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Salone del risparmio, la versione di JpMorgan: azioni ancora convenienti e con buoni dividend yield

Uno sguardo ai quattro punti del globo per cercare il rendimento. Al Salone del Risparmio di Milano, un evento di Assogestioni all’Università Bocconi, quattro gestori collegati da Hong Kong, Londra, New York e San Paolo hanno raccontato la visione del mondo di JpMorgan.

Dal suo quartier generale di  New York la casa d’affari ritiene che l’economia Usa stia facendo sorprendentemente bene nonostante la questione fiscale: entro la fine del 2013 l’economia la ripresa sarà più sostenuta e la Fed allenterà le proprie misure di sostegno a fronte di un’economia che sarà cresciuta in modo sostenuto. Inoltre, la questione del tetto del debito è destinata a generare meno tensioni del passato sui mercati, tensioni che hanno portato a due sell off prima nel 2011 e poi con il fiscal cliff nel 2012: gli investitori non si preoccupano più come una volta delle negoziazioni che si svolgono a Washington. E in questo scenario il rally di Wall Street può avere spazio per continuare. Il mercato azionario, fa notare JpMorgan, è tornato ai suoi livelli più alti ma è più economico che nel 2007 e nel 2000. I comparti che attireranno più attenzione saranno i tecnologici e i finanziari: le azioni che oggi sono a sconto potranno avere performance migliori.

D’altra parte per JpMorgan, a livello generale, le azioni rimangono un asset class importante in chiave di ricerca di rendimenti e nel 2013 sarà importante associare l’approccio di ampia diversificazione con quello di ricerca di rendimento e di valore. “Una combinazione ottimale di asset class azionarie e obbligazionarie ad alto rendimento può consentire di generare buoni flussi di reddito che possono essere monetizzati periodicamente in virtù delle esigenze di consumo degli investitori”, rileva JpMorgan per cui le azioni possono costituire fonti di reddito “sia dal punto di vista della rivalutazione del capitale sia dei flussi di dividendi attesi”. Già nella seconda metà del 2012 le politiche di gestione della crisi in Europa hanno alimentato una forte ripresa di propensione al rischio e gli investitori stanno riducendo  l’esposizione alla liquidità  e alle asset class a basso rischio e sis tanno reindirizzando verso asset class con un più efficiente profilo di rischio e rendimento. E i mercatri azionari hanno beneficiato di questa rotazione. Ma nonostante il rally degli ultimi mesi le azioni non hanno esaurito il loro potenziale, anche se probabilmente le performance del 2013 saranno inferiori a quelle del 2012 e dovremmo attenderci periodi di correzione. Questo perché in termini relativi le valutazioni delle azioni sono inferiori di quelle delle obbligazioni e i livelli di rendimento dei dividendi sono molto elevati.

E anche in Europa esistono azioni ad alto rendimento. Le difficoltà del’Europa, e una crisi la cui risoluzione non sarà certamente facile e veloce, non impediscono di  avere buoni rendimenti dalle azioni. JpMorgan fa notare che negli ultimi quattro anni il mercato azionario è raddoppiato a fronte di crescita zero trainato per 1/3 dall’investimento in dividendi. La sete di rendimento è stata infatti un fattore molto importante. E il 90% del mercato azionario è costituito da società corporate e non banche, con aziende che si trovano in una posizione solida: in questa situazione l‘ultima cosa che vuole fare il management è tagliare i dividendi, anzi oggi uno dei punti principali è fare qualsiasi cosa  almeno per mantenere le cedole.

Dall’Asia la novità rispetto al passato è che gli asiatici stessi stanno comprando il loro mercato. Il fondo Asia Pacific income bilanciato ad alto rendimento ha raccolto 4 miliardi di dollari dalla clientela locale. Emerge poi preponderante il tema del Giappone. Anche JpMorgan ha aggiornato le sue proiezioni sul Paese e sta indirizzando i clienti su quell’area, che rappresenta un’opportunità strutturale e non tattica. La casa d’affari rimane nel complesso positiva in generale su tutta l’Asia anche se ha ridotto la sua componente di rischio.  C’è certamente più ottimismo per la Cina che non per l’India. A Pechino la transizione politica è terminata e JpMorgan ritiene che il ciclo negativo sul paese sia alla fine: per questo gli investitori dovrebbero rimanere. Al contrario da Mumbai tutte le notizie sono negative: non è escluso che possa iniziare una fase di miglioramento ma per ora il consiglio è limitarsi monitorare attentamente. Mercati emergenti vuol dire anche America Latina. Tuttavia, gli ultimi due anni sono stati difficili per il Brasile. L’economia, grazie a una serie di incentivi, ha è poi tornata a riprendersi ma non come ci si poteva aspettare. In ogni caso, la mancanza di crescita sarebbe già stata scontata dal mercato. Gli esperti di JpMorgan sono positivi sulle infrastrutture mentre guardano con cautela alle materie prime sulle incognite della domanda dalla Cina. In quest’ottica passare dall’indice del listino non è la soluzione migliore perché il peso preponderante riguarda le materie prime.

IL SONDAGGIO IN DIRETTA TRA GLI OPERATORI PRESENTI AL SALONE

Gli operatori presenti alla conferenza “”Caccia al rendimento: la visione del mondo, le soluzioni concrete” si sono cimentati poi in una sorta di sondaggio in diretta. È emerso che gli operatori nel 2013 hanno intenzione di mantenere stabile l’esposizione complessiva verso il mercato Usa (il  51% circa di chi ha risposto) a fronte di un 36% che aumenterà l’esposizione. Una scelta spiegabile dal fatto che l’esposizione a quest’area è già molto diffusa tra gli operatori. Allo stesso tempo ben il 60% ritiene che il Dow Jones chiuderà il 2013 in rialzo tra il 5 e il 10%, contro il 27% che lo vede stabile e il 12 che lo vede in calo del 5-10%. Oltre l’Atlantico i settori considerati più attraenti non sono però le azioni (attraenti per il 38% degli intervistati) bensì le obbligazioni corporate high yield (il 54,4% di chi ha risposto). Solo molto dietro le obbligazioni (4,4%). Per quanto riguarda l’Europa, il 42% circa ha dichiarato che nel 2013 ha intenzione di aumentare l’esposizione al Vecchio Continente mentre il 35% rimarrà stabile. Il 71% degli intervistati vede il mercato europeo in crescita a fine 2013 tra lo 0 e il 10%, solo il 14% lo vede oltre il 10% ma anche solo l’11% lo vede in calo. Al contrario l’esposizione sui titoli di Stato dell’area euro diminuirà per la maggior parte degli operatori. Infine, l’America Latina non convince del tutto  gli investitori: solo il 34% ha intenzione di aumentare l’esposizione mentre il 48% rimarrà stabile e il 17% la ridurrà. In quest’area le preferenze degli investitori si dividono tra azioni (39%), obbligazioni in valuta locale (25,8%) e obbligazioni corporate o high yield (37%).

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