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Un terzo del mercato crede a Grexit: sondaggio del Financial Times

Grecia ma non solo. Si riparte dopo una settimana di forti emozioni. Ma tutto lascia prevedere che anche i prossimi giorni saranno caratterizzati dalla volatilità, anche sull’onda dell’evoluzione dello scacchiere geopolitico. In Asia intanto trova una nuova conferma la regola che vuole i mercati più condizionati dalle banche centrali che dall’andamento dell’economia. Sale la Borsa di Shanghai +1% tra forti cambi (il 28 % in più della media) nonostante i deludenti dati commerciali: import in calo del 17,6%, export -2,5%. Il mercato scommette che, di fronte alla nuova frenata, Pechino allargherà ancora le maglie della politica monetaria. Copione opposto in Giappone. La Borsa di Tokyo – 0,2% accoglie con una nota d’apprensione la revisione al rialzo del pil nel primo trimestre: +3,9%, il miglior dato dal 1994: la ripresa potrebbe indurre la Boj a ridurre l’importo del Quantitative Easing, anche se il governatore Haruhiko Kuroda ne ha di recente sottolineato l’aspetto psicologico con un’immagine poetica insolita per un banchiere: per l’economia l’effetto Qe ha la stessa funzione del volo di Peter Pan. Se smetti di crederci, il pil cade giù. Kuroda è stato soprannominato Ja pan pan.

ATENE E UE AI FERRI CORTI – LIRA TURCA SOTTO STRESS

Tra i market movers “politici” spiccano:
La ripresa dei negoziati sulla Grecia. In realtà si ricomincia da sottozero Jean Claude Juncker ha rinunciato a vedere Alexis Tispras prima di mercoledì quando entrambi si ritroveranno, assieme a François Hollande ed Angela Merkel, a Bruxelles per un meeting con i leader dl Sud America. Ma in assenza di nuove proposte, ha detto Juncker, “è inutile che ci parliamo”.  Secondo un sondaggio tra gli investitori pubblicato dal Financial Times, un terzo prevede il Grexit.
Non meno pericolosa la mina ucraina. In settimana si incontreranno i creditori (23 miliardi) si incontreranno con Kiev in vista di un’intesa sul debito che si annuncia molto difficile.

Sul fronte degli Emergenti riflettori accesi stamane sull’esito delle elezioni turche: l’affermazione del partito curdo, per la prima volta in Parlamento, ha fatto svanire i sogni di Erdogan di trasformare la Mezza Luna in una repubblica presidenziale, con forti tratti dittatoriali. La lira turca cede il 3,5% nei confronti del dollaro, trattato a 2,75. Inevitabili forti effetti anche sulla Borsa di Istanbul.

DEUTSCHE BANK, RIMBALZO IN VISTA DOPO IL RIBALTONE, APPLE ALLA RIBALTA

Sul fronte societario internazionale, spiccano due eventi:
Alla Borsa di Francoforte primo test per Deutsche Bank dopo il ribaltone dei vertici deciso nel week end: l’ex cfo di Ubs, John Cryan è il nuovo ceo nella banca tedesca. Sostituisce Anshu Jain (che lascia con effetto immediato) e l’altro ad Jurgen Fitschen, che se ne andrà a fine anno. Il vecchio vertice paga così la mozione di sfiducia del mercato: il 39% ha votato contro il bilancio, contestando il piano presentato dopo un anno deludente e le pesanti multe inflitte dalle autorità di controllo angloamericane. Le penalità inflitte dalle autorità alle 16 banche sistemiche più importanti dallo scoppio della crisi dei subprime ha superato i 300 miliardi di dollari.
Occhi puntati su San Francisco: stasera si tiene la WorldWide Developers Conference, il meeting che riunisce fornitori e collaboratori di Apple. Sarà l’occasione per fare il punto sule nuove strategie della Mela, a partire dai possibili sviluppi di Mac e Ios, ma soprattutto della nuova politica adottata da iTunes sul mercato della musica.

COSTAMAGNA VICINO AL TRAGUARDO IN CDP

In Italia settimana cruciale per:
Il cambio della guardia in Cassa Depositi e Prestiti, di gran lunga l’investitore istituzionale più importante della Borsa italiana. Sembra scontato che Claudio Costamagna sia destinato a sostituire Giovanni Gorno Tempini quale presidente della Cassa (nomina che spetta alle Fondazioni azioniste, ma concordata con il Mef). Per il ruolo di ad, per statuto di scelta del Tesoro, è favorito il banchiere di Bnl-Bnp Paribas Fabio Galia, ma gode di simpatie anche Gaetano Micciché.

BALLANO BUND E BTP. IN ARRIVO LE ASTE DEL TESORO

Al via, nel bel mezzo della turbolenza che ha investito i mercati obbligazionari, le aste del Tesoro di metà mese. Mercoledì andranno all’asta 6,5 miliardi di Bot a sei mesi (contro 7,15 miliardi in scadenza). Stasera verrà annunciato il quantitativo dei titoli a medio e lungo termine in offerta giovedì. Si riparte dopo un vero e proprio terremoto che ha investito il mercato dopo la scossa sul Bund:?? i rendimenti dei titoli di Stato della zona euro a lungo termine sono risaliti bruscamente. Quello del BTP decennale italiano è passato da 1,20% di metà marzo a 2,24% di venerdì. Quello del Bund decennale tedesco è passato da 0,08% di aprile a 0,88. Nel frattempo lo spread Btp/Bund si è allargato in misura meno che proporzionale: dal minimo di metà marzo a 87 punti base è passato a 133 punti base.
Tra le conseguenze della volatilità che ha investito il mercato figura l’andamento dell’euro. Nel corso della settimana la moneta unica  si è rafforzato passando da 1,05 di metà marzo fino a 1,15, salvo ritracciare a 1,11 venerdì, sotto la pressione del mancato accordo con la Grecia.

