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Saviotti: “Ho contestato l’aumento, ma fusione è troppo importante”

Per l’ad del Banco Popolare Pierfrancesco Saviotti la richiesta di aumento è eccessiva ma la fusione è troppo “importante”. Per il ceo di Bpm Giuseppe Castagna si tratta di un’operazione “brillante” per tutti gli stakeholder. Per ora, all’indomani dell’annuncio e nel giorno della presentazione dell’operazione alla comunità finanziaria, in Borsa i titoli dei due istituti cedono entrambi attorno al 5%. Sul mercato ci vorrà un po’ di tempo per digerire e capire i numeri di un merger che crea il terzo operatore bancario in Italia, alle spalle di Intesa Sanpaolo e Unicredit e davanti a Ubi Banca, con asset oltre 170 miliardi di euro e una capitalizzazione da 6,5 miliardi di euro in una classifica molto polarizzata (Intesa 41,7 miliardi, Unicredit 22 mld per poi scendere ai 3,5 mld di Ubi). Per ora alcuni analisti sembrano essere positivi: gli esperti di Equita per esempio stimano per il titolo post fusione un potenziale rerating del 30%.

La fusione tra Bpm e Banco comporterà la creazione di una newco (ancora tutto da decidere il nome) nella forma di società per azioni: i rapporti di partecipazione vedranno al 54% del capitale il Banco Popolare e al 46% del capitale Bpm.
Il tutto però a fronte di un aumento di capitale da 1 miliardo, per cui è già stato trovato il consorzio di garanzia (Mediobanca e Merrill Lynch)e quindi definito “sicuro” da Saviotti. L’aumento è stato fortemente richiesto dalla Bce a fronte della nascita di un grande gruppo che, ha specificato Saviotti, “deve presentarsi nel miglior modo possibile”. Saviotti aveva a lungo escluso la possibilità di procedere a un aumento di capitale: la banca dopo i vari test e assesment della Bce, è in sintesi il significato della posizione di Saviotti, raggiunti (e superati) i ratio di patrimonializzazione richiesti, non riteneva giustificata la richiesta di un ulteriore sforzo sul capitale.

BENEFICI SUPERANO SFORZO

“Ho contestato l’aumento di capitale fino all’altro ieri – ha spiegato Saviotti durante la conference call – non per una presa di posizione sciocca verso i regolatori ma perché le due banche insieme avrebbero potuto gestire le sofferenze senza bisogno dell’aumento rispettando i parametri considerati necessari dalla Bce, ma di fronte a una presa di posizione che non offriva alternative in cda abbiamo deciso di andare incontro alle esigenze regolatorie”. Si tratta infatti di un’operazione che non solo segna la nascita di una banca rilevante sul territorio nazionale ed europeo ma sancisce anche il calcio di avvio dell’M&A stimolato dalla riforma delle popolari sulla trasformazione in Spa. Con queste premesse la nuova banca si candida per essere in futuro un polo aggregante naturale di altre realtà. “Riteniamo l’operazione così importante – ha detto Saviotti – che non era il caso di perdere l’opportunità per questa richiesta che mi sembra tuttora eccessiva ma che porteremo a compimento”.

Con una punta di rammarico, Saviotti ha spiegato la decisione di lasciare il comando del gruppo, diventando presidente del Comitato esecutivo: “Il Banco si integra con dei grandi professionisti. Dispiace solo di avere una certa età e che, a un certo punto, passerò la mano. Il fatto che il pallino passi a Giuseppe Castagna, che conosco da tempo, ha certamente accelerato la mia decisione di lasciare il comando”. . “Sarà una gran banca e le persone che la guidano daranno, in quanto a competenze e voglia, un contributo fondamentale”, ha aggiunto.

PROGETTO SOLIDO

Allo stesso tempo Giuseppe Castagna, ad della Bpm, si è voluto focalizzare sugli aspetti industriali della fusione e sulle forti prospettive di sviluppo. “E’ un progetto solido, che ha una mission molto chiara e un posizionamento competitivo tra i migliori del Paese”, ha detto Castagna spiegando che “la nuova entità avrà un livello di copertura delle sofferenze in linea con migliori peers italiani. Questo a dispetto di chi temeva che questa operazione non fosse solida: vogliamo far partire la banca ai massimi livelli del sistema”.

L’aumento di capitale sarà interamente destinato alla copertura crediti. Nel nuovo gruppo il livello di copertura delle sofferenze sarà pari al 57,2% e sui crediti deteriorati del 43,8%, numeri che saliranno rispettivamente 62,1% e al 48,5%. “Abbiamo preso come benchmark le prime tre banche italiane, questi sono numeri di rilevanza notevole – ha commentato Pierfrancesco Saviotti – visto che c’eravamo abbiamo detto facciamo il massimo possibile per dare al mercato la massima tranquillità. Con questi livelli abbiamo un futuro totalmente tranquillo”.

E il massimo d’altra parte è quello che è stato chiesto dalla Bce che, nelle parole di Saviotti, voleva “una banca bella, ricca e con gli occhi azzurri”, a cui il mercato non avrebbe potuto dire assolutamente nulla.

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