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Toro a Wall Street e rally in Europa, ma banche a due facce

Altro che manovra. La riforma fiscale Usa, secondo i conteggi dell’ufficio del bilancio Usa, ha comportato un taglio per oltre mille miliardi di dollari, provocando un deficit di 779 miliardi anche, secondo i repubblicani, è in parte legato alla riforma sanitaria di Obama. Comunque sia, le Borse dispongono ancora di un formidabile arsenale finanziario per sostenere il rally dei listini, sostenuti dalle performance dei Big di Wall Street.

E così, dopo la frenata per le tensioni sui tassi (“la minaccia più grave arriva dalla Fed” ha detto Donald Trump a Fox tv), il Toro è tornato alla carica un po’ su tutti i mercati.

AVANZA TOKYO, NEW YORK RECORD

Avanza Tokyo (+1,7%), recuperando buona parte delle perdite della scorsa settimana. Salgono anche la Corea del Sud, Singapore e l’India, ma non la Cina.

Hong Kong è piatta. L’indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen è invariato intorno a 3.100 punti, sui minimi degli ultimi due anni: negli ultimi dodici mesi, il mercato azionario della Cina ha perso circa un quarto del suo valore (espresso in dollari), mentre nello stesso periodo quello degli Stati Uniti lo ha incrementato del 10%.

A guidare i rialzi è stata Wall Street, grazie anche alla conferma della buona salute dell’economia Usa: la produzione industriale in settembre è cresciuta dello 0,3%, le nuove posizioni di lavoro scoperte sono salite di 67.000 a 7,14 milioni, nuovo massimo dal 2001.

UBER VERSO LA QUOTAZIONE: 120 MILIARDI LA STIMA

In forte crescita gli indici, nella miglior seduta da marzo: l’S&P500 ha chiuso in rialzo del 2,19%, Dow Jones +2,17%. . Ancora meglio il Nasdaq (+2,89%).

A sostenere il rally hanno contribuito le anticipazioni sul prossimo sbarco in Borsa di Uber: valore stimato 120 miliardi, circa il doppio della stima di sei mesi fa.

GOLDMAN ALLE STELLE, NETFLIX +12% DOPO I CONTI

Sia Goldman Sachs (+3%) che Morgan Stanley (+5,7%) hanno annunciato profitti superiori alle previsioni. Soffre solo Blackrock (-4,4%): le sottoscrizioni dei fondi hanno segnato il passo nel trimestre.

Tesla ha guadagnato il 6,5%, a seguito dell’approvazione da parte della magistratura del patteggiamento tra l’ad Elon Musk e la Securities and Exchange Commission.

Da segnalare la strepitosa performance di Netflix (+12% nel dopo Borsa): dai dati del trimestre, annunciati a Wall Street chiusa, emerge che gli abbonati sono cresciuti nel trimestre di 9,4 milioni di unità, più delle previsioni (7,7 milioni).

In equilibrio il petrolio: Brent a 81,45 dollari al barile, Wti a 72,01. Ma i riflettori restano accesi sull’assassinio del giornalista saudita del Washington Post Jamal Kashoggi. Trump vuol prendere per buone le affermazioni saudite (un “incidente” in cui non c’entra il principe Mohammed bin Salman) ma una parte dell’America non ci sta e c’è il rischio di sanzioni del Congresso ai Sauditi. Una prospettiva disastrosa, non solo perché ci sono in ballo commesse militari per 100 miliardi di dollari: una punizione ai sauditi minaccia di compromette l’embargo al petrolio dell’Iran che dovrebbe scattare il 4 novembre.

ANCHE L’EUROPA IN RALLY. MILANO IN POLE POSITION

I problemi tra l’Italia e Bruxelles non sono certo superati, ma la presentazione della manovra ha dissipato una parte delle incertezze sulle strategie dell’esecutivo. Il risultato è stato il balzo in avanti del mercato italiano, in coincidenza con la ripresa degli acquisti a Wall Street, che ha migliorato anche gli umori in Europa. Solo Londra, alle prese con Brexit, limita il rialzo nell’ordine dei decimali. A spiegare lo spunto generale dei mercati azionari sono molteplici ragioni. Alcune di tipo fondamentale (attenuazione delle tensioni sui tassi), altre di tipo tecnico (elevato ipervenduto).

Milano, di gran lunga il listino migliore, segna in chiusura un rimbalzo del 2,23%, a quota 19.717 punti. Si è trattato della miglior seduta del mese di ottobre.

L’indice FtseMib riduce così la perdita da inizio 2018 al -9,8%. È ancora la più pesante del vecchio continente.

Anche le borse di Spagna, Francia, Germania e di conseguenza l’indice Eurostoxx (+1,5%), hanno registrato il miglior bilancio giornaliero da inizio mese: Francoforte +1,42%; Parigi +1,53%; Madrid +1,78%; Zurigo +1,66%. Londra sale solo dello 0,48%, ma a fronte del rialzo della sterlina.

JUNCKER ANTICIPA IL NO: “INACCETTABILI LE RICHIESTE ITALIANE”

La manovra per il 2019 del governo Conte vale 33,5 miliardi tra minori entrate e maggiori spese, con 11,7 miliardi di coperture. I 21,8 miliardi di differenza rappresentano 1,2 punti percentuali di Pil di deficit aggiuntivo che, uniti agli 1,2 punti di livello tendenziale, portano il deficit 2019 al 2,4%.