BORSE, MILANO MEGLIO DI FRANCOFORTE

Pesanti, ma non pesantissime le conseguenze per le Borse europee: dai picchi di aprile l’EuroStoxx50 e il Dax di Francoforte hanno perso il 10% circa. Milano “soltanto” il 5%. Ma l’ultima settimana è stata la più drammatica -2,8% Piazza Affari contro il calo del 2,7% dell’Eurostoxx. Assai più tranquille le Borse Usa, in calo nonostante il dato positivo sui nuovi occupati.
Il Dow Jones ha perduto lo 0,7%, S&P -0,3%, Nasdaq -0,1%. In attesa della riunione del Fomc (il comitato monetario della Fed) del 16-17 giugno, i mercati guarderanno soprattutto all’andamento delle vendite al dettaglio.

TELECOM, IN ARRIVO DUE MILIARDI DALLE TORRI

L’offerta delle azioni della società delle torri per le trasmissioni mobile di Telecom Italia è il primo appuntamento di una settimana cruciale per l’ex incumbent, spettatrice (assai) interessata al varo del provvedimento governativo sull’agenda digitale, ma anche all’esrdio dell’azionista Vincent Bolloré (appuntamento per metà mese).
Da stamane fino al 17 giugno saranno offerte  218 milioni azioni ordinarie Inwit, pari al 36,33% del capitale sociale. Il venditore ha inoltre concesso un’opzione di green shoe corrispondente al 10% delle azioni dell’offerta globale che, in caso di integrale esercizio, risulterà incrementata fino al 40% circa del capitale di Inwit. L’offerta pubblica prevede un prezzo minimo non vincolante di 3,25 euro per azione e un massimo vincolante di 3,90 euro, per un incasso minimo di 1,95 miliardi e un massimo di 2,34 miliardi.

MALACALZA STRINGE SU BANCA CARIGE, STOP AI DIRITTI MPS

Prende il via, dopo il capitombolo di venerdì (-11%) l’aumento di capitale di Banca Carige: 850 milioni necessari per mettersi in regola con le richieste della Bce. L’operazione, fortemente diluitiva (ma meno di Mps) prevede l’offerta di 7 nuove azioni ogni una vecchia al prezzo di 1,17 euro (sconto sul Terp del 35%, meno di quello del 38% praticato nella recente operazione). Una volta applicati i fattori di rettifica il titolo parte da 1,724 euro, il diritto a 3,88 euro. Alla vigilia il nuovo azionista di riferimento, Vittorio Malacalza, ha confermato sia la volontà di sottoscrivere le nuove azioni per la quota (il 15%) di sua spettanza che l’intenzione di arrotondare la partecipazione, comunque sotto la soglia del 25%. In movimento anche Gabriele Volpi, operatore di spicco sui mercati africani, specie in Nigeria, alla ricerca di un veicolo finanziario per i suoi business. La Consob seguirà con particolare attenzione l’andamento degli scambi, vigilando contro gli eccessi speculativi.

Intanto scade oggi il termine per la cessione dei diritti legati all’aumento di capitale Monte Paschi che potranno essere esercitati fino a venerdì 12. Anche la banca di Siena è stata al centro del tiro al bersaglio di venerdì (-5%).

MARCHIONNE GUARDA AL MEETING GM

Tra i Big del listino attenzione a Fiat Chrysler, in terreno negativo venerdì sull’onda della notizia che si dovrà attendere almeno il 12 ottobre per la quotazione della Ferra. Ma domani potrebbero arrivare notizie interessanti per Sergio Marchionne dal meeting degli azionisti di Gm. Non è escluso che qualche investitore non sollevi di fronte a Mary Barra la questione di un possibile merger con Fca, in sintonia con la campagna avviata dal ceo di Fiat.

ANCHE IL FONDO DI STATO CINESE NELL’OPA PIRELLI

“Pirelli? E’ un capitolo chiuso. Deciderò alla fine se aderire o meno all’Opa”. Così Vittorio Malacalza, cui fa capo il 7% della Bicocca ha confermato di aver adottato la politica del “wait and see”, in attesa di un rilancio sui cui scommettono i fondi di Hank Paulson, il gestore hedge Usa. Marco Tronchetti Provera e Chem China, però, tirano dritto forti di un alleato d’eccezione: il Silk Road fund, dotazione 40 miliardi di dollari, promosso dal governo di Pechino che ha scelto di esordire sui mercati finanziari partecipado al finanziamento dell’operazione sulla Bicocca. 

L’AGENDA: AUMENTO AEDES, DIVIDENDO PER CSP

Oggi è anche previsto l’avvio dell’aumento di capitale di Aedes. L’offerta riguarda, in particolare, 86.956.536 azioni ed è destinata a tutti i soci nel rapporto di sottoscrizione di otto nuove azioni ogni titolo posseduto. Le nuove azioni verranno offerte al prezzo unitario di 0,46 euro e nell’ambito dell’aumento non è prevista la costituzione di un consorzio di garanzia. L’operazione rappresenta l’ultimo passo del processo di ristrutturazione della società, che ha visto l’ingresso della Sator di Matteo Arpe, della famiglia Roveda e anche di Gavio. Le azioni (-16,88%) sono state venerdì tra le peggiori di tutta piazza Affari.
Settimana avara di dividendi: stacca la cedola solo Csp (0,05 euro). Lunedì 15 toccherà invece a Stm (prima tranche, 0,09 euro). Molto più ricca la distribuzione il giorno 22.

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