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Vuelta, Horner imbattibile: anche Nibali si arrende

La Vuelta è di Chris Horner, imbattibile anche sui tremendi muri dell’Alto de l’Angliru, primo corridore ultraquarantenne capace di vincere una delle tre gare a tappe più importanti del calendario ciclistico. Il duello visto ieri dell’americano con un Nibali tornato Squalo, generoso e orgoglioso come non mai, resterà nelle pagine più belle del ciclismo. Scatti a ripetizione, al limite dell’umano, su tornanti che si impennano con pendenze oltre il 23,5%, mentre l’Angliru, il Mortirolo delle Asturie, veniva avvolto da un nebbione che rendeva quasi infernale la scenografia, in un serpentone di folla in delirio:  Nibali, con una serie di allunghi  mozzafiato,  sembrava aver partita vinta ma il “nonno” in maglia rosso, dalla pedalata sghemba con quel suo piede sinistro storto, era sempre lì,  perdeva qualche secondo poi lo recuperava. 

Nibali aveva anche il vantaggio psicologico di aver con sè due compagni dell’Astana per un certo tratto di ascesa, quando Tiralongo e Fuglsang in avanscoperta da tempo sono stati risucchiati nella bagarre finale ma Horner non si è mai scomposto. Ha atteso che i due gregari di Nibali esaurissero del tutto le pile, rifiatando alle ruote dello Squalo prima di staccarlo, con un’azione di forza straripante, nell’ultimo chilometro andando addirittura a un passo dal successo di tappa. Non ce l’ha fatta a raggiungere il francese Kenny Ellissonde, vincitore della tappa, unico  sopravvissuto di una fuga di una trentina di corridori, ma la Vuelta era definitivamente sua. Horner è così anche il primo americano a vincerla. Nel passato non ce l’hanno fatta né Lemond, né Armstrong. 

La facilità con cui l’ha dominata, soprattutto in questa ultima settimana di corsa, ha dell’incredibile. Sembrava il Froome del Ventoux con gli inevitabili cattivi pensieri su chissà cosa abbia in corpo. Ci si chiede dove abbia pescato a quasi 42 anni (li compie il 23 ottobre prossimo) tante energie. C’è da chiedersi anche come sia possibile che un portento simile non abbia mai vinto nulla o quasi in 20 anni di carriera. Doipo il traguardo stremato, Horner si lasciava cadere a terra ma non perdeva mai quello strano sorriso, quasi una smorfia, che l’ha caratterizzato in queste tre settimane di corsa. Nibali, preceduto da Valverde, era subito lì ma arrivava quarto a 28 secondi. La sua Vuelta era persa. Rodriguez, trionfatore venerdì sull’Alto de Naranco ma in grosse difficoltà sulle terribili rampe finali dell’Angliru, giungeva ancora più staccato perdendo l’ultima occasione per salire sul podio oggi a Madrid. 

“Oggi ho dato anima e cuore per lottare come un leone! Certe volte si vince, altre si perde, ma l’importante è farlo con onore fino alla fine!”. Sportivamente via Twitter in serata, Vincenzo Nibali riconosceva la sconfitta, ma quello che ha fatto ieri, pur in condizioni che non erano quelle ottimali del Giro, lo rilancia ancora come il più autorevole challenger di Froome, per le sfide future a partire dall’imminente Campionato del mondo di Firenze. Dove probabilmente ci sarà anche Horner, magari promosso a capitano della squadra Usa ma ancora alla ricerca di un rinnovo di contratto che dopo il trionfo della Vuelta non dovrebbe però tardare. Perché lui di smettere non ha proprio alcuna intenzione. Anzi visto che adesso ha incominciato a vincere vorrebbe correre ancora per tre o quattro anni. 

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