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Serie A, pagelle: Inter 8, Milan 7, Juve 5, Roma 4,5

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Alla fine dell’anno manca ancora qualche giorno, ma il calcio, di fatto, ha già chiuso il suo 2021, permettendoci di stilare il tanto atteso pagellone con un pizzico d’anticipo. È sempre bene chiarire i criteri prima ancora di iniziare, perché lo sport più amato dagli italiani, si sa, non segue il calendario solare, anzi accavalla il termine di una stagione con l’inizio di un’altra.

Spesso, insomma, è quasi impossibile unire le due cose, qualche volta però alcuni riescono a fare talmente bene, o talmente male, da finire per riuscirci. È il caso dell’Inter, che si prende un bel 8 sia per quanto concerne la gestione Conte che quella Inzaghi. Una ha portato uno scudetto atteso 11 anni, l’altra sta seminando al meglio per fare lo stesso e dare continuità a uno splendido lavoro collettivo, brillantemente diretto da Marotta (voto 9). Le difficoltà di quest’estate non vanno dimenticate, perché in molti, dopo gli addii di Conte, Hakimi, Lukaku e Eriksen, hanno pensato a un’Inter in disarmo, pronta ad abdicare un trono appena conquistato. Invece la società ha saputo muoversi alla perfezione, tamponando i buchi di bilancio senza però indebolire la squadra, a cominciare dalla scelta di un allenatore bravo e intelligente (voto 8), capace di ripartire dal lavoro del suo predecessore aggiungendoci un pizzico di sana libertà tecnico-tattica che non guasta.

Subito dietro c’è il Milan, che chiude il suo 2021 con un 7 pieno. Il voto poteva essere più alto, ma gli ultimi alti e bassi, uniti all’eliminazione dalla Champions, inducono a non esagerare. Il cammino dei rossoneri resta comunque molto buono, perché non va dimenticato da dove sono partiti, né le ristrettezze economiche in cui si è mosso Maldini (8), grande regista della squadra assieme a mister Pioli (7). Il tecnico sta guidando al meglio un gruppo ben costruito, ma con un unico grosso neo: gli infortuni, sia nella prima che nella seconda parte, sono stati davvero troppi, tanto da far pensare a qualche errore nella preparazione. Le prospettive del Milan girano proprio attorno alla suddetta questione, perché i sogni di gloria passano dal recupero della rosa.

Discorso simile si può fare anche per il Napoli, il cui voto (6+) è un mix tra l’insufficienza di maggio (imperdonabile aver mancato la Champions contro il Verona!) e la sufficienza piena di oggi, anche se con un asterisco preoccupante relativo all’ultimo periodo. Le difficoltà palesate con Empoli e Spezia, giusto per restare al recentissimo passato, creano diverse apprensioni al popolo azzurro, di nuovo alle prese con una squadra bella, tecnicamente forte e completa, ma capace di squagliarsi ogniqualvolta si alza l’asticella. Spalletti (voto 6,5) deve allenare anzitutto la testa, anche perché De Laurentiis non sembra intenzionato ad aiutarlo più di tanto sul mercato, alimentando così quello strano malcontento che si respira all’ombra del Vesuvio.

Voto 7 invece all’Atalanta, ormai habitué della zona Champions: una cosa che sembra scontata ma non lo è affatto, viste le incredibili differenze economiche tra lei e le contendenti. Il lavoro di Gasperini (7 come la sua squadra) resta ottimo, l’eccellenza però ancora non c’è, come si è visto nelle ultime partite, quando in molti si erano sbilanciati a parlare addirittura di scudetto. E invece, subito dopo la brutta eliminazione col Villarreal, ecco i passi falsi con Roma e Genoa, a ricordare alla Dea come la strada verso la gloria, quella vera, sia ancora lunga, oltre che ricca di trappole che potrebbero mettere a rischio perfino il piazzamento Champions.

