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Tim: nel primo trimestre 2023 crescono i ricavi e l’ebitda e il Brasile è sempre super. Pesano però gli incentivi agli esodi

Imagoeconomica

Salgono i ricavi, tiene la marginalità, ma aumentano anche le perdite non ricorrenti. Tim ha chiuso il primo trimestre 2023 con un bilancio in chiaroscuro. In generale nel periodo è proseguita l’azione di stabilizzazione e di rilancio del business domestico mentre si è avuta la conferma dell’accelerazione dello sviluppo della controllata brasiliana, che pesa quasi per un terzo sia dei ricavi da servizi sia dell’ebitda del gruppo. Risultati che la Borsa di Milano ieri, mercoledì 10 maggio, ha premiato regalando al titolo Telecom Italia un guadagno vicino al 4%. Ma ci sono anche lati negativi. La telco segna una perdita di 689 milioni di euro, in peggioramento rispetto al passivo di 204 milioni dello stesso periodo dell’anno scorso. Sul quale, tuttavia, hanno pesato gli incentivi non ricorrenti alle uscite, a seguito dell’accordo sindacale raggiunto lo scorso 21 marzo e valido fino al 30 novembre.

Risultati primo trimestre 2023 di Tim: ricavi e perdite in crescita

I ricavi ammontano a 3,85 miliardi in aumento del 4,3% da 3,64 miliardi dello stesso periodo del 2022, mentre i ricavi da servizi ammontano a 3,5 miliardi (+2,8%) trainati soprattutto dalle attività brasiliane che hanno totalizzato un aumento del 19% dei ricavi e al miglioramento del trend domestico.

In forte miglioramento l’Ebitda di Gruppo, che segna una crescita del 3,8% attestandosi a 1,5 miliardi, in miglioramento per il secondo trimestre consecutivo (+2,7% nel quarto trimestre 2022), grazie sia alla progressiva stabilizzazione della Business Unit Domestic (-2,8%), sia al contributo fortemente positivo di Tim Brasil (+21,8%).

Sull’aumento delle perdite, che peggiora a 689 milioni, pesano 427 milioni di oneri non ricorrenti del piano aziendale di uscite volontarie che quest’anno prevede 2mila unità in uscita.

L’indebitamento finanziario netto del gruppo è pari a 25,8 miliardi di euro, in aumento di 0,5 miliardi di euro rispetto al 31 dicembre 2022. Il principale problema della telco e anche il motivo per cui si sta cercando di vendere la rete. L’indebitamento finanziario netto after lease si attesta a 20,5 miliardi di euro, in aumento di 0,4 miliardi di euro rispetto al 31 dicembre 2022. La società ha sottolineato che le disponibilità di cassa al momento superano gli 8 miliardi, cifra sufficiente a coprire oneri del debito e tutti gli impegni della società almeno per l’intero 2024.

Occhi puntati sulla cessione di Netco: deadline il 9 giugno

Tutti i riflettori sono puntati su Netco (ricavi in crescita del 3,4% e una leggera flessione dei ricavi da servizi dello 0,9%). Il piano del gruppo guidato da Pietro Labriola prevede la cessione della rete, ma le offerte finora ricevute dal fondo americano Kkr e Cdp-Macquarie sono ritenute non ancora adeguate. Pertanto, considerata la disponibilità espressa da almeno uno degli offerenti a migliorarla, il Consiglio ha ritenuto di sondare tale disponibilità, al fine di ottenere un’offerta finale entro il 9 giugno prossimo. Mentre sul mercato si ipotizza anche una soluzione che metta insieme Cdp e i fondi stranieri per raggiungere una cifra intorno ai 26 miliardi e convincere Vivendi a dare l’ok.

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