Secca ma scontata la bocciatura da parte della Commissione Ue. Jean-Claude Juncker, ha detto che “se accettassimo lo slittamento previsto dalla manovra rispetto alle regole europee alcuni Paesi ci coprirebbero di ingiurie e invettive con l’accusa di essere troppo flessibili con l’Italia”. Replica del vicepremier Luigi Di Maio: “Noi andiamo avanti con le misure chieste dal popolo. Juncker continui a rivoltarsi, gli rimane tempo ancora fino a maggio”.

SPREAD SOTTO QUOTA 300, DECENNALI AL 3,46%

Giornata di recuperi anche per il mercato del debito. La volatilità resta alta, così come i livelli assoluti di tassi e spread. Ma dopo le recenti vendite, e in attesa di novità concrete sul futuro della manovra e sui rating italiani, i Btp vivono una fase di relativa calma sul mercato, approfittando anche di qualche ricopertura.

I Btp chiudono positivi, sui massimi di seduta, col tasso decennale poco sopra il minimo di 3,43% a 3,46% (dopo un picco in apertura a 3,53%). Lo spread su Bund, in avvio sopra 300, chiude a 296, dopo un minimo giornaliero a 293. Il biennale italiano scende a 1,28% da 1,43%.

Si avvicina il verdetto delle agenzie di rating. Tra dieci giorni si pronuncerà Standard & Poor’s. Moody’s chiuderà l’attuale procedura di “rating watch negativo” entro fine ottobre.

La Germania offre oggi 1,5 miliardi di Bund extra lunghi luglio 2044; stamane Berlino ha collocato poco più di 3 miliardi di titoli biennali, al rendimento di -0,56%, poco variato rispetto all’asta precedente.

PRYSMIAN SUPERSTAR. IL LUSSO RIPARTE IN FERRARI

Gionata di fuochi d’artificio in Piazza Affari. In testa al paniere principale brilla Prysmian: +8,2% dopo l’annuncio che sono stati finalmente superati i problemi del collegamento Western Link tra Scozia, Inghilterra e Galles: la realizzazione dell’opera è stata molto travagliata.

In recupero i titoli del lusso. In gran spolvero Salvatore Ferragamo (+6,8%) dopo le forti perdite delle ultime sedute. Equita è ottimista sui conti del trimestre (consiglio 10 novembre) anche per i ritardi su alcuni progetti di spesa. Scintille anche per Tod’s, +3,1% ma sotto i massimi dopo la smentita di Diego Della Valle, l’azionista di controllo sulla cessione del controllo. “Oggi le chiamano story telling, un tempo dicevamo cazzate”, ha dichiarato a margine del Milano Fashion Global Summit. “Siamo felici come Pasque, semmai compriamo”.

In controtendenza Geox (-3,8%). Kepler taglia il target a 1,90 euro.

Ferrari, ormai associata al comparto del lusso, mette a segno un balzo del 6,6%. È comunque decisamente positivo anche il comparto auto, che in Europa balza del 2% circa. Fiat Chrysler avanza del 3,3%. Exor +3,12%.

Tra gli industriali in luce anche Leonardo con un rialzo del 4,9%.

ENEL, PIENO DI ENERGIA IN SUD AMERICA

Tonica Enel, che sale del 3,4% dopo l’annuncio di un aumentato fino a un massimo del 5% della partecipazione in Enel Americas, attualmente al 51,8%. A questi prezzi, l’investimento è pari a 370 milioni di euro. Negli ultimi sei mesi, Enel Americas ha perso in Borsa il 34%. Citigroup alza il giudizio a Buy.

LA MANOVRA DÀ UNA SPINTA ALLE RINNOVABILI

Ben comprate anche le altre utility dopo l’approvazione della legge di bilancio e del decreto legge fiscale da parte del governo che prevede una maggiore attenzione allo sviluppo delle energie rinnovabili, all’introduzione dell’Ires verde e allo stanziamento di 250 milioni per lo sviluppo delle rinnovabili nel triennio. Salgono Terna (+2,8%), Italgas (+2,9%), Snam (+3%), Iren (+2%) e Hera (+3%).

Meglio di tutti fa Erg, che avanza del 5,2%.

BANCHE E POLIZZE PAGANO IL REDDITO DI CITTADINANZA

Più cauti bancari e assicurativi, con gli analisti che aspettano maggiori dettagli per valutare l’impatto della manovra sui due comparti. L’indice dei bancari italiani sale complessivamente dell’1,1% a fronte di un +0,8% di quello europeo.

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Il carico fiscale per gli istituti di credito si appesantisce di 3,3 miliardi a causa di tre diversi provvedimenti. Una prima misura interviene, per circa 1,1 miliardi, sul trattamento fiscale delle svalutazioni di crediti. Una seconda misura differisce la deduzione di svalutazioni e perdite su crediti (900 milioni). Nel Dpb si citano inoltre generici “interventi fiscali sulle banche” per circa 1,3 miliardi.

Performance divergenti tra i singoli titoli: Intesa guadagna l’1,4%, Unicredit lo 0,8% mentre Banco Bpm cede lo 0,7% e Bper lo 0,9%.

Prosegue la corsa di Carige che strappa un altro +5,7%. Equita valuta positivamente l’eventualità di un private placement per il bond subordinato. Allunga nel finale Banca Intermobiliare, chiudendo con un progresso di oltre il 15%.

La manovra comporta aggravi anche per le assicurazioni. L’aliquota dell’imposta sui premi sale a 75% dal 59% per il 2019 e passa al 90% nel 2020 e al 100% negli anni successivi per un importo di 900 milioni. Generali +1,2%, UnipolSai +0,7%.

Ancora grandi manovre nelle costruzioni. È sempre più probabile un merger tra Salini Impregilo e Astaldi (+13% dopo il -5,47% della vigilia). Oggi è previsto il via libera del tribunale al concordato.

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