Donald Trump è sempre più impaziente di chiudere il conflitto in Ucraina. D’altronde lo aveva promesso fin dalla campagna elettorale: porre fine alla guerra sarebbe stata una delle sue priorità. E ora, dopo i primi colloqui diretti tra Kiev e Mosca ad Istanbul, conclusi senza risultati concreti, rompe gli indugi e annuncia una nuova telefonata con Vladimir Putin, la seconda in pochi mesi dopo quella di febbraio.
Lo ha confermato lo stesso presidente statunitense: lunedì alle 10 del mattino (le 16 in Italia) parlerà al telefono con il leader del Cremlino. Poi, a stretto giro, chiamerà anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e, insieme a lui, coinvolgerà alcuni membri dell’Alleanza Atlantica in una conversazione trilaterale.
“Credo che Putin sia pronto a un accordo“, ha dichiarato Trump in un’intervista a Fox News. “Sta attraversando un periodo difficile: l’economia russa è in affanno, i prezzi del petrolio sono bassi. Dobbiamo incontrarci e trovare una soluzione. Se non ci sarà un’intesa, imporrò sanzioni devastanti“.
La strategia americana si muove su un doppio binario: da un lato la minaccia di nuove misure economiche contro Mosca, dall’altro un tentativo concreto di rilanciare il dialogo diplomatico. In questo quadro si inserisce anche la telefonata tra il segretario di Stato Marco Rubio e il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov. Rubio ha recapitato un messaggio diretto da parte della Casa Bianca: “Gli Stati Uniti sono impegnati per una pace duratura e chiedono un cessate il fuoco immediato“.
Le richieste territoriali della Russia
Mentre Washington cerca di imprimere una svolta diplomatica al conflitto, il primo incontro diretto tra le delegazioni di Mosca e Kiev — tenutosi a Istanbul dopo tre anni di guerra — ha lasciato più interrogativi che certezze sull’esito dei negoziati. L’unico risultato concreto è stato un’intesa preliminare sullo scambio di prigionieri, ma le distanze restano profonde, soprattutto sul piano politico e territoriale.
Secondo quanto riportato da Sky News, la Russia ha posto condizioni estremamente rigide per avviare un reale percorso negoziale. In cima alla lista: l’introduzione nella Costituzione ucraina dello status di neutralità e il riconoscimento internazionale della sovranità russa su cinque regioni attualmente contese.
Oltre alla Crimea, già annessa nel 2014, Mosca pretende il controllo definitivo di Donetsk, Luhansk, Zaporizhia e Kherson. Fonti ucraine riferiscono che la delegazione russa ha richiesto anche il ritiro immediato delle forze armate ucraine da questi territori come prerequisito per qualsiasi discussione su un eventuale cessate il fuoco. Secondo le stesse fonti, i rappresentanti russi presenti al tavolo non erano autorizzati a trattare nel merito delle proposte e si sono limitati a riportare le condizioni imposte dal Cremlino. In caso di mancato accordo, sarebbe stata evocata da Mosca l’ipotesi di una “guerra eterna”.
Cremlino: “Lavori in corso, ma nessun contatto diretto con Trump”
La posizione ufficiale di Mosca è prudente. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha spiegato che i negoziati con Kiev sono “appena iniziati” e che proseguiranno a porte chiuse. Sulla possibile telefonata tra Trump e Putin, Peskov ha precisato: “Non ci sono stati contatti diretti tra i due presidenti. Se riterranno opportuno parlarsi, informeremo la stampa”.
Peskov ha anche sottolineato che la composizione della delegazione russa resterà invariata e che “l’aspetto più importante dei negoziati sarà capire chi, da parte ucraina, firmerà un eventuale accordo”.
Rubio parla con Lavrov: “Trump vuole la pace ora”
Il colloquio tra Marco Rubio e Sergey Lavrov, avvenuto nella serata di venerdì, ha confermato l’intenzione della Casa Bianca di proporre un piano di pace globale. Il Dipartimento di Stato americano ha riferito che il piano delineerebbe “la strada migliore per porre fine in modo duraturo alla guerra”.
Rubio ha ribadito che l’obiettivo prioritario degli Stati Uniti è “la cessazione immediata delle ostilità” e ha trasmesso l’invito del presidente Trump a considerare una tregua senza condizioni.
Zelensky: “Pace sì, ma serve fermezza”
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in attesa del colloquio telefonico con Trump, ha accolto con prudenza i primi segnali diplomatici. Dopo la sua partecipazione al vertice di Tirana con i leader europei, ha ribadito la disponibilità di Kiev a cercare una soluzione negoziale, ma solo “se la comunità internazionale manterrà una posizione ferma”.
Zelensky ha già respinto in passato qualsiasi ipotesi di riconoscimento dei territori occupati da Mosca. “Non si può costruire una pace vera sull’ingiustizia. La Russia deve dimostrare di voler davvero fermare la guerra”, ha dichiarato in un recente messaggio pubblicato su Telegram.
“Sabato nero” a Sumy: la guerra continua tra i civili
Sul campo, però, il conflitto continua a mietere vittime. Un attacco con droni russi ha colpito un autobus passeggeri nella città ucraina di Bilopillia, nella regione nord-orientale di Sumy, uccidendo nove persone e ferendone altre sette. L’autobus si trovava a soli dieci chilometri dal confine con la Russia.
Per Zelensky è stato “un omicidio deliberato di civili“. “I russi non potevano non sapere che stavano colpendo un mezzo civile. Tra le vittime ci sono un padre, una madre e la loro bambina. È stata una strage. Le mie condoglianze a tutte le famiglie colpite”, ha scritto il presidente ucraino su X, proclamando tre giorni di lutto cittadino.