Partenza sprint e frenata brusca per Tim a Piazza Affari. Dopo un avvio brillante, l’ex monopolista delle tlc ha invertito la rotta a Piazza Affari, cedendo terreno fino a -3,47% e scambiando a 0,38 euro per azione. Il titolo era inizialmente salito a quota 0,40 euro, livelli che non si vedevano da febbraio 2022. A dare inizialmente slancio era stata l’attesa per l’udienza in Cassazione sul maxi rimborso del canone di concessione del 1998 che la Corte d’Appello di Roma, lo scorso gennaio, condannando la presidenza del Consiglio a rimborsare quasi un miliardo di euro a favore della società guidata da Pietro Labriola.
Ma proprio dalla Cassazione è arrivata la doccia fredda. I giudici hanno sollevato d’ufficio un dubbio procedurale: era corretto per Tim fare appello contro la decisione sul tribunale competente, o si sarebbe dovuto seguire un altro percorso giuridico? Ora le parti hanno 30 giorni per presentare osservazioni, il che potrebbe allungare – e non poco – i tempi per l’eventuale rimborso.
Ma le notizie non finiscono qui. A movimentare il quadro ci sono anche le indiscrezioni sulla conferma da parte del Tar della maxi sanzione da 74,3 milioni di euro per la violazione della normativa “golden power”, legata al mancato preavviso di Vivendi sul controllo di fatto esercitato su Tim. Un capitolo che risale a sei anni fa e che, ricorda Intermonte, non avrà ripercussioni sui conti, visto che la cifra era già stata accantonata.
Accordo Open Fiber-FiberCop: a che punto siamo?
Intanto, sul fronte rete, si torna a parlare di fibra e Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il Sole 24 Ore rivela che, nell’ultima riunione al Dipartimento per l’Innovazione, è stato fatto il punto sul rollout della rete nelle aree grigie. Nel dettaglio, la questione riguarda la cessione di cinque lotti del Piano Italia a 1 giga nelle aree grigie, a semi fallimento di mercato, da OF (se ne era aggiudicata otto in tutto) a FiberCop. Il governo ha dato semaforo verde al passaggio: l’obiettivo dell’esecutivo è centrare gli obiettivi del Pnrr per non incappare in sanzioni salate. Oggi si riunisce il cda di Open Fiber, con un possibile bis giovedì, per valutare l’eventuale cessione di lotti a FiberCop. Tutto in attesa del via libera dei soci Cdp (60%) e Macquarie (40%).
Secondo Intermonte, il clima non proprio idilliaco tra Open Fiber e FiberCop, unito alla pressione delle scadenze Pnrr, potrebbe spingere verso una collaborazione tattica tra le due realtà. Un accordo entro il 2026 – a 30 mesi dalla cessione di FiberCop – consentirebbe a Tim di incassare un “bonus” fino a 2,5 miliardi di euro, legato alle sinergie industriali promesse al momento della cessione di FiberCop.
“C’è chiaramente una volontà da un punto di vista governativo nel vedere se ci sono le condizioni per realizzare una rete unica. Rete unica che dovrebbe garantire dei risparmi a livello di investimenti e dell’ottimizzazione e quindi noi come azionisti di FiberCop stiamo analizzando per capire se ci sono le condizioni”, aveva dichiarato Alberto Signori, partener del team infrastrutture di Kkr, dopo i rumor sulla fusione.
Ultimo aggiornamento: mercoledì 27 maggio 2025 ore 15:30