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Unicredit sceglie Orcel come Ceo e infiamma la Borsa

Imagoeconomica

I listini europei rimbalzano e Piazza Affari si ferma sulla soglia dei 22mila punti (21.987), chiudendo in rialzo dell‘1,16%. La spinta di oggi è arrivata principalmente dalle banche, dopo la pressione dei giorni scorsi, con il settore che ha ritrovato l’ottimismo in scia ai numeri della svizzera Ubs, (+137% l’utile nel quarto trimestre 2020; +54% l’utile netto lo scorso anno).

Regina del listino milanese è Unicredit +4,45%. Il titolo è stato sospeso in seduta in asta di volatilità dopo la notizia dell’Ansa sul nuovo ceo: “si va verso la nomina del banchiere d’affari Andrea Orcel al posto lasciato da Jean Pierre Mustier”, sostiene l’agenzia citando fonti finanziarie. L’accoglienza dell’ex Ubs è stata tiepida invece da parte del Monte dei Paschi di Siena (+0,19%), la banca che il Tesoro avrebbe voluto sposare proprio a Unicredit.

La crisi di governo, che si è aperta stamattina con le dimissioni del premier Giuseppe Conte, dopo tanti tentennamenti, non spaventa d’altra parte l’obbligazionario, nella convinzione che comunque vada si cercherà di evitare le elezioni. Lo spread fra decennale italiano e tedesco scende a 117 punti base (-4,42%) e il tasso del Btp chiude in calo a +0,61%. Fitch avverte però che un governo ancora più debole del precedente può inasprire “i rischi di politica economica” e “potrebbe danneggiare le prospettive di crescita dopo la pandemia attraverso una strategia economica coerente”.

In ballo ci sono soprattutto le risorse del piano Next Generation Eu, che vanno usate sapientemente “per rilanciare le prospettive di crescita del pil a medio termine”. Altrimenti “il rating sovrano dell’Italia potrebbe essere messo sotto pressione al ribasso”. C’è da riflettere di fronte a scelte così importanti, anche alla luce delle previsioni peggiorative per il 2021 da parte del Fondo Monetario Internazionale. La ripresa per il Belpaese, sostiene l’Fmi, si fermerà al 3% (contro +5,2% supposto a ottobre).

Un rimbalzo relativamente modesto, se messo a confronto con le stime di un calo del 9,2% nel 2020 (le stime precedenti però erano peggiori, -10,6%). Il trend dovrebbe migliorare nel 2022 (+3,6%, contro + 2,6% di ottobre). Il quadro resta fortemente influenzato dalla pandemia, dai lockdown e dalla campagna vaccinale. Non a caso a fare da traino ai listini europei oggi ha contribuito anche la smentita di AstraZeneca sulla scarsa efficacia del suo vaccino sulle persone con più di 65 anni, che sono poi quelle più a rischio di gravi complicanze. In settimana l’Ema, l’agenzia europea del farmaco, deciderà sul via libera al prodotto, già approvato dalla Gran Bretagna. 

Nel resto d’Europa salgono Francoforte +1,66%; Parigi +0,94%; Madrid +0,78%. È più arretrata Londra, +0,21%, anche a causa del balzo della sterlina, in un quadro di maggior propensione al rischio e di indebolimento del dollaro. L’euro scambia con il biglietto verde in rialzo dello 0,2%, poco lontano dai livelli di ieri (cross 1,21). La calma alberga a Wall Street, in queste prime ore di scambi e dopo i record della vigilia. Lo S&P 500 si è portato per pochi istanti su nuovi massimi, a seguito dei risultati positivi di aziende come 3M e Johnson & Johnson. In piena stagione trimestrali e in attesa che la Fed concluda la sua riunione, domani, la prima dell’era Biden, i tre indici principali al momento sono poco sopra o poco sotto la parità.

In Piazza Affari dietro a Unicredit si apprezzano altri titoli del settore come Bper +2,78%; Mediobanca +2,41%; Intesa +0,9%; Banco Bpm +1,57%. Fra i maggiori rialzi del Ftse Mib anche Nexi +3,01% (sotto pressione da inizio anno), Pirelli +3%, Leonardo +2,92%; Telecom +2,75%. Rimbalzano i titoli petroliferi: Saipem +,196%; Eni +2,1%; Tenaris +1,33%; Saras +2,96%. 

L’unica blue chip in forte calo è Prysmian, -3,8%, che ha annunciato il lancio di un nuovo bond equity-linked da 650 milioni di euro e la contestuale offerta di riacquisto sulla sua obbligazione in circolazione, anch’essa equity-linked, da 500 milioni al 2022, per un importo massimo di 250 milioni. Gli analisti di Banca Intesa giudicano “il bond come pienamente coerente con il processo di rifinanziamento del debito. Il gruppo ha circa 1,2 miliardi di debito che scade nel 2022”.

Sono poco mosse le materie prime, in particolare oro e petrolio. Il future del prezioso metallo cede lo 0,2% e scambia a 1851,35 dollari l’oncia. Il contratto Brent aprile 2021 perde lo 0,23%, 55,55 dollari al barile.

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