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Terzo giorno di ribassi per Piazza Affari (-2%): pesano Telecom, Exor e le banche

FIRSTonline

Ancora licenziamenti: Hostess Brands, che produce pane preconfezionato venduto tramite la grande distribuzione, ha annunciato chiude bottega e mette inmobilità tutta la propria forza lavoro 18.500 persone. E accusa una delle sue principali sigle sindacali, la “Bakery, Confectionery, Tobacco Workers and Grain Millers International Union” di aver dato vita a uno sciopero su scala nazionale che “ha ridotto in ginocchio la capacita’ dell’azienda di produrre e distribuire i propri prodotti”. Succede negli Usa. Dove l’economia continua a mandare segnali contrastanti e sta faticosamente tentando di riprendersi, Sandy permettendo. Oggi il dato sulla produzione industriale di ottobre (-0,4%) è risultato sotto le attese degli analisti (attese per un +0,2%) mentre solo pochi giorni fa i sussidi di disoccupazione sono tornati ad aumentare.

La paura più grande si chiama fiscal cliff a cui è rivolta in questi giorni l’attenzione dei mercati: si tratta di un pacchetto del valore di 600 miliardi di dollari che secondo gli economisti rischia fare cadere l’economia Usa in recessione. È partito oggi alla Casa Bianca il negoziato per raggiungere un accordo fra il presidente Obama e i rappresentanti del partito repubblicano, guidati dallo Speaker del Congresso John Boehner sulle possibili iniziative per evitare la raffica di tagli alle spesa pubblica e innalzamento di tasse che rischia di scattare automaticamente dal primo gennaio 2013. Secondo il Wsj la Casa Bianca sta studiando l’opzione di evitare il via automatico ai tagli orizzontali alla spesa pubblica e la fine di tutti gli sgravi fiscali concessi nel 2003 dal presidente Bush, con un programma più piccolo e mirato di riduzione della spesa e aumenti delle tasse. Si tratterebbe quindi di posporre a metà del 2013 gran parte delle misure più drastiche necessarie, inclusi interventi sui programmi sanitari Medicare e Medicaid, e la riforma del sistema fiscale.

Wall Street apre piatta ma alla chiusura dell’Europa è in territorio positivo: il Dow Jones sale dello 0,32% mentre il Nasdaq è sulla parità.

Le piazze europee chiudono in profondo rosso appesantite anche dai dati economici sul surplus delle partite correnti, dopo la conferma di ieri del ritorno ufficiale in recessione: Milano cede lo 0,02%, Francoforte l’1,32%, Parigi l’1,21%, londra l’1,27%.

Il mix esplosivo del momento non lascia scampo alle Borse: al fiscal cliff oltreoceano si aggiunge l’escalation delle tensioni in Medio Oriente dove per la prima volta è stato sparato un razzo su Gerusalemme, neanche durante la prima guerra del Golfo Saddam Hussein aveva puntato la città.

Il petrolio Wti sale dell’1,28% a 86,54 dollari al barile. L’euro dolalro scende dello 0,53% a 1,2714.

E poi c’è l’incertezza perdurare sulla Grecia dove oggi si è evitato il default grazie ai 5 miliardi di bond a breve venduti nei giorni scorsi da Atene per onorare le scadenze di oggi. Si continua a lavorare per trovare la quadra sulla sostenibilità del debito greco entro il 20 novembre quando è fissato il nuovo eurogruppo alla luce del disaccordo tra Ue e Fmi che non esclude un haircut del taglio del debito greco e non è d’accordo di spostare dal 2020 al 2022 l’obiettivo del debito al 120% del pil. Dalla Germania interviene Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann Weidmann: L’insostenibilità del debito di Atene non si può negare, tuttavia ci si può chiedere se non sia il caso di porre in conto un taglio quando le riforme saranno completate, perché il taglio del debito non risolve i problemi in sé.

A Piazza Affari il calo è guidato da Bpm -5,21%, peggiore tra le banche che comunque chiudono la seduta in deciso calo. Mediobanca -3,64%, Intesa -3,19%, Mps -2,67%, Unicredit -3,29%. In Europa la strada per la supervision bancaria unica si fa ancora più in salita: è possibile che il tema debba tornare di nuovo sul tavolo dei leader europei al vertice Ue di metà dicembre dopo che, secondo fonti diplomatiche, all’ultimo incontro tra i ministri delle finanze sono emersi una serie di nodi ancora tutti da sciogliere . Lo spread Btp-bund è stabile a 354 punti base.

Giù Telecom Italia -4,68% colpita dalle incertezze sull’entrata del magnate egiziano Sawiris e sul futuro della rete che potrebbe non portare più a uno scorporo, con lo stop delle trattative con la Cdp, ma a una soluzione sul modello inglese di Open reach. La società ha smentito indiscrezioni di stampa che vedrebbero ormai fermo lo scorporo. Si guarda per entrambi i dossier al consiglio del 6 dicembre.

Exor cede il 3,90%, pesa il downgrade di Goldman Sach a neutral da buy. Fiat -1,06% accusa il calo di immatricolazioni innEuropa del 5,8% peggio del mercato a -4,6%. Migliorano però le vendite in Germania e Regno Unito. Intanto Volkswagen a livello globale ha segnato un record di consegne nei primi 10 mesi di quest’anno a 7,5 milioni di unita’ (+10,2% verso l’anno prima). Autogril -3,74% che ha smentito eventuali trattative per l’acquisto di Ssp. Stm -2,08% dopo le nuove voci di di “split” della jv St-Ericsson

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