Piazzetta Cuccia conta di impiegare quella partecipazione per pagare a Generali la metà di Banca Generali oltre al resto in azioni per i soci della stessa Banca Generali. La sfida è durissima come alta è la posta in gioco perché in palio ci sono gli equilibri di comando del capitalismo finanziario italiano. Se invece l’assemblea di Mediobanca non dà il via libera all’Ops su Banca Generali si spalancano le porte per il successo dell’Ops del Monte dei Paschi, sostenuta da Caltagirone, Delfin e Mef, su Mediobanca e di conseguenza sulla quota strategica di Piazzetta Cuccia in Generali. In altre parole, un giovedì tutto da vivere a Milano che rischia di perdere la guida della finanza italiana a vantaggio di Roma, dove il Governo non vede l’ora di conquistare i due gioielli della finanza rappresentati da Mediobanca e Generali.
Ma giovedì sarà anche il giorno dell’avvio del tradizionale meeting dei banchieri centrali, americani e non solo, di Jackson Hole sulle montagne del Wyoming e tutti riflettori saranno puntati sul Presidente della Fed, Jerome Powell che il Presidente americano Donald Trump vorrebbe sostituire anzitempo per conquistare la banca centrale e indurla a tagliare i tassi. Finora Powell è andato dritto per la sua via e non si è lasciato intimidire da Trump ma la strada è in salita perché il pressing della Casa Bianca è insistente. Powell lascerà intendere che il taglio dei tassi, almeno di un quarto di punto, è vicino? La logica politica direbbe di sì ma la logica economica dice altro perché l’inflazione americana è ancora l 3% e non ha ancora scontato l’effetto dazi che può riportarla attorno al 4%. Insomma si vedrà, ma certamente giovedì non ci annoieremo.