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Unicredit, miglior trimestre del decennio: la cessione del 17% di Fineco vale oltre 1 miliardo

FIRSTonline

Unicredit chiude il primo trimestre con il miglior risultato del decennio. Decisive due poste straordinarie: la cessione di attività immobiliari (+258 milioni) e il rilascio di accantonamenti per la liquidazione delle sanzioni Usa (+320 milioni).

La Banca ha archiviato così il periodo gennaio-marzo con un utile netto contabile di gruppo di 1,4 miliardi, in crescita del 24,7% su anno. L’utile netto rettificato ha raggiunto gli 1,1 miliardi (+1,5%).

Ricavi in flessione a 5,0 miliardi (-3,0%), con commissioni in calo del 5,3%, a 1,7 miliardi. Lieve diminuzione anche per il margine operativo netto, -0,5%, a 1,9 miliardi.

Il Rote rettificato si è attestato al 9,4%, in rialzo di 0,5 punti percentuali su anno. La raccolta da clientela di gruppo ha raggiunto i 429,3 miliardi a fine marzo (+4,3%).

Costi operativi a 2,6 miliardi (-4,2%), principalmente grazie a minori costi del personale (-3,5%). Sul versante patrimoniale, Cet1 Ratio al 12,25% nel primo trimestre.

“Giunti all’ultimo tratto di Transform 2019, sono molto soddisfatto della performance di Unicredit in questo inizio d ’anno – ha commentato l’ad di Unicredit, Jean Pierre Mustier – Per la seconda volta di seguito, si è trattato del migliore primo trimestre dell’ultimo decennio, a riprova del successo del nostro attuale piano strategico e del fatto che siamo sulla strada giusta per raggiungere gli obiettivi di Transform 2019, che sono tutti confermati, entro la fine di quest’anno”.

Quanto alla recente cessione a investitori istituzionali del 17% di Fineco, che vale oltre un miliardo, “ha rappresentato il primo passo e sarà seguita da altre azioni – ha aggiunto il manager – quali l’accelerazione della vendita di NPE nel 2019 a sostegno del runoff della divisione Non Core entro il 2021, il riallineamento del nostro portafoglio di titoli sovrani domestici rispetto a quelli dei nostri concorrenti europei e un’evoluzione della struttura del Gruppo che ci consentirà di aumentare la flessibilità e ottimizzare i costi del nostro funding”.

Nel pomeriggio Mustier ha poi risposto alle domande dei giornalisti, incentrate soprattutto sui tre dossier di attualità: Commerzbank, dopo che è saltata la trattativa con Deutsche Bank, sulla quale l’Ad si è trincerato dietro un “no comment”; Carige, con il manager francese che non ha escluso di poter partecipare al salvataggio attraverso il Fondo interbancario di tutela dei depositi, “in maniera equa e proporzionale”, ricordando però che la strategia di Unicredit è sempre quella di una crescita puramente organica; e soprattutto Finecobank, la cui cessione del 17% ha fruttato 1 miliardo di euro nelle casse della banca. “Questi soldi – hanno detto sia Mustier che il presidente Fabrizio Saccomanni – servono per rafforzare il gruppo, per sviluppare il business nei Paesi dove siamo presenti e soprattutto per sostenere l’economia reale, soprattutto quella italiana”.

Che la cessione sia il preludio di una nuova fase di acquisizioni, magari da lanciare nel prossimo piano industriale che sarà varato il prossimo 4 dicembre a Londra, ancora non è dato sapersi. Ma intanto Mustier ha rivendicato l’assoluta convenienza dell’operazione, “per Fineco, di cui ho immenso rispetto, per l’Italia e per Unicredit. Fineco è un’ottima compagnia, potrà crescere ancora: non eravamo obbligati a vendere, ma la cessione ci garantirà 17 anni di dividendi“. E una nuova forza patrimoniale che per ora, dice la banca, serve più che altro per fare più prestiti a famiglie e imprese. Mustier è anche intervenuto sulla riduzione degli Npl, che procede a ritmo più spedito di quello previsto nel piano Transform 2019, che fissava il target entro la fine di quest’anno a 14,9 miliardi di stock: “Concluderemo l’anno avvicinando i 10 miliardi”.

A metà pomeriggio, dopo le parole dei vertici di Unicredit, il titolo in Borsa è finito in territorio negativo, perdendo oltre l’1% a 11,29 euro.

Articolo aggiornato alle ore 15.55

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