Alle sue spalle, infatti, c’è la Juventus, capace di rimontare punti e posizioni con un dicembre di buon livello, anche se aiutato da un calendario abbastanza agevole. Ciò non basta ovviamente a evitarle l’insufficienza, un 5 pieno mitigato dalla qualificazione agli ottavi di Champions, risultato imprescindibile per le casse societarie. Sotto accusa, più che Pirlo e Allegri (5,5 per entrambi), c’è però la dirigenza: Agnelli (5), al netto delle note vicende extracampo, ha sbagliato la scelta del post Marotta, affidando la sua creatura prima a Paratici, poi a Cherubini (4 a tutti e due). Il risultato è stato un concatenarsi di errori anzitutto sul mercato, con l’inevitabile conseguenza di aver peggiorato i conti senza però rinforzare la rosa, anzi… Gennaio, in questo senso, può aiutare a invertire la rotta, ma è chiaro che non basterà a rimediare in toto agli sbagli commessi, tanto più che gli eventuali rinforzi, a meno di mosse rapidissime, arriverebbero dopo gli scontri con Napoli, Roma e Inter (Supercoppa), probabilmente già decisivi per il proseguo della stagione.

Alle spalle della Signora ci sono proprio i giallorossi, autori di un 2021 molto deludente (voto 4,5). La prima parte è stata addirittura disastrosa, come si evince dal settimo posto finale a meno 17 dalla zona Champions, la seconda invece è stata leggermente migliore, ma ancora lontana dalle aspettative della piazza. Mourinho (voto 5) è stato accolto come un imperatore, in grado di colmare il gap con le concorrenti attraverso la sua esperienza e capacità, eppure i risultati non sono cambiati più di tanto. Certo, il distacco dal quarto posto non è più così imbarazzante, ad oggi però è difficile pensare che la Roma possa tornare nell’Europa che conta, a meno che José non torni lo Special di un tempo.

Mezzo voto in più, nonostante il punto in meno in classifica, per i cugini della Lazio (5), se non altro per il sesto posto della stagione precedente, che è valso quantomeno l’Europa League. Anche qui però le aspettative non sono state rispettate, perché Sarri (5), abbracciato come l’anti Mou, non è ancora riuscito a dare un’identità precisa alla squadra, finendo anzi per confonderla e indebolirla nei suoi punti di forza. Il terzetto Milinkovic-Leiva-Luis Alberto era invidiato da tutti, oggi invece, un po’ per questioni anagrafiche (vedi Leiva), molto per idee del tecnico (Luis Alberto), è l’ombra dei tempi che furono: il risultato è che i biancocelesti, se non ci pensa Immobile (7,5), finiscono per perdersi nei meandri di un gioco bello sulla carta, ma di difficile attuazione non appena vengono a mancare gli elementi ideali.

Il resto della Serie A, al netto di una Lega tutt’altro che forte (5), si segnala per la Fiorentina di Italiano (6,5), l’Empoli di Andreazzoli (7), il Bologna di Mihajlovic (6,5), il Verona di Tudor (7), il Torino di Juric (6), il Sassuolo di Dionisi (6,5) e la Sampdoria di D’Aversa (6+), capace di rialzarsi nonostante l’arresto del suo presidente Ferrero, mentre a livello di individualità è impossibile non partire da Vlahovic (8), vero grande mattatore del campionato assieme al già citato Immobile. Molto male invece il Genoa di Shevchenko (4), il Cagliari di Mazzarri (3) e la gestione del caso Salernitana, su cui è bene aprire un capitolo a parte.

Dare un giudizio alla squadra sarebbe come sparare sulla Croce Rossa, meglio focalizzarsi su chi ha reso possibile un simile scempio, a cominciare da Lotito, passando per i due trustee, fino ad arrivare a Gravina (voto 1 a tutti): com’è stato possibile non accorgersi per tempo di una situazione palesemente irregolare? Nel momento in cui scriviamo il club non ha ancora trovato un compratore, il che vuol dire che a gennaio verrà esclusa dal campionato, peraltro falsando in maniera importante la classifica. Magari invece, entro il 31 dicembre, arriverà il tanto agognato passaggio di proprietà, che metterebbe quantomeno una toppa a uno scenario imbarazzante per tutti. Oltre che mortificante per l’intera città di Salerno, della quale però, a giudicare da quanto accaduto finora, non sembra importare proprio a nessuno. 

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