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Ambiente e territorio: l’Italia migliora ma non abbastanza

FIRSTonline

Buone intenzioni e marcia ridotta. L’Italia progredisce poco nella sicurezza dei territori e dei cittadini che li abitano. L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) non usa mezzi termini per denunciare ancora una volta lo stato di pericolo in cui vivono milioni di persone. Il governo ha fatto grandi annunci sul tema, ma i dati sul rischio, consolidati, sono pessimi. Un decimo della popolazione italiana vive in territori a rischio idrogeologico, è scritto nell’ edizione 2018 dell’Annuario ambientale curato proprio dall’Ispra.

Nel 2017 ci sono state 172 frane che hanno causato 5 vittime, 31 feriti, danni molto seri alle strade ed alle vie di comunicazione. A farne le spese, in particolare: Abruzzo, Campania, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Lombardia e Marche. Per i terremoti nel 2017 quattro eventi hanno superato magnitudo 5, con epicentri in provincia dell’Aquila. I meno gravi, con magnitudo inferiore sono stati 16, di cui 13 nel Centro Italia. Molti danni sono ancora da quantificare e il post sisma è lentissimo. Ma l’Italia è stata colpita anche da siccità, con effetti sulla qualità dei territori e sulle attività agricole ed industriali.

In questi giorni non va molto meglio nelle Regioni del Nord, ma nel 2017 le precipitazioni sono state al di sotto della norma del 22% circa. Davvero un annus horribilis per migliaia di aziende agricole, con un secondo posto assoluto dal 2001 tra i più secchi dal 1961. Le aziende agricole italiane, nonostante i fattori climalteranti, crescono nelle produzioni biologiche. Ormai più del 15 % della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) nazionale è curata con prodotti non nocivi. Le aziende agricole sono il 5,8% del totale e sempre nel 2017 le superfici convertite e quelle in via di conversione biologica sono cresciute del 6,3% rispetto al 2016. Punte di eccellenza si sono avute in Sicilia, Puglia, Calabria.

Un capitolo a parte nel Rapporto occupano le emissioni di gas serra, che dal 1990 al 2016 sono diminuite del 17,5%. Un dato certamente positivo, sebbene non ancora allineato in diminuzione alle medie europee nella prospettiva della strategia al 2030 e della decarbonizzazione. Sta migliorando anche la balneazione con più dell’89% delle acque costiere con soddisfacente qualità. Lo stato di qualità di queste acque – scrive l’Ispra- in relazione ai fattori igienico sanitari, ricade addirittura in classe eccellente. Migliorano anche le acque dei fiumi con standard di livello buono ed elevato in Valle d’Aosta, Liguria, Molise, Piemonte, Emilia-Romagna, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo.

Da questi dati emerge un quadro generale non uniforme. I fattori di miglioramento continuano ad essere oscurati dai rischi idrogeologici, quando non proprio dalla mancata prevenzione. Gli italiani potrebbero stare molto meglio e più al sicuro, ma resta lo squilibrio tra tutto ciò che si deve fare per mettere il Paese in sicurezza e quello che leggi, norme, regolamenti, poteri, Autorità, consentono di fare. Una macchina complessa e spesso disarticolata, prigioniera anche di logiche politiche sottratte a qualsiasi poteri di controllo dei cittadini.

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Categories: Economia e Imprese