L’offerta di Mediobanca su Banca Generali non passa. L’assemblea di Piazzetta Cuccia, a cui era presente tramite il rappresentante designato il 78% del capitale, ha bocciato l’operazione. Il fronte dei contrari e degli astenuti ha infatti raggiunto il 42% del capitale contro il 35% dei favorevoli, rappresentato per il 25% da investitori istituzionali e per il 10% da investitori privati. Una vittoria schiacciante per Francesco Gaetano Caltagirone, una sconfitta sonora per l’Ad Alberto Nagel che sull’anticipo dell’assise (inizialmente convocata per il 16 giugno, ma poi rinviata al 25 settembre) aveva deciso di giocarsi il tutto per tutto. L’obiettivo era quello di far partire l’offerta entro il 2 settembre e dunque prima della fine dell’ops del Monte dei Paschi su Mediobanca, prevista per l’8 agosto, nella speranza di mettere gli azionisti di fronte a una scelta tra le due ops che i vertici di Piazzetta Cuccia hanno sempre descritto come “concorrenti” e “alternative”. A questo punto non sembrano esserci più ostacoli nella strada che porterà Mps al controllo di Mediobanca e, di conseguenza, delle Generali, considerando anche che l’operazione può contare, oltre che sull’appoggio di Caltagirone e Delfin, anche su quello del Governo, di Banco Bpm e di Anima.
Chi ha votato contro e chi si è astenuto
Che la partita sarebbe stata difficile era chiaro fin dalla serata di mercoledì, quando si è saputo che era stato depositato “solo” il 78% del capitale, troppo poco per diluire il fronte dei contrari e degli astenuti capitanato dal duo Caltagirone-Delfin, impedendogli di affossare l’operazione sulla banca guidata da Gian Maria Mossa.
In base ai primi dati, solo il gruppo Caltagirone (9,9%) avrebbe votato contro l’ops. Nell’ampio fronte dei astenuti ci sono invece Delfin (19,8%), le tre casse previdenziali (Enasarco, Enpam e Cassa Forense) che in totale arrivano al 5,5% del capitale di Mediobanca, Amundi (1%), Anima (0,7%), Tages, Edizione della famiglia Benetton (2,2%) e Unicredit (1,9%), con il Ceo Andrea Orcel che per la seconda volta (la prima fu nell’ambito dell’assemblea per il rinnovo dei vertici di Generali) si allinea al duo Caltagirone-Delfin.
Nel 35% di favorevoli sono presenti 25 soggetti istituzionali, tra cui Unipol (2%) e Blackrock (5%) e 10 privati, tra cui il patto di consultazione (7,8%). Mediobanca, preso atto dell’esito dell’assemblea, ha dichiarato decaduta l’offerta su Banca Generali.
Nagel: “Un’opportunità mancata, dai soci evidente conflitto d’interesse”
“Desidero ringraziare tutti coloro che in questi anni hanno creduto e sostenuto il processo di forte crescita e trasformazione di Mediobanca e che hanno supportato l’operazione Banca Generali come ulteriore e definitivo tassello nella creazione di un Wealth Manager di respiro internazionale”, ha commentato l’amministratore delegato Alberto Nagel.
“Un’opportunità mancata per effetto del voto espresso, in particolare, da azionisti che, anche nell’attività di engagement, hanno manifestato un evidente conflitto di interesse, anteponendo quello relativo ad altre situazioni/asset italiani a quello di azionisti di Mediobanca – ha aggiunto – risulta, infatti, evidente dal voto che coloro i quali non si sono trovati in questa posizione si sono espressi a favore (mercato in primis), in linea con le raccomandazioni dei proxy advisors internazionali”.
“Si tratta chiaramente di un’opportunità, per ora, mancata per lo sviluppo della nostra Banca e del sistema finanziario italiano – ha sostenuto Nagel – Continueremo ad essere concentrati sull’esecuzione del nostro Piano “One Brand – One Culture” convinti della superiore generazione di valore rispetto all’alternativa rappresentata dall’offerta di MPS”.
La reazione della Borsa
Immediata la reazione in Borsa dei titoli coinvolti nel risiko: a pagare il prezzo più alto della bocciatura è Banca Generali, il cui titolo cede il 2,35% a 49,80 euro. Mediobanca, che prima del voto saliva di mezzo punto, adesso cede lo 0,19%. Giù anche Mps (-0,79%), mentre le azioni Generali guadagnano lo 0,7%.