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Unicredit, Orcel: “Generali non strategica, col tempo usciremo del tutto”

Imagoeconomica

La quota di Unicredit in Generali “non è strategica” e dunque Piazza Gae Aulenti ridurrà gradualmente la sua partecipazione, fino ad uscire dal capitale del gruppo assicurativo. Lo ha detto a chiare lettere l’amministratore delegato della banca, Andrea Orcel, intervenendo all’11esima Ceo Conference di Mediobanca. 

Unicredit: “Generali non è strategica, usciremo”

Lo scorso 4 febbraio, Unicredit aveva comunicato di detenere il 4,1% del capitale di Generali, una quota poi salita al 6,7% alla vigilia della decisiva assemblea del Leone che lo scorso 24 aprile ha riconfermato i vertici della compagnia. In quel frangente, Unicredit ha votato contro il tandem Donnet-Sironi, schierandosi a fianco di Francesco Gaetano Caltagirone. E con ogni probabilità, se non fosse stata rinviata al 25 settembre, si sarebbe schierata a fianco dell’imprenditore romano anche all’assemblea di Mediobanca, di cui Piazza Gae Aulenti ha comprato recentemente una quota pari all’1,9% del capitale.

Parlando alla Ceo Conference di Piazzetta Cuccia, Orcel ha escluso operazioni “transformational” in campo assicurativo e ha detto che la costruzione di partecipazioni in una società target come primo passo verso potenziali legami potrebbe essere una buona strategia, vista l’ostilità diffusa in Europa da parte dei governi nei confronti dell’M&A bancario. “Voglio essere molto chiaro: l’investimento in Generali non è questo”, ha ribadito il banchiere, “Lo ridurremo e nel tempo usciremo del tutto”

Orcel: “Non vedo movimenti verso chiarezza sul golden power”

Orcel è tornato a parlare anche del golden power, ribadendo che Unicredit non potrà procedere con l’ops su Banco Bpm senza chiarezza sui poteri speciali e al momento non ci sono “movimenti in quella direzione”. Nell’ops su Piazza Meda, ha ricordato, “c’è il golden power e altri elementi collegati, senza la definizione dei quali nessun azionista vorrebbe che proseguissi”. “Se non sarà chiarito, e da italiano mi dispiace che siamo l’unica banca italiana a cui è stato applicato – ha aggiunto -, non procederemo”.

“Quando ho detto che c’è il 20% probabilità – ha spiegato ancora Orcel – era un modo per dire che oggi le probabilità sono ben al di sotto del 50%” perché “non vedo movimenti in quella direzione”. “Alla fine c’è un periodo di tempo al termine del quale dovremo decidere e decideremo”, ha concluso Orcel.

Parlando di alcuni paletti imposti dal governo, l’amministratore delegato di Unicredit ha affermato: “Mi viene da sorridere quando qualche banca che vogliamo comprare dice che con noi c’è il rischio di una riduzione dei prestiti. La nostra strategia è di aumentare i crediti alle Pmi e alle famiglie”, ha sottolineato riferendosi agli allarmi lanciati da Banco Bpm sulle possibili conseguenze negative di un’acquisizione da parte di UniCredit sui volumi di impieghi.

Il governo risponde alla Ue sul golden power arrampicandosi sugli specchi

Ma il Golden power è un argomento caldo anche in sede europea, con il governo che continua a difendere a spron battuto la sua decisione di applicarlo all’operazione Unicredit-Banco Bpm, nonostante la richiesta ufficiale di chiarimenti da parte della Ue e lo scetticismo ufficioso che trapela da Bruxelles. 

Con il Dpcm del 18 aprile 2025, il governo ha infatti imposto paletti molto duri all’offerta di Unicredit su Piazza Meda nell’ambito della procedura di golden power. Tra le condizioni poste dall’esecutivo figurano l’obbligo per Piazza Gae Aulenti di mantenere inalterato il livello di Btp in portafoglio, quello di non ridurre il rapporto impieghi/depositi praticato da Banco Bpm e Unicredit, né il livello del portafoglio attuale di project finance di Banco Bpm e Unicredit in Italia. Infine la banca guidata da Andrea Orcel dovrà cessare tutte le sue attività in Russia entro 9 mesi dal Dpcm, vale a dire entro gennaio 2026. 

Condizioni che hanno fatto storcere il naso anche alla Ue, spingendo la Commissione a chiedere ulteriori dettagli. Per Bruxelles, infatti, non si capisce come una banca che acquista una concorrente nazionale possa minacciare la sicurezza del Paese e quindi essere soggetta al golden power.

Secondo Reuters, in vista della decisione della DgComp sull’operazione che dovrebbe arrivare entro il 19 giugno, il governo italiano avrebbe risposto alle domande di Bruxelles, ribadendo che il risparmio è una questione di sicurezza nazionale e che oltre il 60% del capitale di Unicredit è detenuto da investitori extra-Ue. Con un ingente debito pubblico da rifinanziare ogni anno, continua l’agenzia di stampa, il governo ritiene importante che l’allocazione dei risparmi rimanga di competenza nazionale e che il dovere di difendere la sicurezza finanziaria di un Paese si applica indipendentemente dal fatto che un’operazione di fusione potenzialmente in grado di influenzare i risparmi nazionali coinvolga una parte straniera o sia interamente nazionale. 

L’esame da parte dell’Ue del modo in cui l’Italia utilizza la sua legislazione sul “golden power” per proteggere gli asset chiave potrebbe portare a una procedura di infrazione.

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Categories: Finanza e Mercati